Continua il dialogo tra arte contemporanea e capolavori del passato nelle sale della Galleria degli Uffizi dove è stata inaugurata ieri la mostra di Giuseppe Penone dal titolo “Alberi in versi“, visibile fino al 3 ottobre. A rendere ancora più vivo questo dialogo la scelta della posizione di queste opere, più di trenta tra sculture, incisioni, disegni e installazioni, che lo stesso artista di origine piemontese ha fatto distribuendole lungo l’intero percorso.

Tema centrale dell’esposizione è l’albero, soggetto principe nel percorso artistico di Penone e chiave di riflessione sulla forma, presentata attraverso la materia fisica o nella sua assenza, in una dinamica affine al calco. Così è “Artemide” (2019) un doppio calco di un albero che mostra insieme l’interno e l’esterno, il vuoto e il pieno, mentre con “Rovesciare i propri occhi” (1970) la relazione tra io intimo e natura viene affrontata indossando lenti a contatto riflettenti e così chiamando in causa l’intero corpo privato della vista.

L’opera di Penone è fortemente legata alla dimensione temporale: gli stessi alberi hanno forma quasi fissa nel tempo breve delle vite umane eppure l’artista ne evidenzia la fluidità nel loro modellarsi su tempi lunghi attraverso linfa e luce. A mostrare questo legame dell’arte con il tempo “Continuerà a crescere tranne che in quel punto” (1968-1978), in cui viene affrontato anche il tema della relazione tra umano e natura.

La mostra è ispirata alla simbologia vegetale presente nel Paradiso nella Divina Commedia ed è stata anticipata dall’istallazione in piazza della Signoria di “Abete”, monumentale albero di acciaio e bronzo di oltre 22 metri, inaugurata il 25 marzo scorso in occasione del Dantedì.

Ilaria Clara Urciuoli

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