Paolo Lazzari

Immaginate un condotto idrico che risale al 1300. Associate a questo affresco mentale un complesso sistema di turbine che pompano un volume di cinque metri cubi al secondo. Il luogo è Lucca, il monumento eroso con doviziosa costanza le sue mura. Il problema è senz’altro annoso, ma mai come in questi ultimi mesi si è rivelato in tutta la sua pericolosità. Il condotto pubblico che attraversa i fossi lucchesi e tratteggia raffinati perimetri danzando intorno agli spalti delle mura è quasi sempre al limite della portata. Il lato positivo della faccenda è che le cause sono note. Il fattore che getta in crisi un’opera di ingegneria idraulica che ha sempre tenuto botta dignitosamente per oltre 700 anni ha un nome ed un cognome. Piccolo stacco indietro: nel 2014, dopo anni di costante secca, ecco che il livello dell’acqua divampa. Tutto discende da un accordo sottoscritto dalla Provincia di Lucca con alcune società interessate a rimettere in sesto una serie di antichi mulini del territorio, ad un patto: la possibilità di installare delle turbine idroelettriche capaci di generare energia pulita grazie al costante moto dell’acqua. In cambio sono arrivati 650mila euro funzionali ai lavori di manutenzione per opere storiche che andavano sgretolandosi.

Ora, la questione è che la concessione prevede appunto una portata di cinque metri cubi al secondo ed ha una durata ventennale. L’accordo, tuttavia, non collima con le caratteristiche del condotto, che non riesce proprio a deglutire il flusso in scioltezza. Così lo scenario diventa inquietante. Aggirandosi nel centro storico di Lucca, spingendosi verso via dei Fossi, è possibile constatare come anche in mesi di relativa siccità il livello dell’acqua lambisca costantemente i ponticelli che collegano una sponda con l’altra, producendo un moto impetuoso. La situazione peggiora, se possibile, se ci si prende la briga di addentrarsi verso gli spalti, specialmente in corrispondenza del baluardo San Colombano: qui l’acqua deborda costantemente, arrivando a bagnare i camminamenti che introducono verso il centro della città. Nel frattempo si moltiplicano gli episodi di animali che finiscono incastrati: l’ultimo, un capriolo, è stato ritrovato annegato solo una manciata di giorni fa. Un esemplare analogo, invece, venne estratto a fatica circa un anno fa. Scene che indurrebbero a immaginare un contesto rurale, anche se ci troviamo nel bel mezzo del 2021.

Il versante drammatico della vicenda resta comunque la progressiva erosione delle mura: l’acqua divora piano piano le fondamenta del monumento in corrispondenza dei baluardi e si è già portata via diversi mattoni storici. Nei mesi in cui la pioggia si fa insistente, inoltre, gli spalti diventano ogni volta una gigantesca piscina a cielo aperto. Il fenomeno ha provocato anche allagamenti nelle cantine dei lucchesi e la chiusura temporanea di strade, franate in alcuni tratti. La soluzione? A livello locale – sul punto è intervenuto a più riprese il Comune di Lucca – sembra difficile sbloccare l’impasse. L’unica direzione sembra quella di coinvolgere la Regione Toscana per intraprendere una delle uniche due alternative possibili: ottenere fondi per impermeabilizzare il condotto (un’opera che si preannuncerebbe colossale) o rompere l’accordo sigillato nel 2014 (ma a quale prezzo?). L’unica certezza è che rimanere ad assistere non è più un’ipotesi contemplabile se si intende tutelare un patrimonio inestimabile.

Foto: Luccaindiretta.it

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