Francesco Fasulo

I numeri non mentono: questo è amore. 1200 a Verona da Pisa è come se ci fossero (in proporzione) in trasferta, un sabato pomeriggio qualsiasi, da Roma 16000 tifosi per la Lazio o per la Roma, 10000 da Napoli, 7500 da Palermo o da Milano, 4300 per la Fiorentina (dati Wikipedia, proporzioni self made).
Si ragionava col Fontani (a Milano si direbbe col Beppe, si usa il nome), in settimana, sui numeri mostruosi che si genererebbero paragonati ai presenti a Trieste per la finale.
“Ci si vede da Giulietta, sai dove c’è l’altra Arena, quella dove fanno la musica, no no quella del calcio è casa nostra. L’altra”. Arriviamo da tutta Europa. Non esagero. Non entrano i tamburi.
Popolone nerazzurro entusiasta e rumoroso come sempre, anche a mani gnude.

“Forte e gentile” (mister D’Angelo), il nostro condottiero, l’azzecca anche questa volta e due boati squarciano la cattedrale nel deserto veronese.
Gli ospiti saremmo noi ma, come spesso capita quando ci muoviamo, diventano loro. Hope fiducia.
Non cadiamo. Per qualche minuto ci “libecciano”. Pochi.
Il club del 27 non fa per noi
Il Pisa porta a casa la ghirba, un risultato per cui avremmo firmato prima delle 18. Squadra palluta il Chievo.
Squadra strapalluta noi.
2 a 2.
Pasta e fagioli soprattutto, baccalà, vino amabile (non l’arbitro) Valpolicella, contribuiscono a rendere la serata indimenticabile.
Adesso mamma Arena. Chi scrive non ci sarà. Martedì concerto del poeta prenotato da giugno.

Il MARCONI sta sulla sua torre, le lunghe mani celesti nell’aria trasmetteva saluti e SPERANZE PER QUESTA CROCIERA (NERAZZURRA) STRAORDINARIA.
HOPE. FIDUCIA.

Francesco Fasulo

Foto: Gabriele Masotti

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