Guido Martinelli

Che in questi mesi la pandemia abbia stravolto nostre vite su scala mondiale senza concludersi è un fatto, ahimè, assodato. Anche da chi la nega. Tra i tanti piaceri che questo virus impertinente ci ha tolto durante quest’ultima estate vanno annoverati senza dubbio i concerti e gli spettacoli all’aperto che hanno sempre allietato le nostre serate afose portando refrigerio a membra e spirito. Ma ci sono anche associazioni e operatori culturali che, in ottemperanza alle normative anticontagio Covid, sono riusciti a persistere in tale nobile compito portando a termine ottime iniziative.

Nel nostro territorio, una di queste è stata, senza dubbio alcuno, l’Associazione Fanny Mendelssohn con “Muse contemporanee e Note d’Arte”, iniziativa culturale comprendente nove appuntamenti musicali, da Chopin ad Haydn, da Mozart a Bizet, e le varie espressione dell’arte interpretate da artiste donne. La direzione artistica è stata curata da Sandra Landini per la parte musicale e da Barbara Benincasi per la parte artistica. La rassegna è stata realizzata grazie al contributo della Fondazione Pisa e dell’Unicoop Firenze e coi patrocini della Regione Toscana e dei Comuni di Pisa e di San Giuliano Terme. Importante la collaborazione con l’associazione culturale “La Voce del Serchio”.

Le proposte, tutte di alto livello artistico, hanno avuto cornici alla loro altezza come il Museo delle navi Antiche di Pisa, la Villa Alba di Rigoli, l’ Hotel Bagni di Pisa di San Giuliano Terme, la villa Medicea di Coltano, le Officine Garibaldi di Pisa, e si concluderà, Venerdì 25 Settembre, al Teatro Rossini di Pontasserchio con il recital del pianista Antonio De Cristofano. In tutte le location si è cercato di realizzare l’esibizione negli spazi aperti prospicienti.

Io ho avuto la fortuna di assistere al penultimo appuntamento, presso le Officine Garibaldi pisane di Via Gioberti, dove nello spazio esterno vicino alle stupende mura pisane è stato messo in scena lo spettacolo/concerto “Fuori dentro le righe”. Introdotto dall’assessore al Commercio e Turismo del Comune di Pisa Paolo Pesciatini, sempre attento e presente a tali iniziative culturali, lo spettacolo ha raccontato la storia di una musicista francese poco nota nel nostro paese: Melanie Helene Bonis (Parigi 1858-Sarcelle 1937).

La rappresentazione, molto coinvolgente e ben strutturata in tutte le sue parti, è stata preceduta e accompagnata, insieme ad altre immagini, dall’ottima istallazione video “Mel” di Elisabetta Cardella curata da Barbara Benincasa. La riuscita parte tecnica comprendente immagini relative alla narrazione è stata realizzata dalla produzione video “Video Baker” e da Giordano Bendinelli. La straordinaria storia di questa musicista contraddistinta da contenuti a tratti così melodrammatici da sembrare frutto della fantasia di un romanziere, è stata magistralmente messa in scena dalla voce narrante di Patrizia Pedron, contrabbassista di varie prestigiose formazioni nazionali, che da tempo si dedica alla ricerca di racconti, leggende e spartiti musicali inediti con cui ha creato numerosi eventi teatrali.

Hanno accompagnato le vicende della storia il violino dell’apprezzato virtuoso Carlo Lazeri, che ha toccato picchi di alta valentia in collaborazione col pianista Valter Favero, altro musicista di evidente spessore internazionale. I due hanno eseguito una quindicina di brani scritti da Melanie che lei firmò sempre con il nome abbreviato di Mel, perché all’epoca una donna non poteva aspirare alla professione di compositrice e così sembrava un uomo, tratti dalle circa trecento composizioni scritte da lei in vita. Dagli inizi del secolo fino alla prima guerra mondiale, era possibile ascoltarle nei salotti parigini o nelle sale da concerto, sia pur senza il risalto che meritavano. La sua biografia, come già accennato, ha dei tratti di unicità. Mélanie Helene Bonis nacque, infatti, da una modesta famiglia borghese e crebbe in un ambiente ostile, avvicinandosi al pianoforte da autodidatta. All’età di dodici anni un amico di famiglia convinse i genitori ad iscriverla al conservatorio di Montmartre dove divenne collega di armonia e composizione, tra gli altri, di Claude Debussy. Lì Mélanie s’ innamorò di Amédée Landely Hettich (1856-1937), un giovane studente di canto, poeta e giornalista, e iniziò a musicare le sue poesie, ma i genitori si opposero al matrimonio e la costrinsero a lasciare il Conservatorio e a rinunciare alla borsa di studio in armonia. Non paghi ne organizzarono, contro la sua volontà, persino il matrimonio con Albert Domange, un ricco uomo d’affari, vedovo, padre di cinque figli e più grande di Mel di venticinque anni, il quale, inoltre, detestava la musica.

“Madame Domange” ricoprì alla perfezione il ruolo di moglie e madre (diede ad Albert tre figli) per dieci, lunghi anni.
Ma incontrò per caso Amédée, e si fece convincere a riprendere la composizione, presentandole il noto editore Alphonse Leduc. Mel, così, musicò le poesie di Amédée e tra i due riprese l’amore, molto travagliato perché Mel era molto religiosa e di forti principi etici. Il frutto di questa tormentata relazione fu una bambina mai riconosciuta legalmente, Madeleine, data alla luce durante un presunto viaggio in Svizzera per delle cure termali e affidata ad
una cameriera, ma sempre seguita da lontano.

I sensi di colpa e la convinzione di avere tradito quella sorta di moralità che aveva ricevuto in educazione dalla famiglia la distrussero, e la sua storia con Amédée finì. Trascorse gli ultimi quindici anni di vita nel dolore, per lo più a letto. Nonostante la depressione continuò a scrivere fino alla fine dei suoi giorni assistita dalla figlia cui svelò il suo segreto. Il suo stile compositivo fu essenzialmente romantico, arricchito da un ricercato impressionismo, frutto di varie ispirazioni melodiche ed armoniche. Come nelle altre precedenti occasioni anche questa serata è stata seguita da un folto pubblico che ha apprezzato questa storia così avvincente e così ben interpretata e organizzata.

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