Otto miliardi e 574 milioni di euro. Una cifra impressionante che potrebbe figurare tranquillamente come voce di spesa importante in una manovrma finanziaria. Invece si tratta della spesa dei toscani nel gioco d’azzardo legale solo nel 2024. Con un incremento del 15,90% rispetto al 2023. Le modalità sono le più disparate: gratta e vinci, slot machine, scommesse sportive e altre modalità. I numeri pubblicati dal quotidiano il Tirreno devono indurre tutti noi a una seria riflessione. Se è provato, com’è provato, che in molti casi si può sviluppare una vera e propria dipendenza , con dei meccanismi cerebrali simili a quelli che derivano dall’uso della droga, perché lo Stato se ne frega?
Intendiamoci, se scommesse e giochi fossero vietati ci sarebbero lo stesso quelle illegali, questo è indubbio. Al contempo non possono avere senso le campagne di sensibilizzazione sul fenomeno della ludopatia, con gli inviti incessanti a stare attenti, se poi si può giocare a qualunque ora della notte e del giorno, con miliardi di euro che girano, e una larghissima fetta, sotto forma di tasse, che finisce allo Stato. Che da un lato, dunque, si preoccupa dei malati e dall’altro guadagna dalla loro malattia.
La Toscana non è tra le prima regioni dove si sperperano soldi nell’azzardo, come si evince dalla classifica. Al primo posto in Italia c’è la Lombardia, che spende tre volte la nostra regione (24 miliardi), seguita da Campania (20,5) e Lazio (16,6). Poi troviamo Puglia (11,8), Emilia Romagna (10,2), Piemonte (9,5) e persino la piccola Valle d’Aosta (9).
Tra le province toscane più spendaccione nel 2024 troviamo Firenze (2,2 miliardi), seguita da Prato (poco più di un miliardo). Poi Livorno (868 milioni), Lucca (859), Pisa (794), Pistoia (709), Arezzo (696), Siena (490), Massa Carrara (485) e in fondo Grosseto (480).
Quello che più preoccupa, guardando i numeri, è il forte incremento. Si gioca e si spende sempre di più. In due anni in Toscana si sono spesi quasi 1,2 miliardi in più, con un’impennata delle giocate online (+29%), quelle fatte comodamente da casa o dal proprio telefonino.
Una montagna di soldi buttati via per nulla. Si può obiettare che queste “giocate” portano profitto e lavoro e, in fondo, uno i propi soldi li spende come meglio crede. Vero, in parte. Ma mi permetto di sottoporvi una domanda: non avrebbe avuto più senso, invece di questa deregulation che ci ha portato dove siamo arrivati, partendo dalle “sale bingo” in poi, legalizzare i casinò? Sicuramente non avrebbero intercettato tutti i giocatori (pensiamo a chi si brucia la pensione coi “grattini”), ma almeno tanti problemi si sarebbero evitati. E in termini di occupazione, considerando anche l’indotto, sicuramente queste strutture adibite al gioco avrebbero portato più posti di lavoro.
Vietare tutto non è possibile anche perché, come già detto, si aprirebbero altre strade, quelle dell’illegalità, che già esistono. Ma le regole forse dovrebbero essere più stringenti e lo Stato dovrebbe destinare molti soldi a curare e a rimettere in carreggiata chi è malato di gioco e alla prevenzione. Non bastano pochi spot sulla ludopatia, serve un martellamento mediatico e un’educazione forte nelle scuole. Infine, occorrerebbe una seria riflessione sulle sponsorizzazioni da parte delle società di scommesse, specie nello sport ma anche in tv e su internet. Giusto continuare a fare finta di nulla?
Intendiamoci, se il problema ludopatia non esiste, allora facciamo finta di nulla e andiamo avanti così.
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Nel 2014 mi occupai di ludopatia facendo un’inchiesta su ilGiornale.it. Avevo parlato con un soggetto ludopatico, uno psichiatra e un avvocato. Se vi va potete leggerla qui (in fondo all’articolo trovate i link alle interviste ai due professionisti).