– Giovanni Caldara – 

A uno sguardo incontaminato o a chi, ancora, non la conoscesse, la Luminara di san Ranieri potrebbe apparire con la perfezione di un film d’animazione. A distanza di qualche anno, nel buio pesto di una camera, s’accendono ancora al mio ricordo, come per incanto, i primi lumini (lampanini) di quella vigilia di festa. Subito però seguiti da altri – migliaia di altri -, addirittura da un centinaio di migliaia di lumini. Che non appariranno disordinatamente, ma incastonati in quei telai di legno che sanno ricreare i contorni perfetti dei palazzi signorili e dei ponti. Del fiume maestoso, dei suoi Lungarni, dell’intera città di Pisa che, se non la conoscessi, parrebbe nascere proprio allora: come per magia e dalla matita di un artista ispirato.

Questo spettacolo, di bellezza abbacinante per chi l’ha goduto anche una sola, ma intensa volta, s’imprimerà indelebile nella memoria. Ci sarà ressa, parecchia calca, alla fine della serata la stanchezza prenderà il sopravvento. Ma basterà lo spettacolo pirotecnico per incorniciare una festa patronale che giustamente richiama turisti da ogni parte del mondo. Facciamo bene a valorizzare e a “vendere” questi appuntamenti, che tutti ci invidiano per lo splendore accompagnato, però, sempre da una storia autentica che lo giustifica.

Perché la Luminara di San Ranieri, come la Regata storica il giorno successivo, il 17 di giugno festa del Santo, ci trasportano direttamente nel cuore della storia di Pisa, a quel patrimonio civile e religioso dei suoi abitanti: in quella memorabile festa cittadina del lontano 1688 in cui, a sua volta, vennero onorate le reliquie di San Ranieri morto nel lontano 1161. Era, quest’ultimo, il periodo grandioso delle Repubbliche marinare: sono passati quasi mille anni, ma è solo ieri, perché l’incedere del tempo – riassunto e impetrato nella città attraverso i suoi splendidi palazzi – ci racconta, con una festa, una storia irripetibile e meravigliosa.

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