Non pensate che ti tratti di un medico o di un infermiere. Per quelli abbiamo sempre bisogno degli esseri umani. Ma questo piccolo robot potrebbe essere davvero molto utile ai pazienti affetti da coronavirus. Si tratta di un robot di “telepresenza”, già operativo nelle corsie dell‘Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana di Cisanello (Pisa), che permette al personale sanitario di controllare i pazienti ricoverati affetti da Covid-19 in remoto e di collegarli con le loro famiglie e amici attraverso le video chiamate. Utilissimo, in questi momenti, per alleviare i lunghi periodi di degenza. Il robottino potrà inoltre consegnare i farmaci, diminuendo l’esposizione del personale sanitario al virus.

Il dispositivo (LHF-Connect) è stato testato sia nei reparti Covid-19 che in quelli di terapia intensiva e sub-intensiva, facendo parlare una paziente ricoverata con i suoi familiari. Il dialogo è avvenuto in tutta tranquillità senza l’intervento del personale sanitario. Durante la fase di test si sono fatte anche delle prove interessanti, come ad esempio un consulto a distanza in un reparto di terapia intensiva tra il direttore del Dipartimento di anestesia e rianimazione e un paziente intubato. Nello specifico il medico ha potuto osservare i monitor e parlare con l’infermiere che assisteva il paziente. Come si può facilmente intuire questo sistema permetterà di effettuare dei consulti anche a distanza e senza la necessaria preparazione e vestizione del medico, limitando inoltre l’esposizione del personale al rischio di contagio.

Un altro robot è utilizzato al Centro polivalente anziani Asfarm di Induno Olona (Va), mettendo in comunicazione gli ospiti con i parenti. Questo dispositivo, tele guidato dagli operatori della struttura, fornisce anche assistenza portando agli ospiti della struttura medicinali e quotidiani.  Il robot si basa sull’intelligenza artificiale per migliorare la navigazione, ma al contempo è supervisionato da una persona che gli impartisce gli ordini.

Com’è fatto questo robottino? Ha una base mobile realizzata modificando un’aspirapolvere,  un piedistallo e due cellulari o tablet. Il software, sviluppato dal team IIT e Università di Pisa, permette la supervisione da remoto del robot con tutte le indicazioni indispensabili per raggiungere i letti dei pazienti che sono ricoverati in isolamento. Nel momento in cui inizia la connessione tra paziente e medico (o parente), il “pilota” si scollega per garantire la privacy.

Quanto costa? Per i componenti necessari la spesa è intorno ai 1000 euro, mentre il software è rilasciato gratuitamente dai ricercatori IIT e reso disponibile (Open Source) a tutti i coloro che intendano utilizzarlo o migliorarlo. Il progetto non ha motivi commerciali ed è stato possibile anche grazie all’azienda iRobot, casa madre del famoso robot aspirapolvere Roomba, che ha concesso ai ricercatori di accedere alle proprie librerie software usandole e modificandole.

“Un progetto concreto che dà un contributo sostanziale nella gestione di questa emergenza che coinvolge ogni ambito della nostra vita, compreso quello affettivo”, commenta il rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella. “Ma che soprattutto richiede nuove modalità di intervento in campo assistenziale e medico. Con LHF-Connect facciamo un passo in più verso la Fase 2 e la nostra Università è fiera di aver fatto parte di questo progetto che nasce da una preziosa collaborazione tra pubblico e privato e che conferma, una volta di più, come il nostro sistema Universitario sia un’eccellenza su cui è necessario investire per il futuro del Paese”.

Foto: Azienda ospedaliera universitaria di Pisa

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