Qualche settimana fa un tribunale tedesco ha annullato il provvedimento di quarantena ad un suo cittadino rientrato dalla Svezia, motivando il provvedimento come “sproporzionato”. Non voglio criticare né sentenziare sulle motivazioni di una tale scelta giuridica. La cosa che mi ha affascinato, in questa sentenza, è il suo significato recondito. La filosofia della gestione di un Paese è tutta racchiusa in quella sentenza: evitare, quando è possibile, l’uso dell’autorità e concentrare le “energie pensanti” di una struttura pubblica sull’erogazione di prestazioni sanitarie qualificate. A questo punto, come cittadina italiana in piena Fase 2 e come sanitario, ho sufficiente materiale sul quale meditare. Mentre in Italia le misure del lock-down ci hanno proiettato in un incubo psicologico, economico e finanziario, in Germania le misure sono state molto blande: le attività non si sono fermate, le imprese hanno continuato la loro attività ed i cittadini non sono stati sottoposti a misure di confinamento. In pratica la Germania ha messo in atto, fin da subito, la Fase 2. I contagiati teutonici sono stati un numero molto basso , tant’è che qualche maligno ha ipotizzato una manipolazione dei dati.

Ma i dati non solo non sono stati manipolati, ma sono frutto di una preparazione seria che ha fatto tesoro delle epidemie degli anni passati. Un esempio è l’epidemia H1N1 (influenza suina) che ha visto la Germania al terzo posto per numero di contagiati in Europa e l’Italia al quinto posto. La Germania ha imparato ad utilizzare la logica della formica, stoccando nei propri magazzini il materiale sanitario di riserva “per i momenti duri” ed ha usato le esperienze passate per oliare un meccanismo sanitario che si è rivelato infallibile: l’esclusione dell’ospedale dal trattamento dell’epidemia e la concentrazione delle energie nella medicina del territorio.

Nessun ospedale al collasso, nessun infermiere e nessun medico vittime Covid per mancanza di dispositivi. I medici di famiglia, nella Germania-formica, sono stati riforniti di tutto l’equipaggiamento sanitario necessario. I pazienti sono stati visitati e curati a casa. Fin dall’insorgenza dei primi sintomi. Nel nostro Paese i pazienti sono stati lasciati a sé stessi, al domicilio e ricoverati quando non erano più in grado di respirare, ed i nostri medici di famiglia, avamposti vitali per il controllo dell’epidemia Covid, sono stati ridotti a meri burocrati ed espropriati di qualunque iniziativa. In Italia la gestione sanitaria del territorio è morta con la riforma della L.833/1978. Non esiste, ad oggi, un criterio operativo condiviso su come gestire l’assistenza territoriale ed i LEA (Livelli essenziali di assistenza) non sono stati mai definiti. Le abilità dei nostri dirigenti sono abilità squisitamente amministrative. Un mondo di ragionieri che hanno distrutto il concetto di Sanità quale peculiarità sociale e di comunità, trasformandolo in occasione per espandere spazi finanziari, con l’intento di realizzare maggiori profitti a discapito della nostra esistenza.

La circolazione delle informazioni fra i medici, in Germania, è stata immediata. Essi hanno messo a punto terapie che sono risultate vincenti perché il loro accesso alle informazioni non è stato veicolato da nessun bisonte burocratico. Nel nostro Bel Paese-cicala, il medico deve aspettare che le istruzioni su come curare un paziente giungano da strutture amministrative. In Italia qualunque ipotesi innovativa verrebbe affondata sul nascere in nome di un processo di verifica, più vicino ai metodi di Torquemada, che si basa sul concetto di vero/falso piuttosto che sull’osservazione del metodo induttivo/deduttivo. Qualunque ipotesi diagnostica deve passare al vaglio dei Comitati scientifici per i quali “il nuovo e diverso”, sia che si tratti di una ipotesi scientifica oppure di risultati di ricerche, è soltanto sinonimo di “non allineamento”. Chi non si adegua alla scienza ufficiale è destinato a soccombere attraverso ostacoli insormontabili allo sviluppo della ricerca, costruiti ad arte per impedire risposte rapide a livello operativo. Quei comitati scientifici che hanno scelto di condividere le esperienze terapeutiche della Cina, un paese sprovvisto di un serio sistema di anagrafe e con ospedali fatiscenti, per poi doversi arrendere di fronte all’intuizione di medici “non allineati” che hanno sovvertito le granitiche convinzioni terapeutiche: i pazienti muoiono per CID (coagulazione intravasale disseminata) ed intubarli non avrebbe restituito loro la vita. Una terapia anti-coagulante da praticare anche al proprio domicilio, sì.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il Lock-down una decisione politica e non una scelta sanitaria. La sentenza del tribunale tedesco ci porti a pensare che, prima dell’esercizio dell’autorità, abbiamo la necessità di risposte serie e commisurate al problema. In questo caso, abbiamo bisogno di soluzioni sanitarie e non di uno Stato che si ispiri alla forma di governo di Girolamo Savonarola.

Antonella Scocca

 

Foto: Pixabay

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