Altro che fertilizzanti. Nei campi, in realtà, finivano residui di rifiuti pericolosi, con alte concentrazioni di cromo e idrocarburi, con valori più alti da 6 a quasi 20 volte rispetto ai limiti di legge. In manette un agricoltore e tre amministratori del Consorzio Sgs, azienda leader nella produzione di concimi organici e biostimolanti, attivo nel distretto conciario di Santa Croce sull’Arno (Pi). Secondo gli inquirenti sarebbero coinvolti in un traffico illecito di rifiuti “con accertato spandimento nei terreni agricoli”, soprattutto coltivati a mais, grano e girasole, tra le province di Firenze e Pisa.  Nei campi coltivati a granturco e girasole sarebbero finite oltre 24.000 tonnellate di rifiuti speciali contenenti sostanze pericolose. 

L’operazione “Blu Mais” si è conclusa alle prime luci dell’alba con l’intervento della polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Firenze, dei carabinieri forestali di Firenze e della polizia municipale dell’Unione dei Comuni Empolese Valdelsa. Arresti domiciliari per quattro indagati, tutti cittadini italiani: i tre amministratori del consorzio (S.M., 73 anni, P.G., 71 anni, e B.G., 43 anni) e un agricoltore, R.R., 57 anni. Altre misure cautelari riguardano due indagati: B.A, 52 anni, interdetto dalla professione di agronomo, e R.B., 24 anni, interdetto dall’esercizio dell’impresa agricola. Sequestro preventivo di oltre tre milioni di euro nei confronti del Consorzio per la gestione dei rifiuti e di alcuni indagati, considerato profitto illecito derivante dal mancato conferimento in discarica dei rifiuti speciali. Sequestrati inoltre 300mila euro agli agricoltori coinvolti. 

I rifiuti speciali delle concerie sarebbero stati smaltiti come concime grazie ad agricoltori compiacenti, che spargevano il materiale nei campi di mais e grano delle province di Firenze e Pisa e in cambio ricevevano un compenso. I rifiuti sarebbero stati sparsi su 150 ettari di terreno. Quei campi ora risultano inquinati da pericolose sostanze come cromo anche esavalente e idrocarburi. Dalle indagini sarebbero emersi anche alcuni falsi certificati di analisi, in base ai quali i rifiuti risultavano idonei alla concimazione, anche se non lo erano affatto. I prodotti conciari venivano spacciati per “ammendanti compostati misti”. In un secondo momento il presunto ammendante era venduto in modo fittizio a imprese agricole compiacenti che, per contro, ricevevano un compenso in base a quanto ne prendevano in carico.

Foto: Pixabay

1 Comment

  1. … è dove sta la novità? in tutto il nord italia fanno così, per che il sud non accetta più i “regali” del nord e si devono “arrangiare a casa loro!

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