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Liste per il nido a Cascina: duro scontro sulla figlia della Ceccardi

- Politica
10 Luglio 2020

Violenta polemica, a Cascina (Pisa), per le graduatorie sugli asili nido. Venerdì mattina sulle chat di diverse mamme cascinesi girano le lamentele perché, tra i nomi dei bimbi ammessi, c’è anche quello di Kinzica Barabotti Ceccardi, figlio dell’europarlamentare della Lega, Susanna Ceccardi, candidata alla Regione Toscana per il centrodestra. Qualcuno si domanda: possibile che con lo stipendio di sua madre la piccola prenda il posto a qualcuno che, magari, ha un reddito familiare molto inferiore? La realtà è che c’è un regolamento ben preciso, come si vedrà più avanti. Intanto la polemica è servita.

Sulla vicenda il Pd di Cascina va all’attacco, con un post su Facebook:

Forse succede solo a Cascina di vedere l’accesso al nido comunale da parte della famiglia dell’eurodeputata Susanna Ceccardi. Ben 43 i bambini in lista d’attesa. “Adesso, si può”, slogan dell’assessore all’istruzione e candidato a sindaco per la Lega, è più comprensibile. Abbiamo già scritto che se torneremo ad amministrare Cascina, rivedremo i regolamenti comunali. Li rivedremo per renderli più vicini ai più deboli. Li rivedremo per ridurre le distanze sociali.Va sottolineato che la vera questione è la mancanza dei posti in convenzione, e quindi a tariffa calmierata, nel sistema dei servizi educativi del Comune. Negli ultimi quattro anni si è fatto poco o niente per rendere la frequenza al nido un diritto universale per i bimbi e le bimbe del territorio. L’onorevole Ceccardi puntava a usare in modo amorale una possibilità che comunque dovrebbe essere garantita a tutti. In una situazione come questa non è opportuno fare del vittimismo, lamentando la propria situazione lavorativa, quando si pensa alle condizioni di tante famiglie nel dopo-Covid. L’unica mossa responsabile è stato il passo indietro. L’unico gesto rispettoso nei confronti dei cittadini che non possono godere dei suoi privilegi.

Sdegnata, sempre su Facebook, risponde Susanna Ceccardi:

Sono stata accusata di aver scelto l’asilo nido comunale l’Aquilone di Cascina per mia figlia. Mia figlia ha 9 mesi, io sono all’estero quattro giorni a settimana ed è capitato che non la vedessi anche per 15 giorni di fila. Ho ricominciato a lavorare a tre settimane dal parto. Andrea è un pendolare, lavora a Firenze e sta terminando congedi e ferie per potersi prendere cura della bimba. Ho fatto domanda per il nido l’Aquilone perché è l’unico asilo comunale a gestione diretta del comune, conosco la professionalità delle insegnanti e mi faceva piacere dare questa offerta formativa a mia figlia. Ho ragionato semplicemente da genitore e non da politica, e ho fatto domanda. Non guadagno 20mila euro il mese, come qualcuno vorrebbe far credere ma guadagno comunque abbastanza, infatti all’asilo comunale avrei pagato RETTA PIENA non avendo diritto ad alcun contributo. Mandare i bambini all’asilo nido è un diritto di tutti, trovo molto squallida questa polemica e gli uffici hanno semplicemente compilato l’istruttoria attribuendo a mia figlia il punteggio che le spetta, un punteggio alto dovuto al fatto che ha una madre che lavora all’estero e un padre che fa il pendolare. Ma il bene di mia figlia viene prima di tutto e dopo queste polemiche abbiamo deciso di ritirarla da quell’asilo. Perché non vorrei mai che venisse additata, falsamente, come “la figlia di” che ha ottenuto privilegi. In questo caso forse le abbiamo tolto il diritto di andare all’asilo scelto dai suoi genitori, seguendo le regole della graduatoria che valgono in tutti i comuni. Ne sceglierò uno privato. L’offerta educativa è ottima anche nei nidi privati nel nostro comune. Ma si apre anche un altro importante interrogativo. Una persona che ha un reddito sopra la media e paga le tasse, secondo voi non può accedere ai servizi pubblici? Se mi sento male secondo voi non dovrei andare all’ospedale pubblico? Posso mandare alla scuola pubblica mia figlia? Posso prendere i mezzi pubblici o devo muovermi solo in macchina? Questo è stupido classismo, strumentale soltanto ad attaccarci perché non siamo del PD. Tenete fuori le polemiche politiche da una scelta privata che è solo della nostra famiglia. Evitate di usare una neonata per le vostre invettive politiche cariche d’odio. Prendetevela con me, che ho le spalle larghe.
P. S. Ora sono a Bruxelles. Non vedo mia figlia da domenica scorsa. Oggi torno in aereo, ho incontri sul territorio e quando rientrerò a casa stasera probabilmente sarà addormentata. Beata lei, che ancora non ha modo di accorgersi quanto può essere maligna certa gente.

Si fa sentire anche Leonardo Cosentini, con un post molto duro in cui replica al Pd cascinese:

La nostra scelta sugli asili e sulle graduatorie per l’accesso è stata e continuerà ad essere una scelta di campo: a favore dei bambini, delle famiglie che ancora oggi fortunatamente lavorano e delle mamme che decidono, dopo una gravidanza, di continuare a lavorare. Un regolamento che, peraltro, ha dei punti fermi ad esclusivo vantaggio dei soggetti più fragili. Punto primo: i bambini sono tutti uguali e hanno tutti gli stessi diritti; punto secondo, i genitori che lavorano devono essere aiutati; punto terzo, le mamme che continuano a lavorare devono essere supportate nella loro scelta. Punto quarto: il reddito non costituisce criterio premiante per l’accesso in graduatoria, altrimenti i bambini non avrebbero pari condizioni di trattamento, ma è solo un indicatore per stabilire, una volta entrati, l’ammontare della retta. Punto quinto: attraverso il meccanismo dei convenzionamenti con gli asili privati che, a differenza di quanto accadeva prima abbiamo attivato, nessun bambino residente a Cascina rimane fuori dalla graduatoria.
Chi, infatti, non riesce a trovare posto nell’asilo pubblico, viene aiutato e trovarlo nel nido privato convenzionato con il comune con tariffa pari a quella comunale. La differenza di retta, infatti, viene sostenuta dal Comune. Nel solo anno scolastico 2019-2020 abbiamo investito circa 350 mila euro per le convenzioni con asili nidi privati e nessun bambino residente è rimasto fuori dall’assegnazione.
Il Partito democratico vuole cambiare questo regolamento comunale solo perché la mamma di una bambina di nove mesi chiama Susanna Ceccardi e fa l’europarlamentare? Il Partito democratico vuole cambiare questo regolamento facendo liste di proscrizione e regolamenti ad personam?
Trovo tutto questo gravissimo e allo stesso tempo decisamente fuori luogo. Strumentalizzare a fini elettorali le scelte private di una famiglia nell’esercizio di un suo diritto acquisito, cui peraltro, proprio per tutelare la bambina, ha deciso di rinunciare, lascia allibiti. Di fronte a certe cadute di stile, sarebbe stato meglio che qualcuno avesse avuto il buongusto di tacere. O forse gli scandali di qualche anno fa dopo un arresto di un dipendente comunale, sui soldi sottratti a tutti i cittadini proprio sulla mala gestione degli asili a Cascina di cui nessuno si era mai accorto fino all’arrivo di questa amministrazione, sono già acqua passata?

Anche la consigliera regionale Irene Galletti, candidata alla presidenza della Regione per il Movimento 5 Stelle, puntualizza alcune cose sulla vicenda:

Mentre il sindaco di Pisa Michele Conti prosegue nel percorso di statalizzazione degli asili comunali, la candidata Susanna Ceccardi iscrive la figlia a un nido di Cascina gestito dal Comune, salvo poi ritirarla giustificandosi con il volere evitare le polemiche politiche a riguardo: dispiace vedere dei minori coinvolti in polemiche politiche, in realtà se dimostra di aver rispettato le regole non ha ragioni di ritirarla. Dovrebbe piuttosto giustificare come mai molti altri aventi diritto restano tagliati fuori dal servizio. I nidi comunali sono la soluzione più adatta per coordinare l’offerta con la domanda da parte delle famiglie, con un collegamento diretto e a km 0 se così si può definire, e garantire gli educatori e il personale tutto. A dicembre dello scorso anno, quando il Comune di Pisa ha iniziato questo progetto, ho presentato una mozione in Consiglio regionale per chiedere un passo indietro. Non è possibile che due Enti locali importanti come Comuni e Regione si tirino indietro dalla gestione di un servizio essenziale per centinaia di migliaia di famiglie toscane. Solo chi sta sul territorio ha il polso adatto per prendersi in carico queste strutture. Scaricare la responsabilità su Roma è una follia cui continuerò ad oppormi”.

Ci pare interessante, infine, la riflessione fatta dall’avvocato Cristina Bibolotti. Si basa sui numeri e sui problemi da affrontare, a Cascina così come in ogni altro comune, senza perdersi nel mare delle infinite polemiche:

43 bimbi nella fascia 3-12 mesi in lista di attesa
72 bimbi nella fascia 13-24 mesi in lista di attesa
13 bimbi nella fascia 24-36 mesi in lista di attesa
TOTALE 128 famiglie in attesa di un posto al nido
Secondo me il vero scandalo sta qua.
Invece di chiedersi se uno o l’altro possa avere accesso in una guerra al ribasso, perché non pensiamo a come fare entrare più persone possibili? Non abbiamo bisogno di scontri ma di proposte e di persone che i problemi li vogliono risolvere per davvero e per tutti: indipendentemente dal reddito, fede, nazionalità o credo politico.

 

 

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