Vive a Fahrenzhausen, un piccolo comune della Baviera, non lontano da Monaco (Germania). Giornalista toscano, lavora per un importante gruppo internazionale. Lo abbiamo contattato per chiedergli come sta vivendo questi giorni difficili di isolamento in casa e per cercare di capire le differenze tra l’Italia e la Germania.

Dove ti trovi e come stanno andando le cose in questa emergenza da coronavirus?
Dal 13 marzo sono chiuso in casa come tutti nel mio appartamento in un piccolo villaggio tra Monaco di Baviera e Ingolstadt, il che, ovviamente, ha vantaggi e svantaggi. Sono a lato di una statale di solito abbastanza trafficata. Ora, a parte la “rush hour”, si parla di una macchina ogni tanto. I trattori no, quelli non si sono fermati, come qualche camion e i furgoni delle consegne. Sembra di stare fuori dal tempo, è facile dimenticarsi di cosa stia succedendo attorno a noi. Il fatto, poi, di essere ancora più impegnato del solito, proprio per il fatto di lavorare da casa, con risorse infinitamente inferiori a quelle che abbiamo a disposizione in redazione, aiuta non poco. Siamo talmente stanchi che è semplice tenere gli occhi sulla palla e non farsi troppe domande. Chiaramente, ogni tanto, arrivano i momenti complicati, quelli nei quali ti rendi conto che nonostante le mille riunioni su Teams, le telefonate e tutto il resto, non hai avuto rapporti umani di persona con nessuno da quasi un mese. La cosa peggiore, onestamente, è il fatto che nessuno sembra in grado di dire come e quando si tornerà alla normalità. L’incertezza è la cosa peggiore, come l’impossibilità di pianificare qualsiasi cosa.

Veniamo alle cose pratiche: lavoro, spesa…
Per fortuna sono in grado di compiere il mio lavoro da casa, quindi da questo punto di vista il mio dipartimento è comunque in grado di gestire le cose. Tutto è più complicato, ci vuole molto più tempo del solito ma con impegno e programmazione riusciamo a far funzionare tutto. Lato spesa esco una volta ogni due settimane invece della classica uscita ogni sabato mattina. Le restrizioni qui in Baviera sono più severe che in molti altri Lander ma comunque consentono di uscire per comprare generi alimentari. Al mio solito supermercato in una cittadina vicina si trova tutto, non manca praticamente niente – tranne i rasoi elettrici per farsi i capelli da soli, che sono spariti. Per il resto i tempi di consegna di Amazon o di altri negozi online si sono un attimo allungati ma nel giro di uno/due giorni ricevi sempre tutto. I corrieri, secondo le istruzioni del ministero della sanità, suonano il campanello, lasciano il pacco alla porta e tornano subito nel furgone. Ha senso, anche se non è il massimo non poterli nemmeno ringraziare per il loro lavoro.

Spostamenti?
Quali spostamenti? Sono praticamente murato in casa. Non per paura o per le restrizioni, semplicemente perché non mi sembra il caso di rischiare per niente. Qui è permesso uscire per fare passeggiate o esercizio senza problemi. Ogni tanto passano biciclette, gente che passeggia, sempre da sola o al massimo in due. Insomma, niente di diverso da quello che succede di solito. Almeno da queste parti sembra tutto normale, senza isterie o comunicazioni continue da parte del governo, sia federale o del Land. Magari la situazione in città è diversa ma qui in campagna regna la normalità.

Si rispettano i divieti? Ci sono molti controlli? 
I divieti ci sono e sono severissimi. Si rischiano decine di migliaia di Euro di multa se esci per motivi non inclusi nei decreti governativi ma in generale la gente sembra rispettarli senza troppi problemi. Sui controlli, onestamente, non saprei dirti. Dal 13 marzo sono uscito di casa due sole volte e non ho incontrato nessuna pattuglia della polizia. Anche qui, probabilmente a Monaco la situazione è diversa, ma non c’è la sensazione di controlli ossessivi. Semplicemente non servono o magari non c’è il bisogno di rendere la presenza delle forze dell’ordine evidente in ogni momento. Questione culturale, principalmente o forse perché il sistema sanitario (sovradimensionato rispetto alle effettive necessità per ragioni politiche – qui i piccoli ospedali di provincia non sono mai stati chiusi e possono quindi gestire i casi localmente, senza obbligare a concentrare tutto in poche strutture) sta reggendo meglio che in altri paesi.

E le mascherine?
Quando sono uscito per andare al supermercato sabato scorso forse la portavano uno su tre, come i guanti. Gli addetti alla sicurezza la indossavano mentre non ricordo se le cassiere la avessero. C’erano un paio di stazioni all’ingresso con delle salviette disinfettanti ma non tutti le usavano. In generale non c’era grande assembramento, parcheggio mezzo pieno, meno del solito e all’interno del supermercato tutti cercavano di rispettare le distanze, anche se non c’erano strisce di nastro adesivo per terra. Prima di arrivare alle casse c’erano degli addetti alla sicurezza che ti dirigevano verso quella libera e ti invitavano ad aspettare che il cliente prima di te avesse finito prima di avvicinarti alla cassa ma tutto qui. Insomma, una situazione leggermente diversa ma tutto molto “normale”. La sensazione è che sia più importante mantenere una parvenza di normalità ed ordine piuttosto che impattare troppo le minime libertà personali che sono carissime ai tedeschi. Almeno per ora le cose vanno così. Giri di vite o restrizioni troppo pesanti, decreti arbitrari sarebbero ricevuti malissimo dalla popolazione. I tedeschi sono più che disposti a fare la propria parte e rispettare le regole, basta che le restrizioni siano ragionevoli e non impattino troppo pesantemente la loro esistenza normale. Il governo regionale e federale lo sa bene.

La Germania come diversi altri Paesi si è mossa in ritardo rispetto all’Italia. Cosa si diceva di noi e cosa si dice ora?
In Baviera prima e in Germania poi si è proceduto ad una strategia di contenimento dell’epidemia molto diversa da quella italiana. I casi iniziali sono stati isolati e sono state contattate le persone che hanno avuto contatti con loro, per procedere a verificare se fossero state contagiate. Solo dopo un certo periodo si è passati a misure di contenimento generalizzate. La Baviera è stata la prima il 13 marzo, altri Lander hanno iniziato ancora più tardi. Alla fine il numero dei contagi è aumentato, come era fin troppo prevedibile ma tutto rimane ancora sotto controllo. Almeno questa è la sensazione, sperando di non essere smentito dall’evoluzione della situazione. Francamente non seguo la stampa tedesca e non ho idea di cosa abbiano detto o dicano di noi. Sarà per il fatto di aver passato parecchio tempo all’estero ma non condivido più l’ossessione nazionale per l’opinione che altri paesi hanno di noi. La Germania ha interessi nazionali contrastanti a quelli italiani e la stampa, qui forse più che in altri paesi, risponde sempre alle indicazioni del governo o dei gruppi di potere importanti (imprenditori, sindacati, finanza eccetera). Qualunque cosa dicano servirà sempre a portare avanti politiche legate all’interesse nazionale tedesco o agli interessi di qualche gruppo di potere. Come al solito la dicotomia tra il sentimento medio del cittadino tedesco, ovvero la grande empatia per le sofferenze di così tanti cittadini di un paese che conoscono bene ed amano e quello che ristretti gruppi di opinion makers e spin doctors fanno trapelare sui media nazionali è enorme. Aggiungi l’inevitabile sensazionalismo dovuto alla spasmodica ricerca di click per compensare il crollo generalizzato della pubblicità ed il gioco è fatto.

Fahrenzhausen (Baviera), dove vive Luca Bocci

Dai numeri che girano pare che in Germania ci siano molti contagiati ma pochi morti… alcuni in Italia dicono che è dovuto ai moltissimi tamponi fatti in Germania, altri invece insinuano che diversi decessi non vengano conteggiati come dovuti al Covid-19… che idea ti sei fatto?
La sensazione è che alcuni paesi (Francia, Germania) stiano sottodimensionando ad arte le statistiche per evitare problemi dal punto di vista della coesione sociale mentre altri paesi (Italia, Spagna) non facciano niente per indorare la pillola. Naturalmente non ho alcun dato concreto a mia disposizione, quindi prendetela per quella che è, l’opinione di un giornalista con trent’anni di carriera alle spalle, gran parte passata a seguire la politica internazionale. In questi come in diversi altri paesi si sono fatte delle valutazioni a livello sistema e ragionamenti a medio-lungo termine che sono molto meno evidenti in Italia e Spagna. Solo ora si inizia a parlare di ripresa, ma lo si fa in ordine sparso, con interventi continui, contraddittori, discussioni infinite dietro le quinte e sparate mediatiche a ripetizione. L’impressione è che in molti paesi del Centro/Nord Europa si sia seguito un piano ben preciso preparato con anni di anticipo su come affrontare una pandemia e che si stia solo valutando quando passare alla prossima fase. Alcuni paesi, come l’Austria, hanno deciso di riaprire buona parte delle attività, ben consci che nessuna economia può reggere ad un lockdown più lungo di qualche settimana. Distruggere l’economia avrebbe conseguenze ben peggiori di un aumento del numero di contagiati e/o dei relativi decessi. Ragionamento impopolare, forse cinico, ma il mestiere del politico talvolta ti pone davanti a situazioni nelle quali non ci sono scappatoie e bisogna scegliere l’opzione che nel lungo periodo causerà un male minore. Inasprire le misure di contenimento potrà portare a guadagni di popolarità sul momento ma alla fine non farà altro che rendere ancora più devastanti le conseguenze su un sistema economico già al collasso. Prima o poi bisognerà guardarsi in faccia e rendersi conto che non è e non sarà mai possibile salvare tutti. Non siamo più abituati alle pandemie, che fino a 100 anni fa erano una parte normale, inevitabile, dell’esistenza di ognuno di noi. Non abbiamo più gli anticorpi sociali per reggere a decimazioni del genere. Si è fatto credere che le epidemie fossero una cosa del passato e che sarebbe bastato investire sempre più soldi per rendere il sistema sanitario capace di affrontare ogni emergenza. La realtà è ben diversa.

In che senso?
La lotta contro i virus e le malattie non avrà mai fine. Non saremo mai in grado di “sconfiggere il cancro”. Riusciremo certo a rendere molte malattie infinitamente meno pericolose che in passato ma dobbiamo smettere di illuderci che arriveremo mai alla “sicurezza assoluta”. Chi ha diffuso e continua a diffondere questo mito, spesso per ragioni tutt’altro che umanitarie, deve semplicemente smetterla ed iniziare a dire le cose come stanno. Non lo farà, ovviamente, visto che pochi esercizi sono così futili come provare a convincere milioni di persone che le promesse che gli sono state fatte per decenni erano basate sul nulla.

Un paesino italiano dove tu hai vissuto, Chianni (Pisa), al momento è immune. Avresti voluto essere lì?
L’universo ha un gran senso dell’umorismo. Per pura fortuna avevamo a disposizione un’abitazione in uno dei posti più sicuri al mondo, un paesino isolato dove certo non si “capita” per caso e invece siamo costretti a passare questa quarantena altrove. La cosa mi ha sorpreso, visto che molti cittadini di Chianni lavorano a Ponsacco, Pontedera e questo avrebbe dovuto aumentare le possibilità di contagio. Probabilmente è stata una coincidenza o forse la atavica prudenza degli abitanti dei villaggi di collina ha avuto la sua parte, non saprei davvero. Certo che vorrei essere lì, vorrei che ci fosse anche mia madre, che invece è bloccata a Pontedera visto che doveva ancora fare controlli medici dopo aver sconfitto per la seconda volta un tumore al seno. Vorrei che ci fossero anche mio fratello e la sua compagna, che sta per avere il loro primo figlio e invece sono bloccati nella casa che hanno da poco comprato a Londra. La tentazione di tornare appena la crisi è iniziata c’è stata. In fondo, con una connessione internet veloce, potrei benissimo fare il mio lavoro anche a casa. Ho aspettato troppo e sono rimasto bloccato qui quando hanno chiuso i confini con l’Austria. Non so se sia stato un bene o meno. Certo avrei preferito essere a casa e dare una mano a mia madre, anche per non farla sentire così sola ma, bene o male, il mio lavoro è qui.

Sui tetti di Chianni con vista sulla chiesa

Due parole sul braccio di ferro Italia-Germania-Olanda su Mes e Corona Bond. Die Welt è arrivata a scrivere che la mafia è pronta a ricevere i soldi dell’Europa…
Come dicono in America, I plead the Fifth (Mi appello al Quinto emendamento, ndr).

Tra i vicoli di Chianni (Pisa)

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