Giuseppe Capuano

Era una notte buia e tempestosa… No, non mi sembra originale. Comunque, in una fredda serata finalmente autunnale, con il mio amico di zingarate Guido, arrivo, seguendo la stella cometa di una pubblicità web, in quel di Porcari, provincia di Lucca. Destinazione ALDES/SPAM, a prima vista un semplice capannone, ma dentro una fucina di idee e di azioni tese a promuovere opere di sperimentazione coreografica in contaminazione con arti visive, danza, nuove tecnologie, teatro. Ma di questo ne parlerà più approfonditamente Guido, in un articolo che non vi potrete perdere. Dimenticavo, è un mercoledì sera, un “Mercoledì da Salmoni!”, come recita l’invito FB che sostituisce il più impegnativo leoni con salmoni. Ci aspetta un frugalissimo – ma ottimo – piatto unico la cui consumazione è allietata da un musicista solista e, a seguire, dei brevi monologhi comico/surreali di carattere morale ad opera dell’affabile Fabio Saccomani. Il nostro fiuto da giornalisti in erba, anche se datati anagraficamente, non può sbagliare: tutto ciò merita la massima attenzione. Perciò è inevitabile, a fine performance, fare due parole con Fabio.

Come ti qualifichi?
“Sono un autore e performer satirico, faccio satira politica”.

I tuoi precedenti lavori?
“Faccio questo lavoro dal 2015, prima vendevo libri e successivamente ho svolto anche il lavoro di consulente alla comunicazione. Mi sono laureato infatti in comunicazione all’Università Luiss Guido Carli di Roma”.

Dove svolgi di solito le tue performance?
“In strada, sono tipiche azioni di teatro interattivo. La strada è il luogo principe per questo tipo di comunicazione, è un mondo vario e, non ultimo, spesso ti gratifica economicamente più di alcuni luoghi pubblici. Spesso uso anche espedienti di attrazione, come le bolle di sapone”.

Mi immagino che sei sempre a giro, detto alla toscana…
“Sì, tra l’altro frequento molto i vari festival di teatro di strada, anche all’estero. Non mi spaventa la lingua, parlo bene inglese e francese, me la cavo con lo spagnolo”.

I tuoi, mi par di capire, sono interventi molto basati sulla relazione con il pubblico, spesso fai ricorso all’improvvisazione. Hai la percezione che stia cambiando qualcosa in questi ultimi anni?
“Sì, effettivamente. Spesso uso contatti corporali per interagire, le persone però fanno più fatica a distinguere fra realtà e finzione, fanno resistenza a uscire dalla loro bolla di adulti sempre sul chi va là, non si abbandonano alla mediazione. E il teatro, come la politica, è anche mediazione”.

A proposito di politica. All’inizio ti sei definito uno che fa satira politica.
Sì, ma non in senso partitico ovviamente, né ideologico. Offro degli spunti di riflessione in chiave ironica. Ma ora è tutto più difficile, è raro trovare chi accoglie un pensiero “altro”. Si pensa subito a schierarsi, ogni critica è pericolosa perché demonizzata come divisiva, il gioco è delegittimare l’avversario. Sul piano personale, non su quello politico. La sinistra ha molte responsabilità in questo, basti pensare al lungo accanimento realizzato più contro Berlusconi, quindi sul piano personale, che contro il berlusconismo, cioè sul piano delle idee”.

Un’ultima domanda. Chi sono i tuoi riferimenti artistici?
“Sicuramente Daniele Luttazzi, per stile e impegno, e poi due classiche, immense e storiche figure: Dario Fo e Carmelo Bene. Il primo per l’abilità di ‘contastorie’, il secondo per l’uso del linguaggio e della fonazione”.

Be’, ora è il momento clou, si dia inizio alle danze, guidate dagli esperti ballerini dell’associazione. E in un “amen”, come dicono a Metato, veniamo catapultati nell’America degli anni ‘50-’60 , con i piedi che proprio non ce la fanno a stare fermi. Arrivederci ai prossimi mercoledì da salmoni che proseguono per tutto novembre e dicembre.

Giuseppe Capuano

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