Fenomenologia dell’Antico Vinaio

- Si va a mangià?
10 Gennaio 2022

Posti dove si mangia bene, coi sapori di una volta, ce ne sono tanti in Toscana. Ma non tutti varcano i confini della Regione aprendo locali a Milano, Roma e persino a New York. Solo per questo l’Antico Vinaio merita un plauso. Ma cosa c’è dietro questo successo? Per cercare di capirne di più partiamo dalle origini.

L’Antico Vinaio nasce nel 1997, quando il locale di via de’ Neri, nel pieno centro di Firenze, viene rilevato da Daniele Mazzanti, padre di Tommaso, l’attuale titolare. Acquista anche il nome, dalla famiglia Posani. Quella scelta imprenditoriale non è figlia del caso. I Mazzanti gestiscono già una gastronomia dal 1989 in via de’ Neri, vicino al Vinaio, quindi conoscono bene il mercato e le sue potenzialità. Le cose vanno bene e nel 2007 i Mazzanti decidono di aprire al posto della gastronomia il secondo Antico Vinaio. In tutto lavorano dieci persone, tra familiari e dipendenti.

Tommaso, che non va più a scuola e ha in tasca solo la terza media, viene mandato dal babbo a farsi le ossa lavorando nelle retrovie del locale: come lui stesso racconta per un anno pulisce le pentole e farcisce le schiacciate. Sarà un’esperienza fondamentale, un “master” sul campo. Nel 2008, finita la gavetta, Tommaso arriva in prima linea, lavorando dietro il bancone. In dieci anni la “bottega” si trasforma in azienda e cresce, aprendo diversi negozi. Dalla fine del 2016 Tommaso la prende in mano. Ora i negozi in tutto sono nove: quattro nel centro storico di Firenze, uno al centro commerciale dei Gigli, sempre a Firenze, due a Roma, uno a Milano e uno a New York. Mazzanti, sempre più lanciato negli affari, ha rifiutato una proposta “indecente” dagli Emirati Arabi. Parla di cifre folli… ma ha detto no, come spiega lui stesso al Corriere fiorentino, “volevano snaturare il progetto, e questo non lo accetto”. Se ci riflettiamo un attimo il segreto del successo è tutto lì: non essersi svenduti, mantenendo ben salde le tradizioni. Poi, certo, ci sono anche altri ingredienti e la bravura. A livello comunicativo ma non solo.

Tommaso Mazzanti è in gamba coi social network. Prepara i video con cui presenta le sue “invenzioni”, le schiacciate con le farciture più disparate e gustose, ma è soprattutto il modo in cui ne parla che è vincente. È allegro, spontaneo, non si prende troppo sul serio ma, al contempo, trasmette la bontà dei suoi ingredienti e, con naturalezza, ti fa sentire il profumo della schiacciata bella calda, condendo ogni video con l’immancabile “bada come la fuma” (guarda come sta fumando). A volte, forse, esagera un po’ con gli ingredienti: mette un kg di affettato o di burrata nella schiacciata fumante, ma lo fa, crediamo, solo per fare scena.

Fatte le dovute proporzioni Tommaso Mazzanti è un mix tra Ray Croc e i fratelli McDonald, Maurice e Richard. La loro storia è stata raccontata in modo memorabile dal film The Founder. Tommaso non è Michael Keaton, che nel film interpreta Ray Croc, l’uomo che “ruba l’idea” ai due fratelli californiani e si inventa la catena di fast food che avrà un successo planetario. Tommaso non ha rubato nessuna idea ma solo lavorato tanto con la sua famiglia. Solo che ha avuto la bravura e la capacità di non mettersi seduto a contare i soldi e le schiacciate farcite, ma ha saputo guardare oltre, ha avuto visione (capacità imprenditoriale,) fortuna (indispensabile) ma anche coraggio e intelligenza. E, soprattutto, non si è genuflesso al dio denaro: non ha cambiato i connotati del suo Antico vinaio, ma è rimasto fedele alle origini. Cercando, anzi, di esportare il modello fuori Firenze. La comunicazione e i social hanno fatto il resto, ma guai a pensare che sia tutta aria fritta, opera di “influencer” più o meno blasonati. Dietro c’è anche tanta “ciccia”, cioè sostanza. E il prodotto, che è buono. Ora, pensate un po’, il caso Antico VInaio viene studiato dagli studenti della Bocconi…

In Toscana ci sono tanti altri esempi di posti dove mangiare bene e spendere il giusto (non troppo). Vi abbiamo raccontato alcune storie interessanti, le prime che ci vengono in mente sono i due Fratellini, in una traversa di via de’ Tornabuoni, pieno centro di Firenze, e il mitico bar-tabacchi-alimentari Dar Giannini, in una frazione di Palaia (Pisa). Ma vi abbiamo parlato anche del Montino, a Pisa, tempio della pizza e della mitica cecìna (torta coi ceci). Sono rimaste piccole attività, senza sogni di grandezza. Ma non hanno nulla da invidiare all’Antico Vinaio. E il bello è che, in Toscana, ce ne sono ancora tante di queste attività. Vi invitiamo a scoprirle, sparse negli angoli più o meno sperduti della regione, ad apprezzarne i prodotti e a parlare di loro. Raccontateci le loro storie, fatecele conoscere. Sono una ricchezza enorme da salvaguardare.

 

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Giornalista.

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