A lanciare l’allarme dalle colonne de La Nazione è stato un pastore pisano di 83 anni, Angelo Del Sarto: “Milleduecento pecore finiranno al macello perché mancano pascoli e il Parco di San Rossore non ci aiuta”. Dopo cinque generazioni la sua e altre aziende dovranno chiudere. Per quale motivo? Non c’è spazio per pascolare e il Parco non vuol saperne di concedere i propri spazi. Quando a San Rossore andava ancora re Vittorio Emanuele III il sovrano aveva concesso cento ettari di pascolo al nonno di Angelo, che si sdebitava fornendo la real casa di lana, formaggi e carne tutti “made in San Rossore”.

Con il passaggio dalla monarchia alla Repubblica la tenuta diventa presidenziale. Viene frequentata da alcuni capi dello Stato, da Gronchi a Leone fino a Sandro Pertini. Poi lentamente esce dai “radar” del Quirinale, coi nuovi presidenti che non frequentano più la Villa del Gombo. La tenuta passa ufficialmente alla Regione Toscana con la Legge 8 aprile 1999 n. 87. L’Associazione allevatori pisana, inizia a farsi sentire per poter ottenere in concessione una fetta di terra per il pascolo. Contatti, progetti, promesse… dopo circa venti anni siamo ancora al punto di partenza.

Il no del Parco di San Rossore, come spiega il presidente Giovanni Maffei Cardellini, è dovuto a due motivi: “Nella tenuta di San Rossore c’è l’azienda agricola del Parco, eccellenza del km zero e del biologico. Non è quindi possibile far pascolare animali esterni. Poi il comitato scientifico ha dato parere negativo perché dentro la Tenuta c’è un carico di animali per il pascolo tale che è impossibile pensare di accrescerlo”.

Con le elezioni regionali in vista la querelle inevitabilmente sfocia nel campo politico. Elisa Montemagni, capogruppo in Consiglio regionale della Lega, manifesta il proprio disappunto: “Sinceramente restiamo davvero interdetti, nell’apprendere che oltre mille pecore sono destinate alla macellazione, perché la dirigenza del Parco di San Rossore ne vieta tassativamente e da tempo, il pascolo al suo interno. Una cosa che riteniamo assurda e ancora più irritante ci pare la risposta che l’allevatore avrebbe ricevuto; le pecore non entrano nel Parco perché inquinano. Quindi a cosa effettivamente serve questa ampia zona verde? Possibile che non ci sia un’adeguato spazio per questi ovini? È da considerarsi off-limits? Meglio l’abbandono dei luoghi?. Da vent’anni – prosegue la consiglierea della Lega – una locale associazione chiede, invano, di avere in concessione a pagamento, assicurando la massima cura dei luoghi eventualmente assegnati, una porzione del vasto territorio di San Rossore, ma le tante promesse non sono mai diventate fatti concreti. Insomma da anni affermiamo come il Parco non sia ben gestito e questa inaccettabile vicenda ne è una lampante riprova; troppi vincoli e divieti, senza aver ancora trovato il giusto equilibrio fra attività antropica ed ambientale. In questo modo, più che area protetta è da considerarsi, purtroppo, un’area abbandonata.”

 

Foto: pecore di razza massese (Wikipedia)

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