Francesco Fasulo

Prima che cominci a correre e ad urlare lascio Milano per la domenica bestiale che mi aspetta. Scorriamo tra la bruma sino al mare tra racconti di pisani e di viaggi polinesiani che si intrecciano sulla schiena del mio compagno di viaggio sotto forma di tatuaggio, testimoniando, se ancora ce ne fosse bisogno, che le differenze e le mescolanze ci arricchiscono.

Rivedo il mare dopo sei mesi di assenza e riscopro “aria di Pisa”. La domenica lenta. Al Pisastore capisco che è cambiata la dimensione del gioco: un ragazzo austriaco convince la fidanzata che lo ha portato in città a spendere per la tribuna superiore 100 euro per due biglietti. Capisco che è una giornata dal sapore buono facendo una merenda toscana alla bottega del parco di San Rossore. I presupposti sono in linea col sogno nero-blu.

Le solite  facce radiose in gradinata testimoniano fiducia e consapevolezza di essere nel posto giusto al momento giusto. I numeri e la partita li commenteranno i miei colleghi.

Io rilevo solo un uomo grande in panchina e uno piccolo in campo, quello col numero 5, che sembra il babbo che gioca a pallone con i bambini all’asilo. Il Luna Park sotto la Torre è riaperto. Tutto il giorno, tutti i giorni. Da ora in poi muti sui social e voce all’Arena. Bona Ugo. Forza Pisa.

Ah, la ricetta legata alla città di Cremona è solo rimandata, oggi ero ad inseguire un sogno.

Foto: Gabriele Masotti

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