Giuseppe Capuano

Mi piace cominciare con questa citazione (nel titolo) del poeta senegalese Léopold Sédar Senghor il racconto, emotivo e non cronachistico, della mia esperienza alla 45^ Rassegna della Canzone d’Autore a Sanremo. “Icchè c’entra?”, direbbero a Firenze. C’entra, c’entra. Ora vi spiego. La giornata del sabato, ultimo giorno della rassegna, inizia, come di consueto, con la conferenza stampa con gli artisti che si esibiranno in serata al teatro. Tra gli altri, pezzi forti come Baglioni, Concato, Morgan. Ma come spesso succede ciò che si nota di più è l’assenza. Di un certo Jurij Ševčuk, frontman e fondatore del gruppo rock DDT, che avrebbe dovuto ricevere il premio Tenco Internazionale. Non c’è, non può venire a ritirare il premio. Perché? Perché è russo e a causa del conflitto tra Russia e Ucraina e alla conseguente
chiusura delle frontiere è dovuto restare in Russia. Semplice questione logistica? Niente affatto.

Ševčuk è famoso nel suo Paese per le sue ferme prese di posizione a favore della pace e contro la guerra, anche e soprattutto di quella in atto in questi ultimi mesi. Perciò rischia, e forte! Al suo posto viene proiettato un video di saluto e ringraziamenti, in cui tra l’altro, accoratamente, dice: “È in corso una guerra. Stanno morendo esseri umani. La cultura ne soffre, quelli più in difficoltà oggi sono le persone che svolgono lavori intellettuali, sottoposte a durissime censure e persecuzioni”. Segue la proiezione di un altro video, di repertorio, di un suo concerto con una fiumana di persone intorno, ma proprio tante, tipo Vasco Rossi a Modena.

E così mi è affiorata da qualche angolo della mente la frase del titolo. Non credo che la malvagità sia la principale responsabile delle guerre, ma sicuramente finisce per prendere il sopravvento su tutti gli altri sentimenti e ne determina la sostanza. E allora? Che si parli di Musica e non di Malvagi! La tastiera del mio pc come quella di un pianoforte, per raccontare quel che resta della giornata di sabato e della Rassegna, al netto delle polemiche e degli scivoloni.

Nel pomeriggio la brava Eileen Rose riempie di note e vibrazioni l’interno della chiesetta sconsacrata di Santa Brigida, regalandoci una carrellata di interpretazioni dei pezzi che già furono Premi Tenco Nordamericani. Brava e simpatica Rose, compresa la piccola band che l’accompagna, con il marito alla chitarra che sostiene e rilancia in assoli da manuale la bella voce della moglie. La musica esce dalla chiesetta e invade le stradine della Pigna, del resto è musica di strada, sa dove andare ed è come se Bob Dylan, Joni Mitchell, Patty Smith, Tom Waits scendessero giù, di corsa, verso il lungomare. Una spaghettata veloce e poi, via… alla serata finale al teatro Ariston.

È tutto un susseguirsi di premi, ringraziamenti, motivazioni, sorrisi a trentadue denti e musica, semplice, diretta, senza effetti speciali Baglioni la fa da padrone, una dozzina di pezzi, un uomo solo al pianoforte e microfono, la sua voce possente che ritorna calda e descrittiva ad ogni presentazione dei brani. Al termine una breve e sintetica compilation dei suoi brani più famosi, con la cooperazione del pubblico in sala che cerca di arrampicarsi sulle sue ardite tonalità. Concato invece non chiede solo collaborazione, entra direttamente in platea, fa cantare tutti, avvicina il suo microfono a labbra e ugole tremanti e timide, con un gesto che qualche mese fa avrebbe rischiato l’intervento della Protezione Civile.

Bénabar, brillante artista della “nouvelle chanson francaise”, mezzo italiano e mezzo corso, di cognome fa Nicolini, ci ricorda che la Francia è qui, dietro l’angolo, è quasi casa, è quasi amore. Con energia, ironia, tenerezza Bénabar ci canta dei mali del mondo (quando il finanziere prende freddo, sono gli operai che tossiscono! È il butterfly effect, piccola causa, grandi conseguenze…), del disagio adolescenziale, dell’incontro casuale con la sua amica bruttina di tanto tempo prima, dei piccoli fatti quotidiani. Erica Mou ci trascina con il suo coinvolgente sound elettronico- mediterraneo in una discoteca inglese e ci fa rivivere le sue sensazioni di una presenza maschile troppo ingombrante e “animalesca”. Mi fermo qua, in due giorni ho fatto un overdose di note e accordi e sinceramente ora bramo un po’ di oblio.

Le serate finali lasciano spesso un senso di troppo e di incompiuto al tempo stesso, mi aggrappo al secondo e mi do appuntamento al prossimo anno, sempre qui, di fronte al mare.

Ah, dimenticavo. Icché c’entra l’Arno e/o la Toscana con Sanremo? Be’, dico solo che il presidente del Club Tenco è il toscanaccio Sergio Staino, Bobo per gli amanti delle sue strisce, e che il Club Tenco collabora, ormai da due anni, all’organizzazione dell’ultima serata del Festival 20Eventi di Piombino. Arrivederci a Piombino questa estate allora!

Giuseppe Capuano

 

Foto: Fulvio Bruno / Club Tenco – Premio Tenco (Facebook)

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