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Dalla Brigata dei dottori ai Delitti del Barlume. Atos Davini si racconta

- Cultura, Interviste
10 Febbraio 2022

Maurizio Ficeli

Abbiamo fatto una bella chiacchierata con uno dei pionieri del teatro vernacolare pisano. Stiamo parlando di Atos Davini, pisano doc, classe 1937, famoso personaggio della “Brigata dei dottori”, in cui interpreta la mitica Sora Colomba. Gli abbiamo chiesto com’è nata questa sua grande passione per il vernacolo, che fa parte della cultura della nostra città. Poi, ovviamente, la sua esperienza in tv coi “Delitti del BarLume”. Davini ci ha raccontato anche alcuni aneddoti curiosi sulla sua vita, come quella volta che Romeo Anconetani salvò sua madre…

Sul set de “I delitti del BarLume”

Grazie, Atos, per la sua disponibilità. Ci racconta com’è nata la sua passione per il teatro e in particolare per il vernacolo pisano?

“Fin da bimbetto mio padre mi portava a vedere le commedie del Sartori e già lì mi appassionai, poi avevo passione per il teatro e facevo dei piccoli spettacolini di varietà, come usavano a quel tempo, con un paio di cantanti e un’orchestrina. Io facevo il presentatore e raccontavo le barzellette. Un giorno mi capitò di parlare con il fondatore della “Brigata dei dottori”, Giulio Pinori, e fu così che nel 1961 ebbi l’occasione di debuttare nella commedia “Francesca da Rimini” a Colignola. Io interpretavo Guido da Polenta. Pensi che imparai la parte in due ore, dovendo sostituire l’attore titolare che aveva dato forfait all’improvviso”.

Nella vita, oltre ad essere stato un bravo attore, cos’altro ha fatto?

“Dovetti interrompere presto gli studi perché rimasi orfano di padre da piccolo, con altri 4 fratelli. Per 17 anni ho lavorato alla Richard Ginori, poi mi licenziai e da lì andai a fare il commesso da un amico che vendeva elettrodomestici. Nel 1972 fui assunto dall’Azienda ospedaliera, prima ai servizi economali a Cisanello, fino al 1981, poi passai all’Usl, dove ho finito in amministrazione all’ufficio corrispondenza, prima di andare in pensione”.

Può parlarci della sua famiglia. C’è qualcuno che ha la passione per il teatro?

“Ho sposato una donna solo religiosamente, la mia attuale moglie, lei era già sposata, con 4 figli, ma rimase vedova. Quarantaquattro anni fa feci questa unione e sono contentissimo. Si chiama Maria Pieri, la conosco come Jolanda, anche se per me è Pallina ed è pisana doc. Fino a due anni fa abitavamo a Pisa, poi con la malattia che ha, mi sono dovuto trasferire a Cascina, perché i figli abitavano lì e quindi ci siamo spostati per essere vicini a loro. Qui a Cascina ce ne sono due, uno invece vive in Thailandia mentre un altro abita in Belgio da 43 anni. Nessuno di loro ha passione per il teatro, hanno altri interessi. Il più piccolo, che vive con noi, è semi vedente, si occupa dei disabili ed ha la passione per il torball: è stato commissario della Nazionale Ciechi, ha vinto un titolo mondiale con la Nazionale Femminile ed è arrivato quarto con quella maschile. Si chiama Sandro Bensi, sia lui che gli altri fratelli portano il cognome del primo marito di mia moglie. Tutti e quattro sono miei figli acquisiti, perché il marito di mia moglie morì in un infortunio sul lavoro”.

Come vede il futuro della” Brigata dei dottori “e del vernacolo pisano in genere? Ci sono nuove leve?

“La Brigata dei dottori va avanti, malgrado io abbia dovuto rallentare un po’ per l’età, un po’ per gli impegni cinematografici. Stiamo cominciando a provare un’altra commedia e c’è già un altro sostituto validissimo che potrà prendere la mia parte quando deciderò di attaccare la parrucca al chiodo (risata). Si chiama Nicola Barbuti ed è un pezzo da novanta”

Il personaggio che ha sempre interpretato, la famosa “Sora Olomba”, cosa ha rappresentato per lei?

“Ringraziando il compianto Aldo Podestà che mi insegnò la parte nel 1963, da quel momento mi sono creato un personaggio e da lì ho trovato un affiatamento con il grande Giancarlo Peluso“.

Qualche anno fa Giancarlo Peluso è venuto a mancare, che ricordi ha di lui?

“È venuto a mancare un pezzo di me stesso, ho solo ricordi belli, era una persona straordinaria e sempre disponibile, un maestro per tutti”.

Atos Davini e Giancarlo Peluso (La Brigata dei Dottori)

Ha qualche aneddoto da raccontare con Giancarlo Peluso?

“Con Giancarlo Peluso ci siamo divertiti tanto quando si faceva la commedia ‘La Dittatora’. C’era una parte del terzo atto nel quale si andava a ruota libera. Lui cercava sempre di mettermi in imbarazzo perché improvvisava ed io avevo imparato a rispondere. C’era ad esempio una battuta dove diceva: ‘Lei, Sora Olomba, ci ha la hiorba grande, ma ci ha un cervellino piccino osi’. Tutte le volte cambiava animale: quando ero una quaglia, quando un gabbiano. Si scherzava tanto, ricordi davvero belli”.

Come è il rapporto con le altre compagnie vernacolari?

“Con il ‘Crocchio Goliardia Spensierati’, altra compagnia di vernacolo pisano, è come se fossimo un tutt’uno. Siamo amicissimi con l’avvocato Gremigni, è un bel gruppo con attori molto bravi che meritano. Con i livornesi siamo amici e ci stimiamo, naturalmente in barba alla rivalità sportiva, per ciò che riguarda il vernacolo invece siamo quasi in sintonia, buoni rapporti con loro, sia con la compagnia del vecchio Beppe Orlandi e con quella di Giuseppe Pancaccini”.

Ha avuto una parte importante nel film “I delitti del Barlume” del regista pisano Roan Johnson. Che esperienza è stata?

“Una persona della produzione mandò una e-mail ad Alfonso Nardella, che ora è presidente della Brigata dei Dottori oltre che del Centro Sportivo Italiano di Pisa. Lui la girò sia a me che a Giancarlo Peluso: cercavano delle figure per questo film, ed io e Giancarlo andammo al provino che si svolse al teatro ‘Vertigo’ di Livorno. Arrivati là io feci il provino mentre Giancarlo non volle farlo perché non se la sentiva, in quanto aveva 84 anni mentre io ne avevo 10 meno. Il provino andò bene e mi presero. In quel periodo c’era il primo regista, Eugenio Cappuccio, e lo scrittore pisano Marco Malvaldi, il quale avendomi visto in teatro fu contento che mi fosse stata assegnata la parte di Pilade Del Tacca. L’anno dopo la regia passò al pisano Roan Johnson, che ha creato una famiglia ed un gruppo in sintonia, dove ci si diverte tutti”.

Una curiosità sui vecchietti del Barlume: qual è il compagno di carte con cui va più d’accordo?

“Sembrerà una cosa strana, ma, a parte Benvenuti, che è un maestro da cui ho imparato tanto, quello con cui vado più d’accordo è il labronico Marco Marziali, che tra l’altro fa le parti del pisano quando recita nel vernacolo livornese. Nonostante ci si sfotta campanilisticamente fra Pisa e Livorno, siamo davvero amici, anzi fratelli. Comunque con tutti c’è un bel rapporto”.

Un’altra piccola curiosità: vi capita mai, nelle scene del Barlume, di aggiungere qualcosa di vostro, oppure non potete farlo perché Roan Johnson vi bacchetta?

“Non è che ci bacchetta, ma a volte capita di cambiare qualcosa. Gli viene detto prima e lui ci dice che gli sta bene”.

E qualche battuta in vernacolo pisano con Roan Johnson ci scappa?

“Eoh, anche lui è pisano come noi, anzi a volte esplode con un Forza Pisa!”

Film famosi nei quali le sarebbe piaciuto recitare?

“Qualche film l’ho fatto, anche dei ruoli per la Rai in ‘Delitti Privati’, alcune comparsate nel” Marchese del Grillo e in ‘Domani accadrà’. Benvenuti mi chiamò a fare alcuni ruoli più consistenti in due suoi film. Poi ne ho fatto uno a Pontedera dal titolo ‘La marea silenziosa’. Insomma, qualcosa ho fatto e sono contento perché, da persona modesta che ha dovuto prendere la licenza media a 30 anni, perché da piccolo ero dovuto andare presto a lavorare, come avevo detto in precedenza, non mi pare poco. Sono un autodidatta, ho scritto sonetti e poesie in vernacolo pisano e questo lo devo particolarmente a Giancarlo Peluso ed a monsignor Silvano Burgalassi, che mi hanno spronato e insegnato. Ho vinto anche il premio ‘Delfino d’argento’ a Viareggio, segnalato dal teatro amatoriale italiano come migliore caratterista femminile. Qualcosa modestamente ho fatto”.

Da Pisano doc sarà sicuramente attaccato alla sua città. Cosa le piace di più, cosa cambierebbe e che futuro vede per essa?

“Della mia città mi piace tutto. Come ho scritto nella mia poesia dal titolo ‘Pisanite’, la vedo bella in tutte le maniere, non cambierei nulla, magari un pochino più di ordine a livello di sicurezza e di senso civico da parte di qualcuno, anche se è una cosa comune a tutte le città. Per l’amore che ho per Pisa vedo un futuro positivo”.

Seguirà anche le vicende del Pisa Sporting Club. Che idea si è fatto sulla società, sui giocatori?

” Riguardo alla proprietà con Corrado e Knaster mi sembra stia andando bene, con D’Angelo abbiamo un bravo allenatore, un buon parco giocatori, poi abbiamo Lucca che dovrà esplodere, poi abbiamo altri giocatori come ad esempio Toure’ che, a mio avviso, avrà un grande avvenire

Il sogno nel cassetto?

“”Chiaramente è la conquista della serie A, però vorrei concludere l’intervista raccontando un aneddoto avuto con il grande presidente Romeo Anconetani”.

Dica pure, Atos, sono tutto orecchie…

“A quel tempo mia madre, grande tifosa del Pisa, ebbe una emorragia. Mia moglie telefonò in sede e poi vi si recò per lasciare un biglietto indirizzato al presidente, Romeo Anconetani. C’era scritto che mia madre, ricoverata in ospedale, avrebbe desiderato vederlo. Ebbene, lui andò a trovarla accompagnato dall’allora medico sociale dottor Fabio Ciuti e le portò un mazzo di fiori. Come per miracolo, da quel momento, mia madre migliorò ed andò avanti per altri 10 anni. Su può tranquillamente dire che Romeo Anconetani ha salvato mia madre”.

Maurizio Ficeli

 

 

Foto: Atos Davini e Roan Johnson (Facebook)

 

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Un fiume unisce la Toscana e rappresenta il modo di vivere forte e intraprendente del suo popolo. L'Arno.it desidera raccontarlo con le sue storie, fatiche, sofferenze, gioie e speranze. Senza dimenticare i molti toscani che vivono lontani, o all'estero, ma hanno sempre nel cuore la loro meravigliosa terra.

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