Ilaria Clara Urciuoli

L’emozione di riportare a nuova vita ciò che tante vite nasconde si palesa nella scoperta, nell’osservazione del dettaglio svelato esaminando e ripulendo i tanti centimetri quadrati di pietra forte (con il suo colore dorato) che danno solidità a uno degli edifici più importanti della Firenze medievale, il Palazzo del Bargello.

Oggi questo gioiello cittadino si mostra con una nuova pelle dopo un restauro durato 15 mesi. In 425 giorni la squadra, composta da 24 tra restauratori e operai specializzati, diretti da Giancarlo Lombardi sotto la supervisione di Maria Cristina Valenti, responsabile unico del procedimento e capo dell’Ufficio tecnico dei Musei del Bargello, ha portato a termine un progetto unitario di revisione complessiva, il primo che ha interessato l’edificio nella sua interezza dopo quello imponente conclusosi nel 1865 con la nascita del Museo Nazionale dedicato alle arti del Medioevo e del Rinascimento.

In quella occasione le maestranze dovettero ripercorrere a ritroso le sorti del Palazzo che, costruito nel 1255 per essere sede del Podestà, il magistrato che amministrava la giustizia, si trasformò nel Cinquecento in prigione. Gli affreschi furono coperti e gli ambienti ampi divisi in celle, anima triste della giustizia: lì vi si insediò il capo della polizia, il bargello.

Il nuovo Regno d’Italia riportò alla luce i colori che sulle pareti prendevano vita mostrandoci, tra gli altri, il viso di Dante che proprio in quegli ambienti, circa sei secoli prima, fu condannato in contumacia.

Con questo nuovo intervento si è proceduto alla pulitura della pietra, alla verifica della sua resistenza e, laddove necessario, al suo consolidamento, oltre che al restauro di 128 stemmi, 93 merli, 199 mensole in pietra e 124 finestre tra cui quella monumentale del Salone di Donatello, per la quale è stato necessario realizzare un nuovo telaio. Un lavoro costato in totale 1 milione e 800 mila euro finanziati dal Ministero della Cultura e grazie al quale è stato possibile mappare tutta la superficie del palazzo scoprendone dettagli che ne rivelano aspetti quasi intimi: sono infatti emerse le firme degli scalpellini che hanno lavorato alla realizzazione e alla manutenzione dell’edificio, delle date incise sulla pietra, ornamenti scolpiti nei capitelli di marmo e tracce di pittura precedentemente non notate (come quelle sulle finestre del cortile).

Ciò che potremo trovare al Palazzo del Bargello sarà, dunque, una nuova narrazione attraverso i dettagli che, ora emersi, potranno farci vedere con occhi nuovi questo enorme testimone dei tempi, non solo come contenitore di meravigliose sculture – anime della vita politica fiorentina del Rinascimento – ma anche come presenza insieme di Storia e storie.

Ilaria Clara Urciuoli

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