Francesco Fasulo

Mentre ci fanno accapigliare per essere parte dell’harem nel Kaliffato vi racconto della francese a quattro ruote che ha mandato il suo segnale. Sabato pomeriggio all’altezza dell’uscita autostradale Versilia mi ha mollato, così come a Castrezzato city prima della finale di Trieste. Si emoziona per gli spareggi. Crolla. Lei. Noi no. Siamo ganzissimi.

Il mio gemello ci recupera nell’autogrill e come Tortu e Jacobs ci lanciamo in una staffetta che vede Alessio lasciare i biglietti all’Ungherese, (sempre grazie) Umberto che li recupera e ci aspetta all’entrata. Pisa Is on Fire.

Biri li spacca, Puscas li grazia ma non c’è più tempo, abbiamo vinto noi come direbbero due maestri della telecronaca sudata. Gli amici “stregati” dal Pisa ci inviano i complimenti e ci esortano a scardinare il calcio finto rappresentato dai mercanti.

Comincia l’odissea mia e dei miei fantastici compagni di viaggio. Recuperata la macchina e parcheggiata a Pisa caracolliamo verso il centro fiduciosi. Troveremo un giaciglio in città. Sulla panca del binario tre della stazione, ci guardiamo e ci raccontiamo per 3 ore e 40 minuti, intercalando con “pensa come staremmo se avessimo perso” ogni fine di un concetto.

Avendo i capelli bianchi so che le cose imperfette sono le più indimenticabili. Le storie zoppe sono quelle che mi esaltano, ed è per questo che gioisco nel decidere che io al Brianteo non ci andrò. Io a quelli non do soldi. Not with my Money. Il mio gruppo è con me. Tutti al Geko (pub milanese ritrovo dei Pisani al Nord) e poi Arena. Bona Ugo. Forza Pisa.

P.S. A proposito, qualcuno conosce un meccanico?

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