Guido Martinelli

Nel mio vagabondare nel mondo artistico pisano non mi ero ancora imbattuto in operatori cinematografici. Nonostante ami molto l’ottava musa l’avevo ignorata fino a poche settimane fa quando il fato, divinità birichina, ha pensato di portarmi nei territori frutto dell’ingegno dei fratelli Lumiére. Spinto da una mano amica sono finito per caso, una sera, in una saletta dove si proiettava, con le dovute cautele del momento pandemico, un corto girato a Pisa da due fratelli film-maker pisani, sia pur d’adozione. Parlo dei fratelli Carlo e Luigi Peccia, professori di scuola media e registi del corto “Fame d’aria”. Sono andato a cercarli per saperne di più su di loro e sulla loro opera, sia sulle belle musiche originali create da un altro professore di scuola media quasi loro coetaneo: Cosimo Cristiano Acquaviva (nella foto Luigi Peccia, Cosimo Cristiano Acquaviva e Carlo Peccia).

Come d’abitudine vi invito a presentarvi…
Carlo: “Siamo due fratelli: Carlo e Luigi Peccia. Abbiamo 33 e 36 anni e siamo insegnanti di scuola media statale. Luigi è laureato in Lettere mentre io, Carlo, in Ingegneria. Condividiamo una gran passione per il cinema nata dalla visione assidua e sistematica di tanti film, soprattutto del cinema d’autore”.
Luigi: “Dalla visione siamo successivamente passati all’azione iniziando dalla scrittura. Prima di iniziare a scrivere sceneggiature Carlo ha frequentato una scuola di regia a Firenze dove si è diplomato e alla fine di questo percorso ha preso il via il nostro percorso”.

Bene, allora Carlo ci racconti questa sua esperienza formativa.
“La scuola, privata e molto qualificata, si chiama ‘Scuola Nazionale Cinema indipendente’ (SNCI): è attiva nel capoluogo toscano da più di vent’anni e la sovraintende il regista Salvatore Vitiello. Questa scuola offre corsi di varia tipologia cinematografica e nel corso di regia che ho frequentato si affrontavano varie tematiche come la sceneggiatura, il montaggio, la fotografia e un po’ di produzione. Insomma, tutti gli aspetti della creazione filmica. Alla conclusione del corso ho partecipato a uno stage dell’”Alfea cinematografica” sulla realtà pisana facendo un periodo di tirocinio col regista Stefano Nannipieri. In quei due mesi li ho supportati nella registrazione di eventi pubblici pisani come il Gioco del Ponte”.

E dopo la scuola?
“Dopo il periodo formativo ho deciso di mettermi un po’ alla prova condividendo la mia fatica con Luigi. All’inizio abbiamo scritto insieme delle sceneggiature, sempre per dei corti, che abbiamo mandato un po’ in giro ricevendo un piccolo riconoscimento. Una di queste è stata segnalata tra i finalisti al ‘Festival del cinema povero’ che si tiene da anni ad Ispra, bella località sul Lago Maggiore in provincia di Varese”.

E poi?
“In seguito ci siamo resi conto di voler provare a realizzare i testi che scrivevamo”

Così vi siete messi in proprio. Quanti film avete girato fino ad ora Luigi?
“Quattro cortometraggi di finzione e un piccolo corto di testimonianza sul Teatro Rossi di Pisa. Il primo corto di finzione è stato girato nell’estate del 2019 e s’intitolava ‘Apotropaico’. Il secondo, nel dicembre del 2019 dal titolo ‘La vigilia’, che di recente è stato pubblicato su Youtube, dopo aver esaurito il suo percorso festivaliero. Durante l’estate del 2020 abbiamo girato il mini documentario sul Teatro Rossi. Nell’autunno-inverno 2020 abbiamo invece girato un piccolo cortometraggio sperimentale e autarchico dedicato al tema del Covid, perché eravamo in pieno periodo di restrizioni e quindi io e Carlo ci siamo messi in giro per Pisa per documentare la situazione”.

Quanto dura?
“Quindici minuti. Non è ancora fruibile perché sta precorrendo un piccolo percorso festivaliero con una casa di distribuzione e da marzo, a due anni di distanza dal primo lookdown, sarà libero di essere visto in rete, proprio come è accaduto all’altro cui accennavo prima. L’ultimo cortometraggio, girato nell’agosto 2021 è, appunto, ‘Fame d’aria’”.

Di cui vorremmo parlare ora. Come nasce, in genere, l’idea dei vostri film?
“La scrittura delle sceneggiature viene realizzata insieme, ma a volte i soggetti, le idee, piccoli abbozzi, invece, nascono individualmente da uno di noi due, per essere poi esaminate e sviluppate insieme”.

Di cosa parla questo corto?
Carlo: “Racconta un piccolo episodio riferito a una ragazza che fa la rider per supportare il padre, ormai non più autonomo in quanto reduce da anni di lavoro che lo hanno portato a una condizione di minorazione psicofisica. Questa ragazza, durante una delle sue consegne, s’imbatte in un episodio cinico, violento, una sorta di esperimento sociale nel quale viene coinvolta”.

La tematica sottesa qual è?
Luigi: “Come dicevo prima, in genere lo spunto iniziale di ogni sceneggiatura parte da una riflessione su cui costruire un’allegoria. In questo caso volevamo parlare dell’illusione dell’arricchimento a facile portata di mano. Nel mondo in cui viviamo spesso ci viene detto che se lavoriamo duro ci sono le possibilità, non solo di vivere e sopravvivere, ma addirittura di arricchirsi. In realtà noi pensiamo che dietro questo pensiero ci sia una grande mistificazione; un grande meccanismo illusionistico che dietro la speranza di un facile arricchimento cela uno sfruttamento come quello in cui incappa la nostra protagonista. In realtà lei è una sfruttata”.

Quanto dura questo film?
“Circa quindici minuti. Di solito sono queste le lunghezze medie dei corti”.

Quali sono i vostri registi di riferimento?
Carlo: “È una domanda molto difficile anche quando la faccio da solo. In realtà ho visto così tanti film che è difficile dire quali siano. Posso citarne alcuni più recenti, per esempio sul filone coreano che apprezzo molto, certamente Kim Ki-duk, scomparso da poco, autore di opere come ‘Ferro tre-la casa vuota’ e ‘Pietà’, vincitrici di premi al Festival di Venezia, e altri film meravigliosi. Sul versante europeo potrei citare l’austriaco Michael Haneke, che è uno degli autori che preferisco, i fratelli belgi Jean Pierre e Luc Dardenne Fratelli come voi… (sorride). Faccio più fatica a ritrovare un autore italiano vivente. Forse potrei citare Alice Rohrwacher (interviene Luigi). I fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo (Carlo) che stanno tirando fuori dei film interessanti come “Favolacce”…

Che invece non sono riuscito ad apprezzare perché son più “stagionato” di voi…
(Carlo, sorride): “È bellissimo. Poi ci sono tanti registi del passato e la lista sarebbe infinita: Pasolini per primo”.

Il primo film che le viene in mente?
Carlo (col supporto del fratello): “Rosetta dei fratelli Dardenne (tra fratelli ci s’intende…)”.

Ora veniamo al musicista. Signor Cosimo Cristiano Acquaviva, tocca a lei presentarsi…
“Sono docente anch’io di scuola media, diplomato in pianoforte, e ho sempre avuto la passione della composizione. Ho avuto una breve esperienza di due-tre anni con la cantautrice pisana ‘Sara dei vetri’, progetto musicale della cantautrice pisana Sara Bianchi, con cui abbiamo vinto pure un premio ‘Ciampi'”

Aveva già composto musica da film?
“Avevo già scritto due colonne sonore per i miei amici Peccia: ‘Apotropaico’ e ‘La Vigilia’”.

Stavolta che scelta ha fatto?
“Sono partito da un’idea che ho fatto subito ascoltare a Carlo e Luigi ed era praticamente una marcia per banda. Siccome non ho a disposizione una banda reale che li possa suonare e devo trovare degli strumenti virtuali, quasi per scherzo ho avuto un’ispirazione e ho realizzato un arrangiamento western”.

Come si collega il western con la storia?
“Secondo me questo corto potrebbe essere definito un western rovesciato nel senso che vi è presente il tema dell’illusione come diceva Luigi, ma c’è anche un finale in cui ironicamente questi portatori di illusioni vengono dipinti come dei falsi eroi e quindi, anche un po’ per scherzo, ho mandato questa mia versione ai ragazzi senza avvisarli. A loro è piaciuta e quindi abbiamo valorizzato questo aspetto che, a mio parere, era in nuce nel corto”.

Il corto in quali zone di Pisa è stato girato?
Carlo: “Gli interni del film li abbiamo girati nella villa Lazzarino a Porta a Lucca, poi in zona centro città e le scene finali in uno stabile di Ospedaletto della “Sud”, un’azienda che si occupa di prodotti gastronomici”.

Quanto è costato?
Carlo: “Intorno ai 10.000 euro”.

Come vi siete finanziati?
Luigi: “Con un po’ di crowdfunding e il resto con l’autoproduzione”.

Dove si può vedere questo corto?
Luigi: “Attualmente nei festival specifici per corti, come accennavo prima”.

Per quanto tempo?
Luigi: “In genere un anno e mezzo. È un ciclo annuale”.

Quanti festival proietteranno il vostro film?
Luigi: “Il più possibile, dipende dalle decisioni della casa di distribuzione”.

Che sarebbe?
Carlo: “L’Associak Distribuzione di Roma che si occupa di distribuzione di corti ad alto livello e li accetta solo se li ritiene validi. Dopo quel percorso speriamo in numerose proiezioni successive in modo da poter coprire, almeno in parte, le spese. Altra nostra speranza è di riuscire, col tempo, a fare degli scatti in avanti trovando delle collaborazioni con case di distribuzione più strutturate che magari possano aiutarci a reperire risorse per i nostri futuri lavori”.

Tutti e tre siete pisani d’adozione perché venite da altre zone della nostra nazione, quali?
Carlo: “Noi veniamo da Postiglione, un piccolo paese di duemila abitanti alle pendici dei monti Alburni nel Cilento, provincia di Salerno”. Cosimo: “Io, invece, da Martina Franca, grande e importante centro in provincia di Taranto, in Puglia”.

Zone meravigliose del nostro stupendo Sud, una miniera di talenti e di creatività. Progetti per il futuro?
Luigi: “Andare, come sempre, alla ricerca di una nuova storia interessante che sia realizzabile”.

Avete già un’idea?
“Abbiamo una sceneggiatura su cui stiamo lavorando però dobbiamo capire ancora come, dove, quando…”.

Alla fine della breve e interessante chiacchierata mi faccio dare dai due promettenti film- maker i nomi di tutte quelle altre persone, oltre il musicista Acquaviva, che li hanno accompagnati in questo bel percorso filmico rendendo “Fame d’aria” un’opera interessante che suscita molte riflessioni.

Gli attori: Barbara De Simio, Giacomo Rotili, Miriam Triani, Luca Benedetto, Giuseppe Capuano. Direttore della fotografia e colorist: Lucio Lepri. Aiutoregista e montaggio: Guido Zipoli. Fonico di presa diretta: Lorenzo Della Ratta. Scenografia: Alessandra Panattoni. Trucco: Gianni Del Buono. Segretaria di edizione: Ivana Cappucci. Mixaggio audio: Giovanni Mandia. Assistente alla produzione: Lorenzo Faciani.

Saluto e ringrazio i registi formulando loro i migliori auguri per i loro futuri progetti, e mentre ritrovo la strada di casa mi accompagna una definizione del cinema di un regista argentino, Gaspar Noè, letta tempo fa, che mi pare sia adatta all’idea di cinema dei due fratelli Peccia: “Il cinema è una reinterpretazione del mondo”. Che il cinema ci serva per riflettere, meditare sulle nostre azioni, per cercare di cambiarle in meglio.

Scrivi un commento