Guido Martinelli

C’è un tempo per ogni cosa, lo si legge nell’Ecclesiaste. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, c’è un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante, c’è un tempo per demolire e un tempo per costruire, c’è un tempo per cercare e un tempo per perdere… Già, perdere.

A Pisa abbiamo perso la Serie A che è stata nostra per poco tempo, circa una ventina di minuti prima che cominciassero a togliercela di mano. Un ossimorico troppo poco tempo. Non fa niente, abbiamo sognato per un bel po’ di mesi, come non ci accadeva da decenni, e riproveremo ad agguantarlo quel sogno, visto che siamo stati bravi ad accarezzarlo.

Ora è arrivato il tempo di accettare la sconfitta, riconoscendo la bravura degli altri. Il saggio dice: puntare alla vittoria è ingenuo e fuorviante, perché la vita di ognuno di noi è lastricata da un lungo elenco di sconfitte, di batoste memorabili. E in un mondo di gente che sentenzia non sarebbe brutto ricordarsi quella del famoso cestista americano che affermava: “Ho vinto molto perché ho perso molto”. Ecco, appunto.

Verrà il nostro tempo, occorre pazienza e costanza. Per ora ringraziamo dal profondo del nostro cuore i protagonisti di questi stupendi mesi, coloro che hanno fatto ringiovanire i vecchi e crescere i giovani: dirigenti, operatori, tecnici e giocatori del nostro Magico Pisa. Senza dimenticare il favoloso tifo dell’Arena. Siete stati tutti meravigliosi. Tutta la città ha gioito e penato all’unisono, e l’applauso finale dell’Arena è stato l’applauso di tutti.

Anche in giornate come queste non dobbiamo scordarci che la gloria ci attende, perché lei premia sempre i coraggiosi ed audaci come voi, e i sognatori come noi che trepidiamo quando vi vediamo portare scompiglio sui campi verdi.

In alto i cuori e i petti in fuori; non stiamo partecipando a un funerale ma solo a un festa rimandata. Pisa non muore mai.

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