Roberto Riviello

Diciamo la verità: la sua idea di dare un segno del dolore che tutta la città di Firenze sta provando per la sorte del popolo ucraino era giustissima; ma la realizzazione è stata pessima, quando ha deciso di coprire con un tubo di stoffa nera la statua del David in piazza della Signoria. Perché diavolo nascondere il capolavoro michelangiolesco (anche se solo una copia) che rappresenta proprio il concetto di resistenza meglio di qualsiasi altra cosa al mondo? Se mai, avrebbe potuto esaltare il gesto coraggioso del giovane David che prepara la sua arma umile e micidiale con cui stendere il gigantesco Golia: magari mettendogli sulle spalle un mantello con i colori della bandiera ucraina, ma senza nascondere la bellezza e la potenza del corpo muscoloso e lo sguardo fiero di chi è pronto a combattere per la libertà del suo popolo.

Ma il sindaco Dario Nardella si è riscattato, perché ha organizzato nel pomeriggio di sabato 12 marzo una grande manifestazione in piazza Santa Croce, che ha raccolto consensi tra tutti i sindacati (al contrario di precedenti manifestazioni pacifiste e un po’ qualunquiste) e che ha visto presenti, accanto a molte bandiere del Pd e poche con l’arcobaleno un po’ stinto perché risalenti a conflitti di qualche anno fa, diverse bandiere di Forza Italia, di Italia Viva e del M5S: per un totale di partecipanti che certamente hanno superato i 10.000 previsti.

Così, quando alle 15.40, sul maxi-schermo, è apparso il presidente Volodymyr Zelensky – questa volta in felpa zippata e non con la solita t-shirt – è scoppiato subito l’applauso; e sono risuonate le sue parole: “Viviamo una terribile guerra… è un’aggressione cinica e crudele contro il popolo ucraino, contro persone pacifiche… le forze armate russe hanno circondato le città ucraine e le vogliono distruggere… lanciano razzi e distruggono ospedali psichiatrici… questo è odio…”

E ora leggete con attenzione la conclusione del discorso: “Questa non è una guerra contro l’Ucraina ma contro l’Europa, contro i valori che ci uniscono”.

Con queste parole Zelensky ha fatto “tabula rasa” di ogni possibile neutralismo o terzietà (che molti sedicenti pacifisti hanno predicato nei media durante queste due settimane di guerra). Chi è contro la guerra in Ucraina dovrebbe avere ben chiaro e dire senza timore chi è l’aggressore e chi l’aggredito. E se l’aggressore è ovviamente l’autocrate Vladimir Putin, l’aggredito è materialmente il popolo ucraino; ma idealmente aggrediti siamo tutti noi uomini dell’Occidente libero e democratico. Per questo non possiamo voltarci dall’altra parte o limitarci a sventolare bandiere arcobaleno.

Bellissimo il coro del Maggio diretto da Daniele Gatti che nel Cenacolo di Santa Croce, prima dell’inizio della manifestazione, ha eseguito “Ave verum corpus” di Mozart, una delle ultime composizioni del Maestro. Emozionanti i 17 rintocchi delle campane della Basilica a ricordare i giorni di guerra combattuti fino ad oggi.

Troppo sdolcinata e utopistica la canzone con cui si è scelto di chiudere la manifestazione alle 16.30, “Immagine” di John  Lennon. Perché il mondo immaginato dal Beatle non è mai esistito e, temo, non esisterà mai. Meglio sarebbe stato ascoltare “Russians” di Sting, sicuramente più aderente al momento storico che stiamo vivendo: “Il signor Kruschev ha detto “vi seppelliremo” / Io non sottoscrivo questo punto di vista/ Sarebbe come una cosa ignorante da fare / Se anche i Russi amano i loro bambini”.

Sì, davvero, speriamo con Sting che anche i Russi amino i loro bambini (“I hope Russians love their children too”); ma di certo sappiamo che non amano i bambini ucraini.

Roberto Riviello

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