Guido Martinelli

Ero in piena adolescenza, la testa perduta tra le nuvole e un nuovo vicino in là con gli anni che tutte le sere di una perduta, afosa estate, accompagnò il calar del sole lanciando, con una certa perizia, alte note sonore col suo sax. A mamma non piaceva, le faceva “saltar le cervella quel suono stridulo”. A me, invece, alzava l’umore e la mente autorizzandola a spaziare verso lidi inesplorati. Un mio amico più grande, delirante di un genere come il jazz ai tempi per me oscuro, citò allora una frase del suo idolo Charlie Parker sul sax che, per gusto della precisione, sono andato a ricercare nel solerte servitore googleggiante: “Non suonare il sassofono, lascia che ti suoni”.

Anche per questo motivo l’altra sera, 25 di marzo, mi trovavo a Villa Poschi per il primo concerto ufficiale del “IX Festival Musicale Internazionale Fanny Mendelssohn” che da anni sottolineo come sia organizzato con grande amore e ottima cura dei dettagli da Sandra Landini e dal suo efficiente staff di collaboratori, tra cui va segnalato l’ottimo fotografo Alessio Alessi di cui anche stavolta si possono ammirare alcuni momenti della serata.

Le due precedenti e interessanti occasioni delle settimane scorse erano state una semplice anteprima (e non me n’ero nemmeno accorto, convinto com’ero di essere già dentro il festival). In questa suggestiva e nota location, sita in quel di Pugnano, frazione di San Giuliano Terme (Pisa), ha così ripreso quel connubio tra la grande musica e l’omaggio alle stupende dimore storiche della nostra terra alla base delle fortune di questa manifestazione, che non mi stancherò mai di ripetere quanto sia un fiore all’occhiello del nostro territorio.

Ha preceduto l’irrompere delle scalpitanti note un saluto dell’amministrazione comunale di San Giuliano Terme da parte dell’Assessore alla Cultura Lucia Scatena, e l’intervento di una personalità di spicco come il conte Agostino Agostini. Il noto nobile pisano ha salutato i presenti in qualità di delegato ADSI, Delegazione Dimore Storiche Pisane, parte della più ampia associazione italiana di cui fanno parte più di ottomila importanti abitazioni storiche che, come ha affermato il conte, meriterebbero una maggiore attenzione dai legislatori per una migliore fruizione di questi beni da un maggior numero di persone.

Subito dopo le prolusioni si è palesato il gruppo che giustificava la presenza di un così folto gruppo di spettatori, nei termini consentiti dalle disposizioni anticovid, in quell’ampio salone centrale al primo piano di questa villa del Seicento innalzata al rango di residenza di campagna nel 1791 dal nobile proprietario Vincenzo Poschi.

Il gruppo musicale era quello, molto noto nel settore a livello anche internazionale, del “Milano Saxophone Quartet”, sorto nel 2010 e composto da quattro giovani musicisti di grande preparazione e prestigio nel settore, provenienti da Piemonte, Veneto, Lombardia e Trentino: Damiano Grandesso (sax soprano), Stefano Papa (sax contralto), Massimiliano Girardi (sax tenore), Livia Ferrara (sax baritono). I quattro virtuosi fiati, che come saxofonisti e quartetto hanno suonato nei migliori teatri del mondo portando ovunque una sonorità tipicamente nostrana, hanno donato agli astanti tre ampie composizioni appena incise in un cd di prossima uscita.

La prima era “Ciudades” scritta dal sassofonista Guillermo Lago, nome d’arte del musicista e compositore olandese Willem van Merwijkwillem van Merwijk, e dedicata a tutte le città visitate e amate dall’autore :Tokyo, Montevideo, Addis Abeba,Sarajevo, Cordoba. I suoni un po’ sincopati e i giri musicali brevi e incessanti, nella loro sia pur sottilmente diversa sonorità, rendevano molto bene sia la vita convulsa di simili metropoli sia le peculiari diversità culturali di questi luoghi.

La seconda proposta della serata di questo quartetto affiatato e abile a lasciarsi suonare dai loro strumenti secondo l’indicazione parkeriana, è stata una composizione di Pepito Ross, una eclettica figura di compositore e polistrumentista veronese molta conosciuta in ambiti musicali non solo entro la cerchia delle Alpi.

Si è trattato di tre quadri minimalisti (Quello sguardo oltre la finestra, Il salvataggio della ragazza e La battaglia per la verità) in cui le note si sono rincorse, sovrapposte, in un flusso semplice e continuo capace di suscitava la formazione di immagini stimolanti e accattivanti in un ascoltatore attento anche se inesperto del genere.

La terza e conclusiva composizione era opera di un autore belga (come quell’Adolphe Sax, lontano inventore dello strumento principe della serata, e mai ringraziato abbastanza per il suo ingegno) che ha composto, per il quartetto, una “Milano Suite” formata da cinque movimenti (Allegro Semplice, Lieto Dolente, Vivace con Fuoco, Andante Espressivo, Allegro Giocoso), alcuni dei quali a tratti simili, ma così ampi e coinvolgenti da risultare persino emozionanti se si riesce ad entrare con lo spirito giusto dentro la spirale espressiva proposta.

Un bel bis di un autore francese dal tessuto melodico più afferrabile al primo colpo, ha concluso un’esibizione di alto livello, dove la magia delle once di questi strumenti, in mano a chi sa prenderle per il verso giusto, ha colpito forte e duro tutti, a giudicare dagli applausi finali, e mi ha personalmente riportato indietro nel tempo, oltre a suggerirmi di non perdere di nuovo questo treno musicale.

Il prossimo appuntamento, di questo Festival sempre più stuzzicante, è per venerdì 8 Aprile, alle ore 21, presso Villa Alta, in via Statale Abetone 110, in quel di Rigoli (San Giuliano Terme), dove si potrà apprezzare l’acclarata bravura del noto pianista tedesco Christoph Soldan, alle prese con brani di J. Brahms e F. Liszt.

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