La sinistra si infuria dopo che a Pisa è stata rimossa un’edicola sotto i portici del centralissimo Borgo Stretto. Non era un’edicola qualsiasi: qualche anno fa, infatti, era stata sequestrata alla mafia e data in gestione all’associazione Libera, fondata da don Ciotti. Dopo alcuni anni però era stata chiusa. Ed è rimasta chiusa per diverso tempo finché, un giorno, i pisani si sono accorti che non c’era più.

“Hanno rimosso l’edicola all’inizio di Borgo Stretto – protesta la consigliera regionale Alessandra Nardini (Pd) – un simbolo dei beni confiscati alla mafia, per cui era in campo un lavoro finalizzato a garantirne la presenza. Era un impegno che, a maggio, si era assunto lo stesso sindaco Conti. L’hanno rimossa dal giorno alla notte, il Primo dell’anno. Come può accadere una cosa del genere? Perché un’azione organizzata come un’imboscata? Libera e la città pretendono spiegazioni, ammesso che ce ne siano di accettabili. È una scelta inspiegabile e assolutamente sbagliata, nei metodi e nel merito. Se non verrà fatta immediatamente chiarezza, porterò il caso in Consiglio Regionale e chiederò ai parlamentari del territorio di portarlo in Parlamento. Non si rimuovono così i simboli della legalità e dell’antimafia”.

“Molto grave quanto denunciato da Libera e dalla consigliera regionale Nardini in merito alla rimozione dell’edicola di Borgo Stretto a Pisa, simbolo di legalità e lotta alla criminalità”, dichiara la senatrice Pd Valeria Fedeli. “Trattandosi di un bene immobile sottratto alla mafia e restituito alla collettività, la decisione del sindaco Conti appare assolutamente incomprensibile. È urgente e necessario che l’amministrazione leghista chiarisca le ragioni di una scelta che lascia sconcertati”.

Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana-Leu) osserva che “aver fatto sparire di soppiatto quelll’edicola sotto i portici confiscata alla mafia, la dice lunga della cultura politica e del rispetto per la lotta alle mafie che hanno gli attuali governanti della destra a Pisa. Davvero un brutto segnale. La lotta alla mafie la si fa ogni giorno – prosegue il parlamentare di Leu – con l’azione di magistratura e forze dell’ordine, con l’impegno civico, sociale e culturale dei cittadini. Ma per per far questo servono anche simboli, come era quell’edicola. Evidentemente questo impegno non è nelle sensibilità dell’attuale amministrazione, e fa bene Libera a parlare di vigliaccheria e ad indignarsi, noi comunque – conclude Fratoianni – chiederemo in Parlamento al governo che attivi il Prefetto di Pisa affinché si faccia chiarezza fino in fondo a questa vicenda”.

Edoardo Ziello, deputato pisano della Lega, sulla propria bacheca Facebook scrive: “Non c’è bisogno di tenere una carcassa di ferro degradata che ostruisce il passaggio in una delle assi pedonali principali della città di Pisa (Borgo Stretto), per testimoniare la lotta alla mafia. Noi – a differenza del Pd – abbiamo dato una delega specifica al ‘contrasto alle mafie’ ad un assessore che prima non c’era. Serve l’Antimafia dei fatti e non delle chiacchiere sterili a vuoto. Siete d’accordo?”.

È molto dura la replica che Olivia Picchi, consigliera comunale del Pd, fa a Ziello. “Ho visto di recente il film “il traditore”. Nel film, mentre Buscetta viene scortato all’aula bunker c’è una manifestazione con questo slogan “viva la mafia che ci dà lavoro”. Mi ha ricordato le parole del fratello di Peppino Impastato. Ho avuto la fortuna di conoscere lui e la madre tanti anni fa quando partii insieme a Libera-Pisa per portare mezzi e risorse a una cooperativa di Cinisi,  vittima di ritorsioni,   che gestiva un terreno confiscato alla mafia. Giovanni mi disse: “togliere i beni alla mafia e tramite essi dar lavoro ai giovani è l’unico modo di toglierle ossigeno”. Felicia (la madre) annuiva silenziosa e allo stesso tempo “ferma”. In ottobre a Firenze Giuseppe Governale direttore della Direzione Investigativa Antimafia ha annunciato ai cronisti: “In Toscana c’è un rischio di infiltrazioni mafiose e noi siamo qui per sensibilizzare”. Ecco perché i simboli sono importanti: perché stanno lì da monito e come spunto di riflessione. Sono questioni delicate ma come è possibile aprire una discussione seria su un tema del genere quando il parlamentare (e sottolineo parlamentare) della Lega Ziello definisce l’edicola come “una carcassa di ferro degradata che ostruisce il passaggio”. Il tema è troppo grande per lasciare cadere  “la mafia uccide…il silenzio pure” recita lo striscione degli Studenti contro le Mafie. Ecco l’importanza dei simboli, ecco la necessità di parlarne e non abbassare la guardia. Rimuovendo l’edicola si ha il risultato di dire a Pisa che l’infiltrazione mafiosa non esiste, che è stata un brutta parentesi e che adesso è tutto a posto. Si cerca di far dimenticare in nome del decoro o di altri interessi e su questo noi non ci stiamo. Ziello – prosegue la consigliera Picchi – dovrebbe spiegarlo a Falcone e Borsellino, al generale Dalla Chiesa, a Piersanti Mattarella, ad Ambrosoli… e ai tanti Mario, Francesca, Giuseppe….un elenco infinito di persone che hanno pagato con la vita il non girarsi dall’altra parte”.

E ancor più dura è la replica di Ziello:  “La consigliera Picchi, del Pd di Pisa, dovrebbe sciacquarsi la bocca prima di citare delle personalità del calibro di Borsellino, Falcone e Dalla Chiesa. Mi fa veramente ribrezzo vedere gli esponenti del Pd sminuire i nomi dei Grandi protagonisti dell’Antimafia e usarli come una turpe clava da agitare contro di me e il sindaco Conti, arrivando – addirittura – a chiedersi “quale educazione vogliamo dare ai nostri figli”. Sicuramente non quella di degradare le città con inutili ferraglie improvvisate a mausolei della legalità. La cultura dell’Antimafia si trasmette con i fatti: ecco la scelta di avere un assessore dedicato al contrasto alle mafie che con il Pd neanche esisteva e i percorsi culturali avviati nelle scuole, totalmente improntati alla concretezza e non alle tante belle chiacchiere vuote come veniva fatto prima. Al posto dell’edicola verrà collocata una targhetta come aveva detto lo stesso sindaco a più riprese, senza contare la possibilità di rendere la struttura meccanica più apprezzabile e collocarla in una zona che non contrasti con il suo paesaggio. Infine, mi fa davvero sorridere leggere il goffo tentativo di impartire delle lezioni di legalità a chi come me viene da una famiglia di questori della Polizia di Stato”.

La polemica non è solo politica ma interessa tutta la città di Pisa, e non solo. Giancarlo Freggia, amministratore delegato di Paim (cooperativa che lavora nel sociale), su Facebook scrive questo: “Credo che aver tolto quell’edicola, che onestamente da anni era in stato di abbandono, non sia n’è uno spregio alla città ne l’abbattimento di un simbolo contro la mafia. Adesso però in quello spazio dovrebbe essere messa una targa a futura memoria, con la foto di Falcone e Borsellino e con su scritto: “Questo spazio fu usurpato dalla mafia, oggi Pisa se l’è ripreso! E così Anche la mafia avrà capito sulla propria pelle il significato del “meglio un morto in casa che un Pisano all’uscio”. Ecco una bella targa così, magari in marmo e di dimensioni importanti, penso che possa sostituire degnamente un gabbiotto di lamiera in completo stato di abbandono.

Condividiamo le parole di Freggia. La doverosa targa a futura memoria deve essere messa (non una targhetta, una bella targa grande). E se l’edicola confiscata potesse essere posizionata in un altro posto e riutilizzata, ancora meglio. Tenerla chiusa e, anno dopo anno, in condizioni sempre peggiori, non aveva molto senso.

Foto: Facebook

 

1 Comment

  1. Antonio C. Reply

    Era orribile. Un rudere … era l’ora che la togliessero. Se piaceva tanto per il significato che aveva allora andava valorizzata, non lasciata lì come un rottame rugginoso.

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