– Guido Martinelli –
La gloriosa piazza pisana dei Cavalieri, già piazza delle Sette vie, antico cuore della città posto com’è notorio a due passi dalla celeberrima torre pendente, per la sua importanza ha ospitato nei secoli personalità eccelse che, per alcuni spiriti esoterici di bocca buona, vi aleggiano ancora intorno. Pochi giorni fa, a questa eletta schiera si sarà aggiunto senza dubbio l’anima del grande musicista Ennio Morricone, scomparso da poco.
Il medium artefice di un simile prodigio è stato il glorioso Teatro Verdi pisano, che ha molto ben organizzato uno dei tanti concerti che in questo periodo si svolgono in questo suggestivo scenario.
Il titolo dell’evento non poteva non essere “Per Ennio. Omaggio a Morricone” e ha visto come grande ed estremamente qualificato protagonista l’All-Stars Orchestra, diretta dal valente maestro Jacopo Rivani, definito dal direttore artistico del teatro che ha introdotto la serata, “direttore dal gesto gentile”, riprendendo quanto affermano critica e artisti che hanno suonato sotto la sua guida.
Da sottolineare la consulenza all’evento del noto direttore Beppe Vessicchio, con alcuni suoi arrangiamenti, impossibilitato a presenziare per problemi di salute.
L’orchestra sinfonica era composta dalle prime parti di alcune delle più importanti orchestre italiane riunitesi proprio per questo omaggio al leggendario compositore.
I musicisti erano accompagnati dal noto coro della “Bernstein School” di Bologna diretto dalla direttrice e fondatrice canadese Shawna Farrell.
Il numeroso ed entusiasta pubblico presente ha potuto ammirare pure la nota cantante pop Arianna, al secolo Arianna Bergamaschi, artista di caratura internazionale con alle spalle una lunga e fortunata carriera iniziata in tenera età. La sua stupenda voce ha dato luce e valore a brani stupendi come “Se telefonando”, ”La Califfa”, “I knew i loved tou” (da C’era una volta l’America) e “My heart and I” (da “la Piovra 5”).
È risaputo come la vita del grande Ennio sia stata dedicata quasi interamente alla musica per cui ha ben ricoperto i ruoli di direttore d’orchestra, musicista nonché arrangiatore molto prolifico, al punto che il suo curriculum annovera uno sterminato numero di composizioni riguardanti i più disparati generi musicali (leggera, camera, lirica, orchestra, voce sola e senza strumenti, fiati ed altro).
Ma sono state le musiche per più di 500 film e serie tv che lo hanno reso famoso e amato in tutto il mondo facendoli vincere tutti i premi nazionali e internazionali possibili.
Di conseguenza, il programma della serata non poteva non essere incentrato sulle principali colonne sonore arrangiate per l’occasione da diversi maestri (Poletti, Blatti, Billi, Granata, Attura, Vignali, Vessicchio) in modo da riportare le indimenticabili note del maestro a rifulgere in una nuova veste, anche a costo di perdere qualche piccolo momento di pathos emotivamente pregnante legato alle originarie esecuzioni.
La statua di Cosimo I dei Medici e l’edifico della Normale voluta dal Bonaparte sono stati inconsapevoli ascoltatori delle colonne sonore più famose, da “Allonsanfan” a “C‘era una volta”, dai film western di Sergio Leone alla “Leggenda del pianista sull’Oceano”, fino ai brani arrangiati da Beppe Vessicchio, denominati “C’era una volta il cinema”, in cui erano presenti brani tratti da “Nuovo cinema Paradiso”, “C’era una volta l’America e il West” e “Indagine su un cittadino”, con cui si è conclusa la serata. A parte i successivi e inevitabili bis richiesti dal pubblico plaudente.
Menzione a parte per la stupenda esibizione del primo oboe dell’Opera di Roma Luca Vignali in occasione del noto brano “Gabriel’s oboe”, tratto dalla colonna sonora di “Mission”, e dell’altrettanto importante e preziosa esibizione del soprano Giacinta Nicotra in occasione della finale “C’era una volta il west”.
Un’altra serata ben riuscita dal punto di vista musicale che ha esaltato in particolar modo gli spiriti esoterici di bocca buona di cui sopra, uno dei quali, all’uscita del concerto in via Ulisse Dini, con tanto di naso rosso e alito imbarazzante, affermava di aver visto l’essenza del Conte Ugolino uscire dalla finestra della Torre della Muda e ballonzolare sopra il palco con Kinzica de’ Sismondi e il grande Galileo ai lati.
Ovviamente, sotto lo sguardo bonario del maestro che, al di sopra di tutti, con la bacchetta in mano e l’inappuntabile frak, dirigeva in parallelo i suoi capolavori.
La rivelazione mi ha strappato una scettica e incredula risata: io, Kinzica, non l’ho vista. Chissà dov’era quella sera! Si sarà fatta distrarre dalla movida?
È proprio vero che l’alcool gioca brutti scherzi!
Guido Martinelli