Venti milioni di euro. Un bel gruzzolo per far rinascere un antico borgo completamente disabitato. Si tratta di Castelnuovo in Avane, nel comune di Cavriglia (Arezzo). La Regione Toscana l’ha scelto tra i 44 che hanno partecipato al progetto per ottenere i fondi messi a disposizione dal Ministero per la cultura, grazie anche ai fondi del Pnnr. Il progetto dovrà ora essere presentato entro il 15 marzo al Ministero.

Castelnuovo in Avane, come spiega il presidente della Regione Eugenio Giani, affonda le sue origini nel Medioevo. Il borgo fu teatro di una sanguinosa strage messa in atto dai Pazzi nel 1267: gli abitanti maschi della rocca furono tutti massacrati. Un altro eccidio, nella stessa zona, avvenne secoli dopo ad opera dei nazisti: il 4 luglio 1944 furono trucidati 74 uomini.

Nei secoli il paese ha avuto anche cinquecento e più abitanti. Da decenni, invece, è completamente disabitato. Un paese fantasma. C’è solo un’attività in funzione, un museo dedicato alle miniere, aperto all’inizio degli anni Duemila. Paradossalmente è proprio da quelle miniere, da cui si estraeva la lignite, ad aver causato il progressivo spopolamento, iniziato nella seconda metà del Novecento. Il minerale veniva usato per alimentare la centrale termoelettrica di Santa Barbara e l’Enel, proprio per questo, di fatto espropriò il paese. Altri sei piccoli centri abitati furono rasi al suolo.

Le miniere però si esaurirono e nel 1994 l’azienda restituì il paese al Comune. Nessuno però è tornato ad abitarvi. Lo spopolamento si deve quindi alle miniere, ma anche alla guerra, come spiega Giani. “Castelnuovo – ricorda il presidente della Toscana – è stato infatti teatro di un eccidio nazifascista, sul finire della Seconda Guerra Mondiale. Settantaquattro persone inermi furono fucilate nella piazza del paese”.

Ma con i soldi stanziati (venti milioni di euro) cosa si farà? Prima di tutto verranno restaurate le case e ricostruiti quegli immobili che le miniere e il passare dei decenni hanno rovinato. Attraverso alcuni progetti di edilizia sociale si punta a riportare le famiglie e soprattutto i giovani a vivere nel borgo. L’idea è quella di far aprire botteghe per artigiani e per giovani artisti, ma anche un albergo diffuso (con stanze dislocate in vari immobili) in un luogo che gode di una vista molto bella, con il lago da una parte e dall’altra lo splendore del Chianti, a pochi passi dalla ciclopista dell’Arno che risale verso Gaiole. Prevista anche la riqualificazione ambientale dell’ex area mineraria, in collaborazione con Enel.

Perché è stato scelto proprio questo borgo? “È quello che maggiormente rispondeva ai criteri individuati dal ministero – spiega Giani -. Inoltre il fatto di avere un proprietario unico, il Comune, semplificherà la realizzazione degli interventi necessari alla sua riqualificazione. Sarà un modo per risarcire la ferite provocate dalla guerra e dalla sfruttamento delle miniere”.

Autore

Scrivi un commento