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Donare una speranza. Yara Gattavecchi, analisi di un gesto di solidarietà

- Cronaca
8 Gennaio 2022

Yara non c’è più. Aveva 16 anni. Una tragica fatalità l’ha privata della vita. Tutto accadde a Montepulciano il 24 luglio. Il fatto nella sua drammaticità è semplice da descrivere. Due ragazzine, ove una era la migliore amica dell’altra, passavano il tempo giocando e parlando come accade fra coetanei. Poi l’amica di Yara, volendole dimostrare che sapeva guidare un’automobile, si è messa alla guida dell’auto dei suoi genitori parcheggiata in una piazzola riservata e, invece di inserire la retromarcia, ha innestato la prima. L’auto parte di scatto schiacciando Yara contro un muro. La gravità di ciò che era accaduto è emersa subito. Viene chiamato il 118 e poco dopo arriva l’elisoccorso che la trasporta all’Ospedale Le Scotte di Siena. Tutto inutile. Yara cessa di vivere.

Fin qui è quanto emerge dai fatti accertati: un’assurda tragedia provocata da una giovanile imprudenza. Ma è proprio in questi momenti di dolore che emergono i migliori sentimenti della famiglia Gattavecchi. All’Ospedale, come mi diranno Lilian (la mamma di Yara), Gionata (il padre), Maurizio e Yanniik e Maria (fratelli), viene chiesto loro dai medici, con tatto e gentilezza, se autorizzavano il prelievo degli organi al fine di salvare quelle persone in attesa di un trapianto. La loro risposta unanime, dopo un confronto di pochi minuti, è positiva.

Noi dell’Aido regionale sapevamo poco di quanto era accaduto e siamo stati ricercati dalla famiglia solo quando c’è stata la commemorazione di Yara (il 26 settembre) presso la sala del Consiglio comunale ove il sindaco ha pronunciato frasi plauso per il gesto compiuto dai familiari. È stato letto un messaggio da Ivo Cortonesi (presidente della locale sezione dell’Aido di Montepulciano), inviato dell’ex presidente regionale Aido Umberto Biagi, ma la parte più significativa è stata quella esposta da Carmine Mancini (vicario dell’Aido regionale) il quale, avendo un figlio trapiantato di fegato, non ha fatto altro che ringraziare tutti i familiari di Yara per il loro gesto.

La commozione era alta e con le lacrime agli occhi Carmine e Lilian si sono ritrovati abbracciati e seguiti d’impulso da tutti i familiari. Finita la commemorazione in Comune c’è stata nella Cattedrale la cerimonia funebre e dopo la conclusione abbiamo ricevuto dai coniugi Gattavecchi l’invito ad andare a pranzo da loro in quanto sono i proprietari di un ristorante dove appena giunti mi è stato chiesto di scrivere qualcosa dell’accaduto. Ho accettato l’invito. Sebbene il clima fosse carico di pathos mi sono appartato con i familiari di Yara e la prima domanda che ho posto loro è stata: “Perché l’avete fatto?” Dopo la mia frase si è creato un silenzio durato circa un minuto mentre tutti intorno a me si guardavano negli occhi. Il silenzio era imbarazzante per cui ho formulato un’altra domanda: “Eravate iscritti all’Aido?”.

È Lilian che prende la parola e senza mai fermarsi: “No nessuno di noi era ed è iscritto all’Aido e neppure se ne parlava in casa. È sciocco ma parlare di donazione organi era considerato poco piacevole. Certo sapevamo che esiste l’Aido e conosciamo bene il suo presidente Ivo Cortonesi ma mai ci siamo posti il problema. Nessuno è così sciocco da non sapere che nella vita accadono avvenimenti tristi ma d’istinto si evitano”. Si ferma per pochi secondi le trema la voce e riprende: “Noi in famiglia siamo tutti religiosi ma io in qual momento non pensavo a Dio e nemmeno mi sono posta il problema generico della solidarietà. Nel cervello c’era solo un pensiero ‘Yara non c’è più’ e questo pensiero mi rimbalzava senza sosta e allora che mi sono identificata in tutte quelle mamme che vedono lentamente morire i loro figli perché mancano gli organi. Questo non è giusto”. Si alza è visibilmente commossa.

Proprio in quel momento giunge nel ristorante la madre dell’amica di Yara che ha provocato l’incidente e con tutta la cautela del caso le due mamme si guardano e d’impulso si abbracciano. L’unica frase che colgo, ma non sono sicuro chi sia a pronunciarla (anche se ritengo sia Lilian), è questa: “È stata un’assurda tragedia. Non ci sono colpevoli”. I familiari annuiscono e mi chiedono solo di scrivere qualcosa sulla loro sorella ragazzina che non ho mai conosciuto.

Chi era Yara? Aveva 16 anni e frequentava il terzo anno di liceo conquistandosi la sufficienza e riportando le parole del Preside “non era la migliore dell’istituto ma se la cavava”. Amava molto la musica, aveva una bella voce, le piaceva cantare e il suo desiderio era quello di emergere come cantante o come attrice ed era determinata a specializzarsi appena conclusi gli studi liceali. Le piaceva molto il colore verde e indossare felpe colorate. Era molto generosa e una delle sue frasi scritte nel suo diario era “Buon Giorno. Oggi ricordati di dare il meglio di te. Yara Gattavecchi”. Altro non so e mi fermo ma sono convinto che Yara sarà ricordata nel tempo sia da coloro che hanno ripreso una vita normale in quanto ne hanno nel loro corpo una sua parte, sia da tutta la comunità di Montepulciano ad iniziare dalla locale sede Aido che ha mutato il proprio nome da “Aido Montepulciano” in “Aido Montepulciano sezione Yara Gattavecchi”.

Per quanto attiene noi della Giunta Regionale siamo rimasti colpiti sia dall’accaduto sia dal decoroso comportamento mantenuto dalla famiglia Gattavecchi durante gli incontri che hanno avuto con le Autorità civili e religiose di Montepulciano. Il 18 dicembre eravamo attesi dalla famiglia (che ci ha ricercato) e abbiamo consegnato loro una tovaglia ricamata dalle signore iscritte all’Aido di Siena (quanto accaduto ha avuto ampia risonanza) e un nostro dono quale ricordo della nostra presenza. Incontro non facile perché permeato da tristezza che l’approssimarsi del Natale ha reso più melanconico. Ad Deum Yara. Ad Deum.

Giuseppe Di Colo
Segretario regionale Aido

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