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La Fondazione Puccini vince la causa con Casa Ricordi: condanna a 2,8 milioni di euro

- Cultura
19 Giugno 2020

La Fondazione Giacomo Puccini vince la causa con la Casa Ricordi: il tribunale di Milano ha stabilito – con sentenza del 17 giugno – che quest’ultima dovrà corrispondere i proventi scaturiti dai diritti d’autore de Il Tabarro, La Fanciulla del West e Turandot, dal 2015 fino alla scadenza. Tradotto, significa un ammontare superiore ai 2,8 milioni di euro per la Fondazione che, adesso, può guardare al futuro con rinnovate prospettive. La sentenza respinge inoltre la domanda di Casa Ricordi di veder restituito 1 milione e 100mila euro di proventi relativi alle opere citate, per il periodo 2010-2014.

Per ricostruire la vicenda, nella sede dell’ente, sono intervenuti stamani Alessandro Tambellini, sindaco e presidente della Fondazione, il direttore Massimo Marsili, il presidente della Camera di Commercio Giorgio Bartoli ed il vicepresidente della Fondazione, l’ingegner Claudio Montani. Presenti anche il presidente della provincia Luca Menesini, l’ex sindaco Pietro Fazzi, la presidente dei Lucchesi nel Mondo, Ilaria Del Bianco, la consigliera della Fondazione Paola Paoli ed il dott. Giuseppe Bartelloni.

Era il 27 luglio 2015 quando la Fondazione riceveva una raccomandata con la quale Casa Ricordi comunicava la sospensione dei pagamenti dei diritti di utilizzazione delle opere del Maestro ancora sotto tutela. Il tutto mediante una diffida a firma di Simonetta Puccini che conteneva contestazioni circa al contenuto ed ai limiti del legato di Livio Dell’Anna. A nulla era valsa l’intimazione a corrispondere quanto dovuto: Casa Ricordi specificava che la sospensione dei pagamenti avrebbe riguardato solo le opere citate, mentre sarebbe proseguita per Gianni Schicchi e Suor Angelica. Da qui muoveva la causa da parte dalla Fondazione, che si conclude in primo grado con il Tribunale di Milano che ha dichiarato inadempiente Casa Ricordi, condannandola al pagamento in favore della Fondazione delle quote maturate dall’anno 2015 ad oggi e di quelle a venire fino alla caduta delle opere in pubblico dominio.

“Oggi c’è grande soddisfazione – commenta Tambellini – perché grazie al lavoro di tutti, ed in particolare a quello dell’avvocato Giuseppe Rossi del foro di Milano, possiamo riprende la gestione del patrimonio affidatoci da Rita e Livio Dell’Anna con rinnovato entusiasmo. Adesso dobbiamo consolidare i risultati conseguiti, senza i quali non avremmo mai potuto superare le difficoltà attraversate a partire dal 2015. Proseguiremo con la rete delle collaborazioni locali e vogliamo che i ricavi del Museo e del Book-shop continuino a crescere. Continueremo a valorizzare tutto questo patrimonio, compresa la villa Giacomo Puccini di Viareggio: per questa serve un’operazione di restauro importante, ma è ancora più rilevante stabilirne la funzione”. Il sindaco ricorda come nessuna abbia mai pensato nemmeno per un istante al compromesso: “L’ingiustizia era palese e non abbiamo accettato transazioni. Abbiamo agito nell’interesse pubblico, per tutelare il radicamento pucciniano sul territorio”.

La sentenza è immediatamente esecutiva e la Fondazione attende la somma in tempi stretti: “Casa Ricordi – specifica sotto questo punto di vista Tambellini – dovrebbe avere accantonato la somma dovuta in questi anni, quindi ci aspettiamo di poterne disporre a breve. Un possibile appello? Le motivazioni della sentenza ci sembrano abbastanza stringenti: ad oggi non abbiamo ricevuto comunicazioni in questo senso, ma se dovesse accadere è chiaro – annuncia d’accordo con Marsili e gli altri componenti della Fondazione – che la somma da noi richiesta aumenterà in ragione delle spese processuali da sostenere”.

Il direttore Marsili ricorda che “è stata necessaria una seconda causa per confermare i diritti già sanciti dal Tribunale di Firenze nel 2008. Mi auguro che si tratti dell’ultima, per ricominciare a programmare il futuro nel medio periodo con maggiori certezze. Voglio ricordare che, se siamo riusciti a resistere alle difficoltà, è perché la Fondazione si è comportata a tutti gli effetti come un’azienda: abbiamo aumentato i ricavi grazie ad una gestione virtuosa e li abbiamo utilizzati in modo oculato, tutelando anche i nove posti di lavoro. La Fondazione non è mai stata, né sarà, un bancomat al quale richiedere contributi: adesso proseguiamo con l’obiettivo di migliorare ancora la manutenzione dell’enorme giacimento culturale legato a Giacomo Puccini, oggi in nostro possesso. Spero che queste risorse arrivino nelle nostre casse quanto prima, perché ci consentiranno di potenziare lo sforzo già compiuto”.

Secondo i giudici è emersa la chiara volontà di Livio Dell’Anna di destinare alla Fondazione i diritti di credito per lo sfruttamento economico delle opere di Giacomo Puccini. Si aggiunge inoltre che “Simonetta Puccini, dopo la lettera di diffida, non ha dato corso ad alcuna ulteriore iniziativa idonea a negare il credito”. Smontata anche la tesi sostenuta da Casa Ricordi, secondo la quale la norma che estende il pagamento dei diritti d’autore dal cinquantaseiesimo al settantesimo anno dalla morte riguarderebbe i soli autori, i loro eredi e legatari diretti, ma non quelli indiretti. Per il Tribunale di Milano, infatti “questa è un’interpretazione limitativa rispetto al tenore letterale della norma, che non pone limitazioni”.

Di conseguenza, Casa Ricordi viene obbligata al pagamento di quanto dovuto in relazione a Il Tabarro, La fanciulla del west e Turandot dal 2015 fino alla loro caduta in pubblico dominio (per Il Tabarro ciò è avvenuto dal 1 gennaio 2017, mentre per le altre due opere scadranno nel 2024, ndr) e di conseguenza anche per Gianni Schicchi e Suor Angelica, dallo scadere del 56esimo anno (nel 2026), fino al 2040.

“La prosecuzione di questi diritti d’autore – aggiunge Tambellini – unita ad una gestione oculata, garantirà una lunga vita alla Fondazione”.

Felicità diffusa viene espressa anche da parte degli altri attori interessati – prima e dopo – unitamente a proposte per il futuro. Per Bartoli “Puccini è stato un uomo marketing ante litteram. C’era grande apprensione per questa vicenda, ma è stata mantenuta la barra dritta. Ora ricordiamoci che la Fondazione deve continuare a dialogare con un intero territorio”.

Anche secondo Montani “c’era preoccupazione, ma adesso possiamo guardare alle iniziative future con rinnovato entusiasmo”.

Prova a rilanciare il tema “Lucca città di Puccini” Luca Menesini: “Con questa sentenza la Fondazione cresce e si consolida – spiega – ed adesso si aprono nuove sfide. Serve ripensare il rapporto con le altre fondazioni e ricucire con i territori pucciniani. Sfruttiamo – propone – gli anniversari in arrivo (i cento anni dalla morte nel 2024, i cento da Turandot nel 2026) per far sì che, almeno nel 2025, dire Lucca significhi dire Puccini e viceversa. Oggi non è ancora così – pungola – e dovremmo andare oltre gli intenti per far sì che accada. Si parla sempre del modello Mozart – Salisburgo: a noi non manca niente per fare altrettanto. Anzi, possiamo fare anche meglio”.

Del Bianco rileva invece che “la sentenza rafforza la Fondazione, il territorio e l’idea di un progetto comune. Adesso dobbiamo sempre più aprirci ad un turismo di qualità, dobbiamo attrarre almeno un buon livello di interlocutori”.

Secondo Bartelloni la sentenza pone la Fondazione sotto una luce diversa: “Fino ad oggi in molto hanno faticato a capire quale fondazione fosse il vero punto di riferimento quando si parla di tutelare il patrimonio artistico e storico proveniente da Puccini. Oggi possiamo dire che quella Fondazione è qui a Lucca: abbiamo avuto rapporti sterili con gli altri enti simili, in questi anni. Torniamo a dialogare, consci di una maggior forza”.

La consigliera Paoli stressa, invece, la necessità di “formare fin da subito le nuove generazioni alla musica di Puccini”, mentre Fazzi non cela una punta di orgoglio: “Non era scontato essere invitati qui oggi – confessa – e mi fa molto piacere. Non ci giriamo intorno: qualche anno fa, quando siamo partiti, la Fondazione era vista come un’intrusa: abbiamo scelto di investire su un giacimento culturale fondativo, ma non era banale raggiungere risultati come quelli di oggi. Adesso serve una progettazione di ampio respiro ed un po’ di creatività aggiuntiva: mi rendo disponibile, come sempre”.

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