Terremoto giudiziario nel piccolo comune di San Vincenzo (Livorno), 6600 abitanti. La Guardia di Finanza di Livorno ha notificato gli arresti domiciliari al sindaco, Alessandro Massimo Bandini (53 anni) per il reato di corruzione (per un atto contrario ai doveri d’ufficio nell’ambito di gare d’appalto) e due imprenditori livornesi, padre e figlio, Lauro Dal Pont e David Dal Pont, 52 anni,  accusati di dazioni illegittime la cui uscita dalla contabilità aziendale è stata dissimulata tramite il pagamento di fatture per operazioni inesistenti. Per un altro indagato, ex segretario comunale, è stata richiesta l’interdizione dai pubblici uffici (prima dovrà sostenere interrogatorio di garanzia davanti al gip).

Eletto sindaco nel 2014 con la lista civica “San Vincenzo c’è” (sostenuta dal centrosinistra), nel 2019 Bandini è stato confermato con il 49,30% dei voti. Già assessore all’urbanistica e al porto Bandini aveva iniziato la militanza politica da ragazzo nella Fgci (giovani comunisti). Dipendente Coop, è stato ex segretario del Pds e poi del Pd a livello locale.

Ma torniamo all’inchiesta. Le indagini sono partite dopo un esposto di un cittadino, a seguito di un permesso a costruire rilasciato dal comune di San Vincenzo, che andava a modificare il panorama sul fronte mare, a causa della sopraelevazione e del cambio d’uso di un ex locale commerciale adibito a ristorante; provvedimento poi annullato per due volte dal Tar della Toscana perché in contrasto con le norme urbanistiche comunali.

Sarebbero emerse le prove di alcuni abusi edilizi, agevolati da altri comportamenti delittuosi: dal falso in atto pubblico alla corruzione, alla turbata scelta del contraente negli appalti ad opera di imprenditori e funzionari. In alcuni casi secondo l’ipotesi formulata dagli inquirenti, accolta nell’ordinanza del gip, il Comune avrebbe assecondato le richieste provenienti da imprenditori che hanno contribuito, con varie modalità, ad assicurare un sostegno politico finanziario alla campagna per la rielezione del sindaco, nella misura del 2/3% delle somme incassate per effetto dell’aggiudicazione di lavori pubblici.

Inoltre per risolvere i vizi eccepiti, sarebbero state studiate alcune mosse volte a eludere la sostanza delle norme urbanistiche, tanto che lo stesso gip non ha escluso la compatibilità tra l’operazione urbanistica e una possibile condotta corruttiva. In altri casi, gli esponenti politici del Comune avrebbero tenuto condotte tali da far contestare loro di essere espressione di precisi interessi economici degli impresari assegnatari di lavori pubblici.

Tra gli episodi corruttivi che vengono contestati si parla del 2% dell’importo di due appalti del valore di 775.000 e 169.000 euro per la realizzazione di opere pubbliche funzionali a migliorare la viabilità di accesso a un camping; condotte che sono state ritenute legate al finanziamento della campagna elettorale per la rielezione a sindaco e contesto nel quale l’ente pubblico ha organizzato, per auto-promozione, lo spettacolo “Miss Livorno 2018 Miss Notte Rosa”, manifestazione pagata dalla società di costruzioni dei due imprenditori ora agli arresti domiciliari.

In altri episodi, invece, viene contestato il reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, con riferimento all’affidamento in gestione di una spiaggia attrezzata accessibile agli animali domestici e di una baracchina di proprietà comunale. In tutto sono state eseguite 23 perquisizioni nelle province di Livorno (Rosignano Marittimo, San Vincenzo, Campiglia Marittima e frazione Venturina, Castagneto Carducci, Bibbona e Piombino), Firenze (Pontassieve), Grosseto (Follonica) e Roma. Tutto il materiale raccolto sarà vagliato per accertare eventuali altre responsabilità penali da parte di esponenti del Comune e soggetti privati.

 

Foto: Alessandro Massimo Bandini (Facebook)

2 Comments

  1. Ma a Bibbona hanno verificato anche la regolarità della villa dell’elevato Grillo??

  2. dr.Strange Reply

    evidentemente stavolta la cosa era troppo evidente e non era proprio possibile insabbiarla.. in compenso qui ad Arezzo tutti i processi sul crac della Banca dell’Etruria finiranno allegramente in prescrizione. chi l’avrebbe mai detto?

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