Il genio supera gli anni e resiste nella memoria e nella vita delle persone al di là del tempo. Giacomo Puccini un genio musicale lo è stato di sicuro e noi toscani siamo orgogliosi che sia un figlio della nostra terra. Le sue opere, le sue arie sono entrate nell’immaginario collettivo mondiale, ma sorge il desiderio di saperne di più della sua figura, del suo spessore di uomo. Un attore e autore toscano come lui, Renato Raimo, ha affrontato questo aspetto in un suo spettacolo “L’altro Giacomo” che sta riscontrando molto successo in giro per la penisola, così sono andato a trovarlo per scambiare delle impressioni con lui al riguardo.

Allora, Renato, anche se lei è conosciuto in ambito nazionale la invito, come mia abitudine, a presentarsi, dato che sarà senza dubbio più bravo di me a descriversi.
“Ad oggi, dopo trent’anni di esperienza oso definirmi attore, regista ed autore, perché corrisponde al mio percorso teatrale e si tratta di crediti acquisiti sul campo. La formazione attoriale me la sono andata a prendere attraverso vari step di formazione, ma soprattutto quello che mi ha forgiato è il lavoro sull’attore svolto negli anni nel teatro di piazza e amatoriale di un livello così professionale che, nel 2004, mi vide premiato, con la compagnia di cui facevo parte a quei tempi, come miglior attore protagonista in un evento il cui presidente era Andrea Camilleri. Proprio in quegli anni passai al professionismo e fino ad oggi mi sono messo in gioco in tutti i campi. Senza tralasciare l’esperienza del musical frequentato tra il 2005 e il 2011 e accennando a  tutte le tipologie di teatro classico, contemporaneo, moderno affrontate in questi anni”.

Veniamo ad oggi, a questa sua ultima fatica artistica.
“Nel 2022 ho voluto portare l’attenzione su un grande personaggio come Giacomo Puccini di cui, nel 2024, ricorrerà il centenario della morte”.

Quando è avvenuto l’incontro con Giacomo Puccini?
“Nel 2018, quando sono stato direttore artistico per due anni del ‘Festival Internazionale della Robotica’ organizzato dalla Fondazione Arpa di cui sono testimonial. In quell’ anno, a Pisa, il professor Mosca intendeva valorizzare la figura del grande maestro con una scommessa tecnologica, così al teatro Verdi, per la prima volta al mondo, prese vita l’Avatar di Puccini con una tecnologia molto importante messa a punto anche dall’Università di Pisa e da aziende del territorio. In quell’occasione mi sono divertito a fare incontrare l’ologramma di Bocelli con l’avatar di Puccini in un gioco virtuale e virtuoso che è stata una scommessa vinta perché per la prima volta al mondo, a teatro, si è visto un avatar. Insomma, lì incontrai Puccini che feci in questo modo tornare al Teatro Verdi dove lui veniva da ragazzo, in bicicletta, per vedere l’opera e dove scoprì, nel 1876, l’Aida di Verdi, e la passione per le opere per cui iniziò il suo fortunato percorso di  ricerca e di studio musicale”.

E dall’avatar allo spettacolo su Puccini?
“In quell’occasione incontrai anche l’uomo, e  siccome come persona di teatro mi  appassiono alle vicende umane dei protagonisti che interpreto, ho iniziato una ricerca più approfondita sulla vita dell’autore lucchese che mi ha portato a mettere in scena l’uomo, che viene poco raccontato ed è spesso vittima di pregiudizi. Ho raccolto episodi di vita poco noti, anche inediti, insieme alla mia coautrice Kris B-Writer, e sono riuscito a convincere il mondo pucciniano, tanto che lo spettacolo ha debuttato  con la coproduzione della Fondazione del Festival Pucciniano nell’agosto 2021, durante la ripresa degli spettacoli dopo il covid. Ad oggi sono in tournée con la Fondazione Toscana Spettacolo e con il Teatro Pubblico Pugliese, e spero di poter realizzare molte repliche dato che, come ha riconosciuto la critica, credo di essere riuscito a bilanciare in maniera equilibrata la prosa, il racconto, e la musica, costruendo un prodotto che spero  riesca ad avvicinare alla lirica coloro, soprattutto i giovani, che ancora non la conoscono”.

Conoscendo l’uomo, insomma, si conosce anche l’artista.
“Appunto, dato che nella produzione artistica pucciniana si ritrova tutta la passione e l’attenzione verso il mondo femminile e per la vita”.

A questo punto, ci descriva Puccini come uomo.
“Mi sono imbattuto, senza esprimere giudizi o valutazioni morali,  in un uomo passionale. Racconto l’intimità, il pensiero che può aver mosso Puccini, negli anni tra il 1885 e il 1920, nel mondo della Scala di Milano dove si forma e crea le sue grandi opere, a raggiungere una tale grandezza artistica. Per comprenderlo lo dovete venire a vedere a teatro, non ve lo posso anticipare. Sicuramente, il mio, è un racconto dell’uomo senza filtri, con tutti i suoi pregi e difetti, che credo lasci il pubblico incuriosito, voglioso di saperne ancora di più”.

A quel che dicono le fonti dell’epoca Puccini era, praticamente, l’equivalente di un’attuale rock star.
“Lo possiamo definire un uomo che ha precorso i tempi perché ha creato una musica che arrivava a tutti e soprattutto ha messo al centro il mondo femminile valutando proprio tutte le forze e le debolezze di quel mondo”.

Come tutte le rock star avrà avuto sicuramente anche i suoi eccessi.
“Lo troviamo perso dietro figure femminili spesso molto lontane dal suo livello culturale e professionale, ma lui seguiva il fuoco della passione, e non solo con le donne. È stato anche coerente nella scelta della donna della sua vita, cioè Elvira. Nello spettacolo si racconta proprio quanto fosse fondamentale il suo rapporto con Elvira che è molto evidenziata sulla scena”.

In quanti siete sul palco?
“Io interpreto Giacomo Puccini, Elvira è affidata a Francesca Orsini, attrice piombinese, invece nel mondo musicale troviamo il pianoforte di Carlo Bernini, che è il direttore musicale dello spettacolo oltre ad essere anche il direttore musicale di Andrea Bocelli. In qualità di cantanti ci sono il tenore Marco Miglietta e la soprano Rachael Stellacci, due importanti figure del panorama artistico toscano in una produzione interamente toscana. Il nostro obiettivo è  di portare  questo messaggio, in avvicinamento al centenario pucciniano, anche fuori dall’Italia”.

Le prossime date?
“Il 15 febbraio 2023 al Teatro Verdi di San Severo, uno dei teatri più importanti della Puglia, il secondo per grandezza e il terzo per la lirica, distribuito dal Teatro Pubblico Pugliese. Successivamente ci sarà un ritorno a Rapolano Terme, in provincia di Siena, tre giorni dopo, il 18 Febbraio, con la distribuzione della Fondazione Toscana Spettacolo”.

E dalle nostre parti?
“Bisognerà attendere che la Fondazione Teatro Verdi selezioni questo spettacolo, non posso aggiungere altro.”

Secondo me lo selezioneranno senz’altro.  Un ringraziamento e un saluto a Renato Raimo, un attore e non solo, che dà lustro alla nostra regione, nella speranza di poter ammirare anche noi questa sua opera che, parafrasando maldestramente il genio pucciniano, ha sicuramente vinto ben prima dell’alba a giudicare dalle critiche positive raccolte e dal gradimento riscontrato nei teatri affollati dello stivale in cui è stato messo in scena.

Guido Martinelli

 

 

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