Andrea Cosimi

Il 16 agosto 2019 si corse l’ultima edizione del Palio di Siena, vinto dalla contrada della Selva grazie a Remorex, cavallo montato dal fantino Atzeni. Da allora, causa emergenza Covid, la “carriera” più famosa d’Italia non si è più tenuta.

Dal 1633, anno in cui si ha la certezza documentale del primo Palio corso con i cavalli, questa manifestazione aveva avuto interruzione solo nel periodo delle due guerre mondiali del ventesimo secolo.

Per Siena e i Senesi il Palio è Vita: il territorio della piccola città toscana è diviso in diciassette contrade con dei confini esattamente delineati dal 1729 per opera di Violante di Baviera, governatrice della città. Si pensi che ogni contrada ha la sua Chiesa, la sua sede ufficiale, il suo museo e ricorda a tutti gli effetti un piccolo stato “governato” da un Seggio (deputazione) con a capo un Priore.

Per tradizione la festa ha due date, il due luglio e il sedici agosto di ogni anno. Una celebrazione secolare che trova il culmine nei tre giri di pista di Piazza del Campo, dove dieci delle diciassette contrade, con un meccanismo di rotazione annuale, si contendono il Palio, un drappellone che, di volta in volta, è una vera e propria opera d’arte.

Ma non è mio intento parlarvi del Palio di Siena in questa occasione, non basterebbero queste poche righe. Ho citato il Palio per auspicare che chi, in quella città, è deputato a decidere, rompa gli indugi e torni a far disputare questo evento, nel nome e nella speranza di un pieno ritorno alla normalità.

In Italia sembra ormai ormai perso il senso dell’equilibrio: da due anni veniamo letteralmente bombardati da messaggi di paura che rischiano di andare al di là di una gestione equilibrata e civile di una emergenza storica come questa, purtroppo spesso con linguaggi sopra le righe e discriminatori. Personalmente ritengo che si debba recuperare la voglia ed il coraggio di vivere, con tutte le cautele e le accortezze del momento.

Auspico che da Siena, città che vive 365 giorni l’anno del suo Palio, che ne è la pura e genuina essenza, parta un forte segnale a tutti per il ritorno alla normalità: dopo due anni si torni a correre la manifestazione storica più importante d’Italia e si dia un segnale di coraggio ad un’Italia ancora troppo impaurita e indebolita.

E anche Pisa, con il suo imminente Capodanno e le prossime celebrazioni del Giugno Pisano, faccia altrettanto.

Foto: Wikimedia

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