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“Cascina deve diventare una città viva e vissuta per tutto l’anno e per tutto il giorno”

- Interviste, Politica
9 Settembre 2020

L’avvocato Cristina Bibolotti ha un’anacronistica passione: le penne. “Amo scrivere a mano – racconta – ho la sensazione che l’inchiostro che scivola sul foglio renda più fluido e compiuto il mio ragionamento. In un mondo in cui la parola è effimera, la penna mi appare un’ancora alla realtà. Ho una collezione che oggi conta circa 100 pezzi anche di una certa rarità”. Quarantatre anni, sposata con Pasquale, ha un figlio di due anni di nome Edoardo. Alle elezioni Comunali di Cascina si candida nella lista “Cristiano Masi Sindaco“.

Lei si candida nella lista che sostiene Cristiano Masi per la carica di sindaco. Che bilancio può fare dell’amministrazione uscente di centrodestra?
Non credo che ‘centrodestra’ sia un termine corretto per definire l’amministrazione uscente: ‘destra’ mi pare più corretto. Al di là della narrazione portata avanti da chi ha governato, credo che il tratto caratteristico dell’amministrazione leghista che abbiamo avuto la sventura di conoscere, sia rintracciabile proprio nella tendenza all’estremizzazione. L’operato dell’attuale giunta, a mio parere, non può che essere considerato ‘prevedibilmente fallimentare’. Purtroppo è stato sin da subito evidente l’assenza di qualunque preparazione e competenza, oltre al totale disinteresse per la comunità da parte della sindaca Susanna Ceccardi e di tutto il suo entourage. Non a caso hanno subito iniziato a porre le basi per andarsene altrove. Il lassismo e le politiche deleterie per il tessuto sociale sono sotto gli occhi di tutti. Oggi si tende verso un ‘verde’ meno acceso, talvolta del ‘verde’ non vi è nemmeno traccia, come se volessero farci credere che qualcosa è cambiato. La stessa scelta del candidato, solo apparentemente non leghista (ma ha fatto la tessera), vorrebbe farci dimenticare l’umiliante lotta contro le unioni civili, lo scioglimento della consulta per le pari opportunità perché considerata strumento di propaganda ideologica, la distribuzione di spray al peperoncino come unica risposta alla violenza (in un paese dove ogni 15 minuti una donna ne è vittima evidentemente perché secondo la Ceccardi nessuno le ha insegnato come non essere preda), o ancora la vigilanza delegata a società private, le rievocazioni storiche con parate di figuranti in tenuta nazista su Corso Matteotti (ovviamente senza partigiani!), le risorse tolte alla scuola per finanziare un teatro che ha iniziato a subire pesanti emorragie di pubblico e perdita di importante risorse dal Mibact, dopo che artisti e lavoratori sono stati allontanati per fare posto a personaggi più ‘vicini’, l’assenza di progettualità, Simone Pillon alla Città del Teatro per un incontro dal titolo ‘Gender e omodittatura – colonizzazione ideologica’, per non parlare dello slogan ‘prima gli italiani’, omettendo di precisare che per loro non tutti gli italiani lo sono in egual misura. Tutto per ottenere risalto mediatico, senza alcun rispetto per la storia, le sensibilità e le necessità della città.

Ci può dire per cosa vorrebbe battersi se fosse eletta in Consiglio?
Prima di tutto per riportare Cascina e i suoi cittadini al centro dell’interesse dell’amministrazione, come sempre dovrebbe essere, e non come individui sacrificabili per ottenere incarichi più prestigiosi o come cavie di laboratorio per scellerate politiche nazionali. Qui la gente deve poter vivere, e non solo dormire. Qui è dove le persone devono poter trovare risposte alle loro necessità quotidiane, dove non si lasciano soli imprenditori, lavoratori, professionisti, famiglie. Voglio impegnarmi affinché Cascina venga riconosciuta per l’alta innovatività dei suoi progetti e per il suo proiettarsi nel futuro a partire da scuola, cultura e gestione dei rifiuti, imprenditoria (magari femminile). Insomma voglio che Cascina diventi una città viva e vissuta dai suoi cittadini per tutto l’anno e per tutto il giorno: che non fosse più il dormitorio di Pisa ma un luogo dove lavorare, studiare, giocare, fare sport e divertirsi senza obbligatoriamente doversi spostare nei paesi limitrofi. E soprattutto voglio che Cascina non respiri più politiche incentrate sull’odio e nemmeno sulle solite logiche di spartizione di potere.

Che significato ha oggi, per lei, essere di sinistra?
Credo che prima di ogni altra cosa vengano i valori e le idee. Mi ritengo prima di tutto liberale e ho combattuto tante battaglie che ritengo importanti: penso ai diritti civili, all’inclusione, come anche il sostegno all’imprenditoria, allo sviluppo economico, alla meritocrazia. Per me questi sono principi e valori universali, ma soprattutto sono aspetti necessari per l’evoluzione della società. Poi parliamoci chiaro, un conto è affermare di essere portatori di determinati valori e principi, ben altra è tradurre tutto questo nell’azione e nella pratica: se mi guardo intorno sono in molti a sostenere le mie stesse battaglie, ma ben pochi sono disposti a combatterle. Quindi più che chiedermi se sono di destra o di sinistra mi interessa che questi valori si affermino non solo a parole ma con i fatti.

Spesso i giovani sentono lontane le istituzioni e non capiscono la politica. Lei cosa direbbe loro per spiegare il suo impegno?
Io credo che i giovani spesso manifestino interesse per la loro comunità. Sono molto attivi nel volontariato e manifestano la miglior volontà di cambiamento nonostante vivano un confuso stato di attesa, sospesi tra preoccupazioni e voglia di indipendenza, senza sapere se troveranno gli strumenti necessari per costruire il loro futuro. Non sono così convinta che non capiscano la politica, capiscono benissimo che dovrebbe essere qualcosa di diverso da ciò che spesso è oggi. Ma se proprio devo spiegare il mio impegno citerei Gaber: libertà è partecipazione. A volte è frustrante ma bisogna esserci se non vogliamo che siano altri a scegliere per noi, e ritrovarsi poi a lamentarsi come spesso fanno i meno giovani. Impegnarsi politicamente significa anche non rassegnarsi a quello che si ha di fronte.

Come si vive a Cascina e come si potrebbe vivere?
A Cascina si vive “sospesi”: sospesi tra ciò che Cascina è oggi (come ho detto, sostanzialmente una città dormitorio) e ciò che potrebbe essere, ovvero il nuovo centro economico-culturale della provincia pisana. Oggi la maggior parte di noi cascinesi, esce la mattina per andare al lavoro o a scuola e fa ritorno la sera per rimane in casa sino al giorno successivo. Io vorrei invece vedere la gente che esce di casa (magari in bicicletta) ed in poco tempo arriva sul posto di lavoro, che va a fare sport in un centro sportivo, in un campo di atletica dignitoso, in un parco attrezzato, che magari va a fare compere in un negozio di artigianato locale aperto sotto i portici di Cascina, che la sera va a vedere uno spettacolo di qualità alla Città del Teatro e poi finisce con il godersi una buona birra ascoltando musica dal vivo in uno dei vari locali sparsi per Cascina e le sue frazioni. E soprattutto vorrei che trovasse risposte in seno alla comunità, una comunità coesa in grado di formulare e realizzare idee e proposte. Si, lo so, ho grandi sogni ma da qualcosa dobbiamo pur cominciare.

Se vuole può fare un appello agli elettori. Dica pure…
Innanzitutto mi sento di chiedere agli elettori di esercitare il proprio diritto/dovere di voto. Perché già riportare le persone al voto sarebbe un gran successo. Se poi gli stessi elettori volessero fare una scelta coraggiosa – e soprattutto utile – scegliendo chi ha a cuore gli interessi di Cascina e scegliesse quindi Cristiano Masi, allora sarei ancor più felice. In questi anni mi sono battuta per cercare di migliorare le cose che non andavano, denunciando abusi e ingiustizie: ciò a riprova del fatto che non servono i grossi apparati (che come ci insegna la storia recente, hanno solo sfruttato Cascina per tornaconto mediatico) per cercare di cambiare le cose. Se i cittadini vorranno, lo farò dall’interno e con la mia consueta passione.

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Giornalista.

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