Di fronte allo scandalo sui rifiuti delle concerie in Toscana, che vede indagati, tra gli altri, l’ex capo di gabinetto della Regione, un consigliere regionale e un sindaco, nel centrosinistra prevalgono imbarazzo e sconcerto. Ma c’è una voce che si alza forte dal Pd. È quella di Rosy Bindi, ex presidente della commissione parlamentare Antimafia. In un incontro che si è svolto nei giorni scorsi dal titolo eloquente, “Mafie in Toscana”, come riporta il Tirreno la Bindi ha strigliato i dem: “È impensabile che la politica taccia su questioni di tale gravità nelle quali va di mezzo l’economia, la salute dei cittadini, il denaro pubblico: sono cose serie. Non possono essere sottovalutate. Quando sento dire: ‘Non si può infangare…’. Il fango c’è già. Semmai bisogna ‘sfangare’, nel senso che il fango va tolto. Invece c’è questa sorta di ‘rimozione’ del problema che assomiglia molto al negazionismo. Passa il concetto di: ‘Aspettiamo’. No: sulla mafia non si aspetta. La società non può aspettare. In sede giudiziaria c’è bisogno di prove, a noi (politici) devono bastare gli indizi. Qui siamo ben oltre gli indizi. Siamo in una prima fase del percorso giudiziario che presenta elementi di grande serietà”.

Rosy Bindi non la prende troppo alla larga. Non apprezza il silenzio e per certi versi l’immobilismo del Pd di fronte a questo scandalo. “Una forza politica di fronte a un caso come questo, sicuramente tutela la propria gente, perché è giusto che lo faccia, ma al tempo stesso prende un’iniziativa. Ora l’unica iniziativa che abbiamo visto, è stata quella del presidente della Regione (che ha mandato a casa il capo di gabinetto e chiesto di cancellare l’emendamento che avrebbe favorito i conciatori, ndr)”. Per la Bindi il presidente Giani si è dimostrato abile nel prendere la palla al balzo. Ma quello che più colpisce è il silenzio del partito, oltre al necessario (ma scontato) garantismo.

Nel suo intervento Bindi ricorda che è “l’imprenditoria mafiosa che stabilisce rapporti con l’imprenditoria che noi presupponiamo legale ma che nel momento in cui entra in contatto con l’imprenditore mafioso non lo è più”. E fa l’esempio di chi ha accettato di smaltire i pericolosi fanghi inquinanti forniti dall’imprenditore considerato vicino alla ‘ndrangheta. Dopo aver ricordato che le mafie tradizionalmente fanno sempre soldi coi rifiuti, si sofferma su un altro dato inquietante, il rapporto con la politica. Che spesso non è neanche necessario, ci si può limitare a qualche pubblico funzionario. Ma nell’ultima inchiesta c’è stato un salto di qualità, per così dire: “C’è stato bisogno anche dell’intermediazione politica: è evidente. Parliamo ovviamente dell’inchiesta a questo punto, ma conosco la serietà con cui agisce la Procura di Firenze. Per questo mi sembra che quello che sta accadendo sia inquietante. E dobbiamo prendere con serietà il fatto che in questa inchiesta ci sarebbe coinvolta una sindaca”.

L’ex presidente dell’Antimafia si sofferma sul consiglio regionale della Toscana che nel maggio 2020 ha approvato un emendamento per cambiare una legge sull’ambiente e favorire (secondo l’accusa) i conciatori: “Noi consideriamo sempre che ci sia una sorta di libertà del legislatore. No, non c’è una libertà del legislatore. C’è un eccesso di potere del legislatore che può sviare il corretto esercizio della funzione legislativa. Il tentativo è stato questo. Poi ci sono i funzionari della Regione, a vari livelli. Aspettiamo il giudizio ovviamente, ma di materiale ce n’è abbastanza per fare una riflessione seria”.

Intanto Giani fa sapere che “la regione Toscana si è costituita parte offesa” ed ha “messo a disposizione l’Arpat, i laboratori di analisi, e un impegno attivo dell’amministrazione pubblica per far fronte ad un bisogno di conoscenza e poi gli interventi necessari che vengono dalla gente”. Ma il nodo politico resta aperto. Tutto quello che è successo, emendamento compreso, non è accaduto per caso. Non si può fare finta di nulla. Bisogna subito sgomberare tutte le opacità e fare chiarezza a 360 gradi. Parallelamente all’inchiesta della magistratura. Ma non si può aspettare solo questa. La politica deve fare la propria parte.

 

Foto: Imagoeconomica (ilGiornale.it)

1 Comment

  1. dr.Strange Reply

    i legami fra sinistra e ndrangheta in Toscana trovano conferma con altre cose accadute ma passate sotto silenzio da TV e giornali. il fatto che il PD abbia deciso di non fare alcun termovalorizzatore in Toscana ma puntare sulle discariche mentre la ndrangheta sta comprando tutte le ditte di movimento terra mi sembra eloquente. se n’è accorta pure la Bindi….

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