“This is not a tv show”. L’ingresso sul palco è dirompente, come sempre. Arriva caracollante, con quel fare sfrontato e indolente impresso sul suo biglietto da visita a lettere cubitali. Avvolto nel sudario del suo parka mimetico, anche se fuori faranno 30 gradi.
Al Lucca Summer Festival Liam Gallagher lo aspettavano da due anni. Concerto rimandato per la lunga pausa pandemica, ma non perduto. Prima, complice anche la vibrante accoppiata con i Kasabian, le code che si formano assumono proporzioni da prima esposizione universale. I fan si appiccicano alle transenne già dalle sei del pomeriggio, lavorati da un sole incessante, che asciuga pelle e pensieri.
Lo spazio per la polemica, vizio di forma tipicamente toscano – e nella fattispecie lucchese – certo non manca. La gente spinge per entrare, ma non si può. Qualcuno sbraita, accalcato e compresso. Poi, quando finalmente il semaforo diventa verde, ci si scontra con il tema approvvigionamento. Gli steward, solerti, informano che non si può più uscire dal perimetro faticosamente conquistato. Tocca scendere a patti con quel che c’è: due panini e un paio di birre? Venti euro, please. Il mugugno è inevitabile.
Per fortuna lo show ricalibra i sentimenti. Il mancuniano ribelle sfodera il meglio del repertorio, agitando compulsivamente il fatidico cembalo. What’s the story morning glory, Wonderwall, Rock and roll star, Once, Champagne Supernova: la mitragliata nostalgica è servita.
Il resto Liam lo condisce con pezzi dal nuovo album, sporgendosi dal palco – le mani sempre rigorosamente giunte all’indietro – e informando tutti che “se lo avete comprato bene, ma comunque non gli interessa. Se invece non l’avete preso, la raccomandazione, andate a farvi un fottuto download”.
Il pubblico bascula e canta. Un bambino di sei anni viene issato sulla scena. Volano birre e sventolano bandiere britanniche. Le magliette del Manchester City punteggiano la scena, mentre svaporano fumogeni blu.
Il più intrattabile dei fratelli Gallagher prende e porta via, tenendo il pubblico incollato per poco più di un’ora. Altri nasi che si arricciano: “È durato troppo poco”. Alla fine però restano pulsazioni benefiche. Il rock insolente dell’uomo di Manchester fende l’aria e l’anima. Per redimersi ripassare un’altra volta. A tutti, anche ai toscani, va benissimo anche così.
Foto: Lucca Summer Festival (Facebook)