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La Repubblica fondata sullo sfruttamento del lavoro

- Economia, Primo piano
4 Agosto 2024

In un sistema di libero mercato nel quale, in teoria, dovremmo essere, i prezzi si dovrebbero autoregolare. Ma quanto accade in taluni settori, parliamo ad esempio di chi lavora nei campi e raccoglie frutta e ortaggi, oppure chi è impegnato nella ristorazione, dimostra che evidentemente vigono altre regole. O meglio, vige una sola regola: la paga è questa, se non ti va bene vai da un’altra parte. Salvo poi lamentarsi, come fanno alcuni imprenditori, che non si trovano sufficienti lavoratori nelle stagioni estive.

Di solito il giochino funziona così: non trovi lavoratori? Alzando la paga qualcuno si fa avanti, attratto dalla possibilità di guadagnare di più. Invece no. Le paghe restano basse e chi osa lamentarsi è un disgraziato o, nella migliore delle ipotesi, uno che non ha voglia di lavorare. Na non è così. Chi porta avanti questa narrazione è in malafede.

Spesso chi lavora nei bar, nei ristoranti e negli hotel riceve stipendi che, al netto del costo della vita, sono sotto la soglia di povertà. I contratti nella maggior parte dei casi ci sono (almeno questo) ma i dipendenti lavorano molte più ore, con paghe basse. “I salari netti – spiega a Repubblica Maurizio Magi, segretario generale Filcams Firenze – sono onnicomprensivi di retribuzione, straordinari, festivi, maggiorazioni, notturni, 13esime, 14esime. La media è di 7 euro l’ora ed è determinata da una sorta di cartello di imprenditori che opera sul mercato. Poi c’è chi prende anche meno, perché magari ha meno esperienza e un contratto a chiamata, poi si passa allo stagionale, al determinato. Chi è da più tempo nel settore può avere l’indeterminato”. Quasi sempre funziona così: c’è una base in “chiaro”, regolamentata dal contratto, e una in nero, che viene contrattata singolarmente con il lavoratore e che “segue questo tabellario”.

Chi, con meno esperienza, prende 6 euro (netti) all’ora, a fine mese percepisce 889 euro, una cifra che è sotto la soglia di povertà. Chi invece ne prende 7 arriva a 1.038. Per uno stipendio di 2mila euro al mese, spiega il sindacalista, bisogna fare un lavoro con maggiore responsabilità e più ore. Con un paradosso: si può arrivare, in taluni casi, a conti fatti, a prendere 3,5 euro all’ora. Con un danno che va a ripercuotersi anche sui contributi versati.

Che fare? È difficile. Occorrerebbe una classe politica che mettesse la testa su questi problemi, avendo la capacità di ideare possibili soluzioni. Ma, prima di tutto, occorrerebbe anche capacità di riflessione e analisi. In altre parole, servirebbero politici che facessero i politici, non gli influencer né tantomeno gli attori.

Foto: Pixabay

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Giornalista.

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