Si è speso molto Matteo Renzi nella campagna elettorale per le Regionali in Toscana. Del resto è la sua regione, dove è iniziata la sua “avventura”, prima alla Provincia e poi al Comune di Firenze, e dove ha sempre voluto tenere (con la kermesse della Leopolda e non solo) il cuore della sua attività politica. Era normale che si impegnasse molto al fianco di Eugenio Giani, che tra l’altro lui stesso per primo aveva indicato come candidato per la guida della Regione. Ottenuto il risultato con la vittoria del centrosinistra, implacabile è stata l’analisi del voto: Renzi non è stato determinante. Giani, infatti, ha vinto con un distacco dell’8,16%, pari a 145.044 voti, mentre Italia Viva ha ottenuto il 4,48% (72.631 voti). Sicuramente un risultato al di sotto delle aspettative dell’ex presidente del Consiglio, che per il battesimo elettorale del suo partito sperava se non di toccare il 10% almeno di ottenere il 7-8%. In quel caso sì che avrebbe potuto dire agli alleati: “Senza di me avreste perso, senza di me non si governa la Toscana”. Non può dirlo, invece, e questo sicuramente gli pesa molto.

Archiviate le elezioni siamo in attesa della proclamazione ufficiale del nuovo presidente (che avverrà il 7 ottobre) e da quel momento, entro dieci giorni, si dovrà tenere la prima seduta del Consiglio regionale, in cui verrà presentata la nuova Giunta. In corso, in questi giorni, gli ultimi incontri per riuscire a completare tutte le caselle del nuovo esecutivo regionale. Un delicato gioco a incastri per Giani, dove bisogna tenere conto di queste esigenze: scegliere persone competenti, soddisfare tutte le forze della coalizione, mantenere il necessario equilibrio sia dal punto di vista politico sia da quello geografico. Un primo grosso problema, per Giani, è il “mal di pancia” di Renzi, talmente forte dal non voler far entrare i propri uomini in Giunta. Qualche segnale di nervosismo lo aveva già dato, nei giorni scorsi. Secondo qualcuno per alzare la posta in gioco e ottenere qualcosa di più. Giani aveva rassicurato tutti: “Con Italia Viva abbiamo fatto un bel percorso insieme e sono convinto che insieme costruiremo la Toscana del futuro”. Ora però sembra siano tornato le nubi. Ma per quale motivo? Renzi non avrebbe gradito alcune scelte del neo presidente: la vicepresidenza a un esponente vicino al segretario Pd Zingaretti, un assessorato a Sinistra Civica Ecologista (che ha preso il 2,98%) e, secondo quanto sottolineano alcuni osservatori attenti, soprattutto la volontà di Giani di confermare come capo di gabinetto Ledo Gori, l’uomo che per anni è stato al fianco di Enrico Rossi.

Possibile che non Giani e Renzi non riescano a ricucire riconoscendo qualche poltrona importante anche a Italia Viva? A parte i posti i fedelissimi di Renzi si dicono preoccupati della linea politica e sottolineano la necessità di tenere in vita la linea riformista. Cosa difficile, a loro dire, se tre assessori su quattro del Pd saranno vicinissimi a Zingaretti. I renziani tengono il punto chiarendo che non intendono vendersi per un “piatto di lenticchie”. Chiedono garanzie politiche prima che posti. Ma è logico che le garanzie passino anche dai posti nella squadra di governo.

Ancora un paio di settimane per limare le diffidenze e mettersi d’accordo. L’alternativa è che Italia Viva resti fuori dalla Giunta e dia un appoggio esterno, tenendosi le mani libere. Di certo Giani avrebbe meno frizioni in seno alla propria squadra, ma di fatto la coalizione darebbe già, fin dal battesimo, il primo segnale di scricchiolamento. Alla fine, però, il forte disagio ostentato da Renzi potrebbe anche essere solo una malattia immaginaria, ostentata per cercare di ottenere maggiori attenzioni. Vedremo se ci riuscirà o se Giani manterrà un freddo distacco convinto, in forza dei numeri, di poter camminare spedito da solo.

3 Comments

  1. dr.Strange Reply

    Renzi è morto politicamente e può solo tornare da Zingarello col capo cosparso di cenere. Macron, il Renzi francese, farà la sua stessa fine

  2. Renzi aveva promesso che avrebbe raggiunto le due cifre, ma non ha specificato se prima o dopo la virgola. Ha il virgola 46, due cifre ci sono, è stato come sempre di parola.

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