Ilaria Clara Urciuoli

Con le note intimiste, tanto malinconiche quanto accese di energia, di Boosta, al secolo Davide Dileo, si è concluso il primo dei sette eventi che compongono il cartellone della manifestazione “I luoghi del tempo”. Il co-fondatore e tastierista dei Subsonica ha suonato nel magico contesto delle colline che circondano l’abitato di Ribolla, in una cornice circolare di cipressi radunati a sovrastare ampie distese di forasacchi, dove il pubblico è arrivato accompagnato dalle voci degli attori David Riondino e Giovanni Guidelli e dello storico Fabrizio Boldrini.

Ormai giunto alla dodicesima edizione, il festival restituisce l’anima della Maremma, raccolta nei suoi gioielli paesaggistici che fanno da sfondo a incontri e racconti di una terra talvolta difficile ma, spesso, ancora genuina nella sua semplicità. Protagonista di questa edizione è Luciano Bianciardi, di cui quest’anno si festeggiano i cento anni dalla nascita. Luogo chiave, dunque, della narrazione proposta è quello in cui si è svolta ieri sera la manifestazione di apertura: Pozzo Camorra. Qui, alle 8.40 del 4 maggio 1954 – un martedì come tanti segnato dalla routine della vita di chi alle 8.30 comincia il proprio turno di lavoro scendendo nello stomaco buio della terra – qui natura e incuria umana hanno fatto il loro corso, strappando alle famiglie e a loro stessi 43 minatori morti per un’esplosione dovuta all’accumularsi di grisù.

Luogo chiave della memoria dunque e anche luogo della non indifferenza di un intellettuale come Bianciardi che dalla sua vicina Grosseto sentiva il dramma e non si arrendeva all’ingiustizia: con l’amico Cassola scrisse “I minatori di Maremma“, un j’accuse che è canto funebre per questi lavoratori che non vedranno segni di giustizia nemmeno attraverso gli occhi dei cari sopravvissuti.

A ripercorrere le varie tappe di questo “incidente”, Giovanni Guidelli che ha condiviso una cronistoria amara dei fatti a partire dalla lettera di tal Otello Tacconi, giovane ventiduenne scampato all’esplosione per essere stato licenziato dopo aver scritto, il 25 febbraio di quel 1954, una lettera a “L’Unità” in cui denunciava le condizioni di forte disagio dei minatori di Ribolla e accusava di angherie e soprusi il direttore Lionello Padroni: “Per la Montecatini la salute dei lavoratori non conta nulla. Conta soltanto la realizzazione del massimo profitto”. Il dipanarsi degli eventi vedrà le famiglie uscire lentamente dal processo e questo terminare con l’assoluzione degli imputati.

Altro protagonista della serata David Riondino, che ha letto alcuni passi estratti da “La vita agra”, romanzo che vede protagonista Luciano, giovane trasferitosi a Milano dalla provincia, desideroso di vendicare i minatori morti a Ribolla. L’abile lettura ha sottolineato la maestria di Bianciardi che in alcuni passi sembra cimentarsi in veri e propri esercizi di stile. Oltre al romanzo che ha decretato il successo del grossetano (un successo macchiato di amaro per l’epilogo poco lieto), Riondino ha sapientemente proposto un passaggio de “Il lavoro culturale”, in cui l’anima della provincia prende vita nel punto di vista dell’intellettuale che riconosce la propria identità nell’immagine originale e vera dei luoghi schietti cui appartiene.

Gli appuntamenti voluti dal direttore artistico del festival, Lorenzo Luzzetti, continuano: prossimo incontro giovedì 2 giugno a Niccioleta, luogo tristemente famoso per l’eccidio nazista del 1943, in cui si approfondirà la figura di Bianciardi in compagnia del frontman dei Baustelle, Francesco Bianconi. Venerdì 3 il festival si sposterà nel sud della provincia grossetana, portandoci a scoprire la rocca aldobrandesca di Talamone con il giornalista Federico Taddia e la cantante Ginevra di Marco in un appuntamento dedicato a Margherita Hack.

Per il programma completo www.iluoghideltempo.it

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