Ilaria Clara Urciuoli

La moda si mostra oltre le passerelle necessariamente legate al tempo che scorre e che detta la velocità dei passi dei modelli, il movimento dell’abito che segue quello di chi lo indossa, il riflettersi istantaneo della luce su una paillette scintillante sotto il flash di un fotografo. Due brand dalla lunga storia a Firenze scelgono di creare percorsi espositivi, slegati dunque all’attimo e decisamente più anti-assembramento di quanto non fosse una sfilata di moda. Ferragamo, ormai da più di 15 anni, fa parlare di sé attraverso il museo allestito nel Palazzo Spini Feroni in piazza Santa Trinità, interessante non solo per le collezioni in esso contenute – che ci fanno muovere in una storia quasi tangibile come quella della moda, ricca di fascino e rievocazioni personali – ma anche approfondire la storia di un imprenditore (Salvatore) e di una famiglia (quella Ferragamo appunto), e trarne ispirazione in momenti non troppo felici per l’economia come quello che attraversiamo.

La forza e l’entusiasmo di alcune personalità risuonano in quelle sale adesso dedicate alla seta e a colei che alla delicatezza di questo filato ha dedicato il suo lavoro: Fulvia Ferragamo ancora giovanissima intuì le possibilità imprenditoriali ed espressive che foulard e cravatte stampate offrivano. Fu lei dunque ad assumersi, già negli anni Settanta, il controllo di questo settore. Da lì a pochi anni le fantasie floreali e gli animali, soggetti di caccia ma soprattutto temi esotici avrebbero identificato i tessuti del marchio.

Il viaggio proposto al Museo Ferragamo va oltre il puro racconto di figure familiari e della loro visione. È un raffinato viaggio che ci porta a percorrere quasi fisicamente quella via della seta che per secoli ha unito mondi diversi avvicinandoli e così evidenziandone costanti antropologiche centrali nell’esposizione e che ci riportano così direttamente al mito. La prima sezione è un proiettarci in realtà altre attraverso un’istallazione degli artisti cinesi Sun Yuan e Peng Yu che riunisce alcune sculture di animali ma che mostra un’esplicita volontà di rappresentare un percorso spirituale di ricerca del sé attraverso l’altro.

Un sapore completamente diverso ha il Gucci Garden che ospita Archetypes, uno spazio multi-sensoriale che ci porta ad esplorare cosa c’è dietro le campagne di moda del brand che festeggia i suoi 100 anni di attività. Anima di questa istallazione è Alessandro Michele, da sei anni direttore creativo di Gucci, che definisce Archetypes un parco delle emozioni, le stesse che erano alla base delle campagne pubblicitarie del marchio negli anni della sua direzione. Il percorso sicuramente non lascia indifferenti e a dominare sono luci, paillettes, tecnologia all’avanguardia e l’inaspettato trovarci dietro le quinte di questo mondo tanto discusso.

Anime diverse che creano percorsi espositivi profondamente diversi, pronti ad attrarre probabilmente anche un pubblico molto diverso ma che mostrano con piacere il legame che Firenze continua ad avere con lo stile, l’immagine, in una parola la moda.

Ilaria Clara Urciuoli

Foto: Mostra Seta di Ferragamo

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