Vi proponiamo un interessante reportage sulla giornata di socializzazione del Centro San Marco alle Cappelle di Pisa. Un appuntamento che ogni anno riunisce un bel numero di persone per festeggiare insieme, in maniera diversa, l’arrivo delle festività natalizie: alla scoperta dei Presepi più belli della nostra Toscana. Quest’anno la meta è stata Pistoia e il borgo Le Piastre, il paese dei presepi. 

 

Antonella Barbetti

Orafi, altari, 200 anni, Pistoia, S. Jacopo, Andrea di Iacopo d’Ognabene, Giglio Pisano, Filippo Brunelleschi, Piero D’Arrigo, Cattedrale di San Zeno, Cappella del Crocefisso, recuperi, progetti… uniamo tutte queste parole e formiamo un amalgama straordinaria, l’essenza del nostro ritrovarsi in cammino alla scoperta di angoli della nostra spiritualità tradotti in materia e arrivati fino ai giorni nostri. Tesori nascosti, tesori d’arte , tesori di fede e di vissuti dell’uomo, tramite i quali si comprende immediatamente l’anima di Pistoia . Sì perché quest’ anno il nostro desiderio di andare a ricercare presepi artistici è stato spronato nella giornata stessa dalla visita in mattinata all’Altare Argenteo (detto anche Dossale) di S. Jacopo.

L’altare nella Cattedrale di San Zeno è una stupenda opera di oreficeria realizzata tra il 1287 e il 1456 che coinvolse i migliori artisti dell’epoca, diventando una meravigliosa sintesi dell’arte sacra di autori e periodi storici diversi. Mi vorrei soffermare su una piccola descrizione di questa opera perché veder racchiudere due secoli di manodopera ed estro in un manufatto è una di quelle cose che ci avvolge come in un mantello fatto di storia che ci tiene al caldo i pensieri più profondi. La sua costruzione è legata all’adozione come patrono cittadino di San Giacomo Apostolo (detto Jacopo), per volere del Vescovo vallombrosano Atto, quando portò in città nel 1145 l’unica reliquia del Santo in Italia, la testa…. Fu proprio in funzione di questa reliquia che fu commissionato l’altare; sull’ossatura lignea sono fissate lamine d’argento dorato lavorate a sbalzo, arricchite di smalti traslucidi ma inizialmente si componeva solo di una tavola argentea che rappresentava i Dodici Apostoli. Poi nuovi pannelli si aggiunsero, nel 1349 anche la grande statua in argento raffigurante San Jacopo in trono ad opera di Giglio Pisano, poi i lati e nuove formelle. I volti dolcissimi ispirano pietà di fronte alle tante vicende del Vecchio Testamento; una pietà che fa pensare a quanto sia ineluttabile la sorte dei protagonisti ( S. Jacopo decapitato) sorte che provoca in noi una spinta vivida, forte, che travalica i secoli, che può anche farci spuntare una lacrima, una lacrima millenaria direi..

Un’opera che invito ad andare a scoprire con attenzione per poterla poi sentirla per sempre in noi , noi che così diventiamo scrigni di bellezza! Come Pistoia che si cela nelle strutture semplici esterne poiché basta varcare un chiostro, ed ecco che scopriamo pozzi scolpiti e pavimentazioni , basta mettersi col naso all’insù e lì troviamo terrazzini rinascimentali che ci parlano, basta entrare in Cattedrale e lì i confini spazio temporali si annullano. E poi il camminare del nostro gruppo , anche sotto la pioggia che quella mattina scendeva copiosamente mentre scoprivamo i segreti di Della Robbia, degli archi, delle facciate, delle piazze, ci ha messo in una sorta di comunicazione non solo con l’arte ma anche con le nostre mille possibilità e potenzialità al di là delle difficoltà quotidiane.

E nel quotidiano di questo sabato 21 dicembre eccoci nel pomeriggio a Le Piastre, un piccolo delizioso borgo situato a cavallo dell’Appennino Toscano, lungo la Via Modenese, con un centro raccolto intorno alla piazza della chiesa che rappresenta il cuore e la parte più vecchia dell’abitato (1500-1700). Lì ci ha accolto la gentile signora della Proloco, e decine di presepi di ogni foggia, dimensione e colore; addirittura uno costruito in un’ Ape, un altro fatto di bulloni, qualcuno sulle scalinate, dietro le tendine o nell’ antico Oratorio. Nelle cantine presepi persino nelle riproduzioni artigianali in scala ridotta delle antiche ghiacciaie (una sorta di piccoli capanni ovoidali) dove si mantenevano le lastre prese dal fiume Reno, che scorre lì vicino. Immagini di donne con il ghiaccio che colava sulle spalle, ad insegnarci la forza, la volontà, la fatica, una fatica che presuppone l’impegno e non solo la necessità. L’addetta della Proloco soddisfa ogni nostra curiosità!

Un tempo stazione di villeggiatura con ben 11 alberghi, pensate. Ci parla dei castagneti recuperati, dell’impegno messo dagli abitanti affinché, come dico sempre, il borgo toscano viva e non sopravviva…ma sapete che in una curva è situata una fontana del Campari … o cosa è dirà qualcuno…. sì perché pochissimi sanno che delle 30 fontane progettate in Italia dallo scultore Giuseppe Gronchi di Firenze nel 1930 per pubblicizzare la marca ne sono rimaste tre. Una è proprio qui, ancora vivida, solo consumata dall’usura del tempo , ancora pronta a raccogliere e a dispensare al meglio le acque delle tante sorgenti qui disseminate. Perderla sarebbe come dedicarsi ad un lavoro (le sorgenti) senza portarlo a termine ( la fonte per tutti).

Adesso veniamo al titolo…perché, direte voi, ho dato questo titolo, 44° parallelo Nord? Quale nesso ha con il nostro itinerario? È semplice: il Borgo Le Piastre è proprio situato su questo parallelo… un caso? Una volontà? Una coincidenza nella scelta di questo itinerario 2019? Chissà, sappiamo con certezza solo che il parallelo è una delle circonferenze ideali che avvolgono il mondo in orizzontale… e questo è come un abbraccio tutto tondo, un abbraccio da tenere sempre in noi , pronto per ogni evenienza, per fugare ogni dubbio o perplessità e che ci indica la strada. E quindi, buon parallelo a tutti, lettori carissimi e…. alla prossima!

Antonella Barbetti

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