Paolo Lazzari

Il pareggio dell’Olimpico, alla fine pure striminzito per quantità di occasioni affastellate e piglio complessivamente espresso, smuove relativamente la classifica viola. Vero, ma quel che più importa in questo frangente interlocutorio pare essere la zaffata di fiducia che una prestazione del genere distribuisce nell’ambiente. Perché contro la Lazio, per solito avversaria urticante, la Fiorentina sembra essersi improvvisamente restituita a sé stessa.

Certo, un lampo che incide il nebuloso cielo di questa stagione non può dirsi sufficiente per sperare in una grandinata di prossime emozioni. Però la viola che ieri ha palleggiato per lunghi tratti davanti ai discepoli del Sarriball infonde vibrazioni positive. Divelto il muro di mediocrità che a lungo l’ha compressa, la squadra ha sfoggiato orgoglio, coraggio, intensità e qualità.

Forse non tutti i singoli rifulgono una luce di speranza, d’accordo, ma la manovra è apparsa complessivamente gradevole e anche le intuizioni tattiche di Italiano, stavolta, hanno pagato. Contro le dilanianti uscite dai blocchi pretese dal Sarrismo, Vincenzo ha eretto una barriera invalicabile, evitando di lasciare sguarnita la difesa. Davanti al quartetto guidato da Milenkovic, Amrabat ha sovente sporcato traiettorie e borseggiato palloni. Se torna quello del mondiale, ci sarà da spellarsi le mani.

Rincuora anche la crescita di Nico Gonzales, di nuovo a segno, stavolta con un bolide folgorante. Dentro un tridente che seguita a rivelarsi evanescente, la sua ritrovata praticità è un provvidenziale cerotto. Per curare il malanno interiore servirebbe, certo, un antibiotico: arrivati quasi al gong del mercato, però, della punta non c’è ancora traccia. Occhio tuttavia alla possibilità di un ultimo – per quanto inatteso – squillo.

Concludere la stagione con Jovic e Cabral, a tutti gli effetti, significherebbe rassegnarsi alla sterilità offensiva che poi, a conti fatti, è l’anticamera di un galleggiamento senza gloria. Ci sarebbe – lo rivelano tutti gli indicatori utili – un nome in grado di fare notevolmente match con le esigenze gigliate: Duvan Zapata, chiuso dall’esplosione di Lookman e Holjund all’Atalanta, costa adesso il giusto e sembra fisicamente ristabilito. La voglia di riscatto del colombiano è già un incendio dilagante. Scalzato da un carneade rivelazione e da un ragazzino prodigio, il centravanti vuole ricordare a tutti quanta confidenza abbia con lo specchio. Altri nomi – i Bonazzoli, i Belotti, i chi per loro – non scaldano altrettanto i cuori.

Ritrovato – forse – lo spirito di squadra, sarebbe necessario condirlo con un puntello capace di flettere un destino sbiadito. Non succede, ma se succede potrebbe cambiare molto della stagione viola.

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