Si trova in molte ricette della tradizione toscana. Meno invasivo e più dolce dell’aglio, è ingrediente fondamentale per i famosi pici all’aglione, piatto tipico della campagna senese. Stiamo parlando dell’Aglione della valdichiana, che ha ottenuto un riconoscimento importante. La Regione Toscana lo ha inserito nel Repertorio regionale e all’Anagrafe nazionale dell’agrobiodiversità. Sono oltre 700, su un totale di 880, le varietà di frutta, ortaggi, cereali, foraggi autoctoni e razze animali della Toscana che, rischiando di scomparire, la Regione cerca di salvaguardare con un sistema basato sull’azione dei “Coltivatori custodi” e sulle “Banche del germoplasma”.

L’Aglione è una varietà locale che appartiene alla specie Allium ampeloprasum var. holmense, da non confondersi con l’aglio (specie Allium sativum). È stato salvato da alcuni agricoltori locali della Valdichiana toscana e umbra. Di recente è stato riscoperto, in cucina, e valorizzato dagli agricoltori e dagli enti locali e dalle loro associazioni e consorzi, anche se il rischio di estinzione persiste.

Stefano Biagiotti, responsabile scientifico del progetto della Regione Toscana, sottolinea l’importanza “degli studi che si sono condotti… e per gli approfondimenti che hanno stimolato anche la Regione Umbria all’iscrizione di questa cultivar nei propri Repertori. Ora dovremo dare vita a una rete di coltivatori custodi che avranno il compito di conservare la cultivar nelle proprie aziende e in diverse banche del germoplasma della Toscana. Con questa caratterizzazione mettiamo un altro tassello per dimostrare la provenienza di tale prodotto alla quale puntano i produttori e i consumatori, avendo già iniziato il percorso per proporre la Dop/Igp legando ancora di più l’Aglione della Valdichiana all’area di produzione”.

Il Grano 23

Un altro prodotto salvato dall’estinzione è il Grano 23, varietà di frumento conosciuta inizialmente con il nome “Avanzi 3”, utilizzata per la produzione di prodotti tipici quali panigacci e testaroli: una farina particolarmente idonea a prodotti poco lievitati, ben rappresentati nei numerosi Pat (prodotti agroalimentari tradizionali) appartenenti al territorio della Lunigiana. Diversi operatori hanno manifestato un forte interesse a recuperare una filiera locale che utilizzi farina di un grano autoctono, tradizionalmente coltivato in diverse zone dei Comuni di Pontremoli, Filattiera e Fivizzano, nonché nelle zone a maggiore altitudine come Zeri.

“La salvaguardia delle varietà di frutta, ortaggi, cereali, foraggi e delle razze animali autoctone è uno dei fondamenti delle nostre politiche agricole – ha detto la vicepresidente della Regione Stefania Saccardi, assessore all’agroalimentare -. Proteggere dal rischio di estinzione e valorizzare questo patrimonio di biodiversità è elemento irrinunciabile della nostra strategia, volta a garantire l’identità di un territorio, la sua cultura rurale, il lavoro degli agricoltori che ci vivono e delle loro comunità. Ma oggi fondamentale è anche l’impegno a reimmettere queste varietà, o almeno alcune di queste, in un circuito produttivo. La loro presenza non solo può sostenere attività di rilancio economico, specie nelle zone considerate marginale, ma anche rafforzare l’immagine della Toscana come luogo di qualità grazie all’equilibrio fra ambiente, agricoltura e attività dell’uomo, un vero e proprio agroecosistema”.

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