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Ci siamo sentiti sollevati riconoscendoci in Lucio Corsi

- Primo piano, Toscani nel mondo
16 Febbraio 2025

Sanremo somiglia un po’ a Natale: se ne parla talmente tanto prima e durante che quando si conclude ti vien voglia di soprassedere per sfinimento. Anche se le canzoni continuano a imperversare nei mesi successivi nelle radio, com’è giusto e doveroso che sia; gli esperti dicono che un tempo la spinta propulsiva festivaliera accompagnava gli ascolti dei brani proposti fino all’inizio della primavera mentre ora arriva persino all’autunno. Forse per la mancanza di alternative valide?

D’altronde non proviene da dati soggettivi la constatazione della povertà di nuove proposte musicali di livello ai giorni nostri. L’irripetibile creatività musicale figlia di anni di prosperità e pace sostanziale dei decenni d’oro, 60’- 90’ del secolo scorso, della generazione di noi boomers, sono ormai un lontano ricordo e semmai una costante fonte d’ispirazione o di calligrafica riproduzione per i musicanti odierni. Nel panorama musicale odierno di cui il palco festivaliero è la vetrina, sono evidenti all’occhio degli esperti lacune di originalità artistica da parte di musicisti. Anche qui la ripetitività quasi tayloristica dell’industria musicale dei prodotti musicali ha disintegrato l’artigianale creatività di molti interpreti generando cloni del passato privi di autenticità e spessore artistico di valore.

Per non parlare di come imperino in ogni ambito i valori dominanti del potere attuale improntati a forza, decisione, azione, machismo. 

E poi arriva Lucio Corsi da Val di Campo di Vetulonia della provincia grossetana e rinasce la speranza che qualcosa di diverso e alternativo, autentico e vero, semplice e profondo, possa sovvertire la situazione culturale in cui stiamo vivendo.

Lucio si era segnalato nei mesi scorsi al grande pubblico per la prima volta partecipando nel ruolo di sè stesso nella terza stagione (un po’ meno caustica delle precedenti a dire il vero) della serie “Vita di Carlo” su Paramount Network in cui il protagonista, il sempre eccellente Carlo Verdone, diviene direttore artistico al posto di Conti di una edizione del festival ligure in cui proprio Corsi trionfa. Premonizione forse figlia di quel sesto senso che viene di solito riconosciuto all’arte?

La realtà, insomma, ha uguagliato la fantasia e tutti noi, silenziosi e passivi consumatori dell’omologante rito musicale sanremese, abbiamo esultato di fronte a questo folletto con le ali, solo per usare una delle innumerevoli definizioni che il web diffonde anche in questi momenti, osannando all’unisono questo innovativo e creativo musicista che sta piacendo a tutti senza alcuna distinzione.

Perché noi spettatori ci siamo sentiti sollevati riconoscendoci in lui, esile e stralunato menestrello fuori tempo e luogo, distante anni luce dalle logiche comportamentali del potere attuale che ci vuole tutti grossi, spietati e vincenti. Insomma, le logiche maschiocentriche che qualcuno tenta di mantenere in vita con feroce determinazione in ogni ambito a spese dei più deboli, si sono sgretolate come neve al sole alla vista di un simile folletto.

È vero che nonostante tanti consensi alla fine non ha raggiunto il primato in una classifica finale in cui i primi cinque posti sono stati occupati da altrettanti maschietti nonostante la presenza di proposte musicali femminili di livello.

Il simpatico spiritello maremmano non ha vinto perché certe logiche sono difficili da sconfiggere, ma vederlo arrivare due volte secondo tra duetti cover e classifica finale con altri riconoscimenti collaterali apre il cuore alla speranza di noi inadeguati e avulsi dalla logica dominante.

Il duetto con Topo Gigio nella serata della cover ha deliziato e conquistato ogni cuore che coltivi spazi anche angusti di tenerezza.

Mentre la coppia intonava “Nel blu dipinto di blu” e l’immarcescibile Topo, adorato compagno dell’infanzia perduta di noi vecchie glorie, volava all’interno del suo teatrino, si sgretolavano certezze percettive e non comprendevi più se stavi ammirando l’esibizione di due pupazzi o di due umani. 

A quella vista, la gentilezza calviniana a braccetto con i ricordi della poetica rodariana ti sedevano accanto, beate di avere un nuovo interprete. Si facevano così largo le risposte a domande che ti ponevi da tempo: è quindi sempre possibile che l’immaginazione salga al potere, non sempre i duri vincono tutte le gare, inseguire i propri percorsi fantastici con feroce determinazione disinteressandosi dell’efficienza e del profitto non è uno sbaglio. E via discorrendo. 

Insomma, l’inadeguatezza al potere porta gioia e fiducia in un mondo in cui bombe e intenti truci danno l’idea di moltiplicarsi e aumentando il loro rumore diffondono timori e ansia. 

Grazie Lucio, continua il tuo percorso senza ascoltare i mercanti del tempio che tenteranno di comprarti con l’intento di svilire la tua ortodossa linea interpretativa per lucrarci sopra ad onta delle vere prerogative del tuo talento. 

Tieniti lontano dalle lusinghe prezzolate e vola diritto seguendo il tuo karma: noi siamo con te!

Guido Martinelli

Foto: Lucio Corsi (Facebook)

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