Paolo Lazzari

Atelier: un concetto che suggerisce standard insidiosi ovunque lo appiccichi. Gli angoli non si lasciano levigare. L’atmosfera si intride di un’aria spessa come un panetto di burro. Standard e aspettative subiscono impennate convulse. Un Atelier che flirta con il dizionario della pasticceria, almeno in Toscana, apre a scenari sufficientemente inediti da far detonare bordate di curiosità diffusa.

Se poi alla ricetta aggiungi manciate abbondanti di uno dei nuovi guru del segmento dolci, ecco che il il risultato è servito. Damiano Carrara che apre il suo negozio a Lucca, nella città in cui è nato, diventa una notizia per l’approccio metodologico. Non un posto dove sorseggiare caffè e addentare una friabile brioche, ma un luogo esclusivo, patinato eppure accogliente, dove scegliere un dolce che fende i dogmi della pasticceria di vecchia scuola, per imprimerti sussulti interiori.

Damiano è il classico self made man: eppure l’esistenza di questo fresco trentaseienne la imbrigli male nella storiella a lieto fine. Il sorriso affabile, lo sguardo perennemente sornione, il fascino esercitato verso il target femminile che pulsa un’approvazione collocata ben oltre la pasta frolla: oggi Damiano è una star, ma fino a qua c’è arrivato a colpi di determinazione e botte inferte dal fato. Il distinguo è vitale, perché se entri nell’Atelier vieni subito catturato dalla luce che balugina sul marmo, dagli intrecci tra gli inserti dorati ed il vetro lucido, che suggerisce trasparenza e accuratezza. Tutto ti sembra, questo posto, meno che una pasticceria tradizionale. Una boutique di orologi da collezione potrebbe avere questo aspetto. Non bisogna confondersi però, perché l’approdo è quello giusto, premiante, rispetto ad un percorso lungo e basculante.

Serve sempre un punto di rottura. Quello di Damiano è un lavoro in fabbrica smarrito senza colpa, appena uscito dalle superiori. C’è chi si appallottola come un kleenex usato e chi reagisce. Lui appartiene alla seconda categoria e lo fa presente ai suoi genitori ed al fratello minore, Massimiliano. Un volo per la California che assomiglia ad una puntata con il destino seduto al tavolo, i primi passi che ispezionano la nuova vita come bartender e poi, dopo qualche anno, l’apertura delle prime pasticcerie a stelle e strisce. Quindi il talento e la sorte che si annusano alla perfezione, fino a condurlo sui grandi schermi negli Usa.

Il richiamo in Italia, dove diventa giudice di Bake Off, è una conseguenza naturale. I primi libri si affastellano. Il seguito sui social lievita come uno dei suoi dolci più riusciti. Eppure se Damiano Carrara piace così tanto, il motivo abita altrove. Il fatto è che, pur accedendo con entrambe le scarpe ad una dimensione mediatica, lui continua a fregarsene dell’etichetta: la parlata è lucchese, la terminologia affonda nel vocabolario toscano, i modi restano colloquiali. Non è rigido e impostato, come certi suoi autorevoli colleghi. Non cerca di essere qualcun altro. All’inaugurazione dell’Atelier a Lucca, davanti a centinaia di fan accorsi da tutta Italia, se ne esce fuori con un irresistibile “Ho messo il mi’ babbo a frigge“.

Si capisce quindi, come il mondo di Damiano sia oggi un sofisticato gioco di contrasti. L’eleganza dell’Atelier è soltanto uno strato di un’anima composita, punteggiata di toscanità irriverente e piacevole. Al timone del nuovo progetto e al suo fianco anche ogni giorno, c’è la trentunenne Chiara Maggenti: la coppia si sposerà il prossimo 9 di luglio. Nel frattempo Chiara, un profilo Instagram in crescita verticale dove spesso spunta il cane Paco, si occuperà a tempo pieno di fare da manager per l’Atelier. Tra praline, dolci della tradizione italiana e incursioni americane, Damiano ha inciso un nuovo capitolo della sua vita professionale: forse più glamour, magari più commerciale, ma con quella spolverata di granella toscana che, di certo, rimarrà sempre l’ingrediente principale.

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