Paolo Lazzari

Una grande fanfara che poi, troppo spesso, finisce con i fiati ingolfati e tonnellate di frustrazione che ti lavorano da dentro. Il giorno dopo la sconfitta di Bergamo la Fiorentina torna a fare i conti con i suoi personalissimi demoni. La iattura principale appare il limbo in cui la viola s’è infilata: una linea di appannato galleggiamento che intirizzisce e comprime le ambizioni di partenza.

Perché la verità è che la squadra che un anno fa ha conquistato un piazzamento europeo, oggi si rivela una creatura tiepida. Non ci sono tracolli vistosi, ma nemmeno sussulti. Una dinamica che anestetizza ogni velleità in ottica futura. La Fiorentina che palleggia con attitudine inconcludente per la maggior parte del tempo, senza mai indovinare lo strappo decisivo, sta diventando una pellicola servita troppo spesso nel film di questo campionato.

Contro la Dea di Gasperini – un tizio che si conferma simpatico come uno spettacolo di ventriloqui indonesiani a pagamento – Italiano ci ha provato in tutti i modi, senza riuscire a smantellare le certezze acquisite da un’avversaria cinica allo spasmo. Certo, loro avrebbero potuto anche farne altri due, ma la viola è rimasta in partita fino all’ultimo. Ed è proprio questa promessa irrisolta che abbevera il rimpianto.

La gigantesca trazione offensiva sul finale è il segno più vivido del disagio prioritario. Un cerotto su una ferita che zampilla da almeno dieci mesi. Dopo la partenza di Vlahovic l’attacco è diventato un arnese tossicchiante. Cabral, che in Svizzera trangugiava le porte, si dimena senza costrutto. Jovic, atteso come una sorta di messia, lascia intravedere soltanto scampoli del giocatore che fu, prima di inabissarsi a Madrid. L’elettrico Kouame è una zaffata di fumo. Ikonè e Saponara ciondolano per il campo. La viola fatica maledettamente a tirare in porta. Il gol, così, diventa un improvvido miraggio.

L’attacco spuntato fa il paio con la mancanza di fosforo nel mezzo. Dopo la partenza di Torreira l’orchestra è un coacervo di solisti che mendica una folgorazione destinata a non arrivare. Il passaggio corto diventa soluzione asfittica e ricorrente. Il vezzo ribaldo si provare a saltare l’uomo è archiviato. Nessuno disegna traiettorie destinate a divampare. Così la Fiorentina diventa un rumore ovattato.

L’unica consolazione risiede nel conoscere le cause del malessere. I rimedi, al momento, non hanno sortito effetto. Italiano dovrà fare di necessità virtù, sbloccando i giocatori incagliati e ridisegnando il modo di stare dentro la partita. In mancanza di primi violini, potrebbero servire spartiti tattici inediti. Di certo la viola spompata dell’ultimo periodo è un concerto che vogliamo smettere di ascoltare presto.

 

Foto: ACF Fiorentina (Facebook)

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