Guido Martinelli

L’ozio estivo è sicuramente un momento privilegiato per la lettura. Il relax, in mare o in montagna, facilita l’attenzione e la ricerca di un buon libro che permetta di andar via con la mente verso altri lidi interiori o esteriori. Tra i generi letterari, senza dubbio la poesia si presta bene a far parte di quest’opera di evasione dal tran tran quotidiano per andare dentro i nostri sentimenti importanti e le nostre emozioni più profonde
Per scambiare due parole sull’argomento mi sono allontanato nel tardo pomeriggio dai lidi marini per incontrare una poetessa pisana, Cristina Lastri, già conosciuta e apprezzata da alcuni anni.

Cristina, si presenti!
Sono Cristina Lastri e cronologicamente nasco d’estate a ridosso degli anni sessanta all’ombra della torre pendente. Infatti il prato dei miracoli, con tutte le sue bellezze, mi è molto familiare e caro avendoci passato l’infanzia. Già all’epoca mi sentivo figlia di quella bellezza “total white” che si nota d’impatto appena siamo li di fronte a quei capolavori.
Poi sono cresciuta e coi miei tempi sono riuscita a prendere una laurea in scienze motorie a Firenze, città bella anche se ho sempre preferito i lungarni natii a quelli gigliati, come sosteneva pure il sommo Leopardi, tanto per dirne una. Ho intrapreso quindi la carriera scolastica e dopo un po’ di precariato sono riuscita a diventare una docente di scuola primaria. Sono la maestra a righe perché sono sempre riuscita a insegnare materie letterarie. Col tempo ho incominciato piano piano a muovermi anche in altri settori oltre quello lavorativo e negli anni duemila ho riscoperto una vena creativa, la scrittura, che era sempre stata una mia passione latente fin dai tempi della scuola superiore. Questa passione l’ho riscoperta e coltivata attraverso corsi di approfondimento di scrittura nei vari generi letterari.

I suoi autori di riferimento?
Mi piace molto la leggerezza di Italo Calvino e la dialettica di Tabucchi per la prosa. Pensando, invece, ai poeti, potrei dire che contengo moltitudini citando Walt Whitman. Mi piace molto sia la poesia di Emily Dinckinson che quella struggente di Amelia Pozzi e sono riuscita a entrare nelle loro poesie studiando anche la loro vita. Un viaggio, questo, che ho intrapreso molto volentieri dato che non si può scindere la vita dell’autore dalla sua produzione letteraria. Mi piace anche il background della follia della Alda Merini, la Szymborska quando parla della poetica degli oggetti. Tra i contemporanei apprezzo la poesia colta di Magrelli e mi piace strizzare l’occhio anche a quella performativa di Guido Catalano, visto di recente nella nostra città al Giardino Scotto, che meriterebbe di essere approfondita in uno spazio a sé stante.

In un’altra puntata…
Appunto. Amando la musica vorrei anche citare i versi in musica dei cantautori tipo De Andrè, Battiato e tutti quelli noti e amati da tutti coloro che se ne intendono.

Ci parli della sua produzione letteraria. Quante sue sillogi sono state edite?
Allo stato attuale sono tre, anche perché sono un po’ parca. Ho iniziato, come detto, una ventina di anni fa, ma ero inizialmente un po’ timida e li tenevo nel cassetto. Piano piano ho preso fiducia e ho ritenuto di essere pronta per proporre a un pubblico più vasto quello che avevo da dire e l’ho detto in poesia. La mia prima pubblicazione risale al 2009 e s’intitola “D’istanze” per la “Giovane Holden” di Viareggio. Dopo qualche anno è uscito “Rosso profondo” per la “Zona Contemporanea editrice”.

Che io ho apprezzato per la sua originalità…
Grazie. E’ una silloge particolare per cui mi sono spesa tanto a livello multimediale andando oltre la pagina con dei video. L’ultima, a distanza di quattro anni, è uscita verso la fine del 2019 e s’intitola “Verso un altrove” per i tipi de “Le mezzelane casa editrice”. Altre produzioni mie sono sparse in antologie varie o a tema per case editrici locali, altre sono stati premiate in concorsi e/o sono presenti in blog accreditati. Per esempio, c’è un mio raccontino dal titolo “Zia Romilda”, che mi ha vista vincitrice nel 2016 della “Disfida letteraria” di Calcinaia. Fu una gara letteraria originale e interessante che mi procurò molta soddisfazione. Ho scritto anche un monologo recitato al teatro Lux, e successivamente ho creato una poetessa ucraina ubriaca sui generis durante un corso di teatro comico tenuto da Anna Meacci e Katia Beni che mi ha divertita tantissimo interpretare. Queste esperienze mi hanno permesso di andare al di là della pagina solo scritta arrivando alla recitazione, momento importante da tanti punti di vista.

Come potrebbe riassumere la sua poetica?
Riallacciandomi a questa mia ultima silloge, “Verso un altrove”, che non ha avuto ancora un seguito anche per colpa della pandemia, mi sono ispirata in parte all’altrove di Pessoa. Rifacendomi alla prima sezione del libro “Percorsi zen” potrei dire che mi limito a indicare la via, come si usa nella pratica zen, a dare un piccolo aiuto attraverso le parole poetiche sia a me che la scrivo sia agli altri che la leggono, affinché ciascuno possa trovare il suo personale altrove, la sua terra.

Ci parli più espressamente di questo sua ultima fatica letteraria.
“Verso un altrove”, ovvero cammini di-versi e pensieri sparsi, racchiude “foto” di viaggi verso territori senza confini. Allora i luoghi dell’altrove lambiscono zone dell’entroterra (percorsi zen), periodi di tempo di varia entità lungo il cammino della vita (Archi temporali), per approdare oltre la porta della realtà conosciuta, e immettersi in sentieri visionari (Viaggi onirici). Libro agile e intenso dove si trova gran parte della mia anima.

Dal punto di vista linguistico che tipo di scelta ha adottato in questo libro?
Ho usato versi liberi poiché non amo molto la rima, anche se in alcuni momenti del mio percorso creativo mi ci sono cimentata volendomi mettere alla prova anche con questo tipo di poesia. I versi sono brevi, tipo ermetici.

Cos’è, per lei, la poesia?
La poesia, per me, è appunto un altrove, una dimensione metafisica, onirica, visionaria, un viatico con il quale scardinare le coordinate spazio-temporali e andare oltre, trascendere verso l’immenso. Il luogo dello spaesamento.

La poesia aiuta ad affrontare e superare situazioni difficili come quella pandemica o no?
Citando la poetessa Donatella Bisutti si può dire che “la poesia salva la vita”, e io questa frase me la vorrei tatuare e l’amo al punto di trascriverla nei bigliettini, nelle dediche, perché a me dice molto. La poesia, specialmente in questo anno drammatico appena trascorso, ci può aiutare molto, è salvifica.

La poesia salva la vita, quindi, ma salverà il mondo?
Sicuramente, perché noi ci dobbiamo nutrire delle parole e dei versi che di illuminano, e magari riuscire anche ad avere fiducia lasciando alle nostre spalle tutti i pregiudizi che ancora la imbrigliano.

Bello, mi è piaciuto molto quest’ultimo concetto, progetti per il futuro Cristina?
Intanto ristrutturare il mio sito. Va specificato che ho un profilo Facebook come tutti ma dove vi scrivo poco. Anche una pagina Facebook “Cristina Lastri semi di poesie”, ma soprattutto un sito curato da mia figlia appunto attualmente in fase di ristrutturazione per renderlo più funzionale e fruibile. A dirla tutta, non nascondo di avere un quarto libro nel cassetto di poesie e non solo, in cui c’è il mio vissuto e soprattutto Pisa, che spero possa vedere la luce in tempi brevi e di cui è ancora prematuro parlare.

Ringrazio Cristina Lastri per l’interessante chiacchierata, e chiudo con una delle poesie tratte dal suo citato “Verso l’altrove” Le Mezzelame casa editrice, che mi pare rappresenti bene lei e tutte le donne in genere, poetesse o meno.

DONNE CADUCHE

Cadono le donne
come la neve, le foglie
come il polline o un frutto maturo
cadono

Cadono ma non giacciono
si piegano senza spezzarsi
crescono, restano in attesa
con la pazienza delle ore
di un altro sé, di un altro sole.

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