Tranquilli, nessuno (almeno per  ora) pensa di sostituire i giudici con i computer. L’intelligenza artificiale, però, molto presto sarà di grande aiuto alla giustizia. Scopriamo come. Si partirà da tre materie specifiche: separazione e divorzio, risarcimento danni non patrimoniali, compreso danno da stress e mobbing lavorativo. Dopo una convenzione appena firmata la Scuola Superiore Sant’Anna metterà a disposizione del Tribunale di Genova i dati frutto di un’attenta analisi tecnologica, cercando di estrapolare gli orientamenti giurisprudenziali che emergono in un dato periodo.

A quel punto i giudici avranno a disposizione dei dati per poter confrontare se le proprie decisioni sono in linea, o meno, con quelle dei colleghi, se vi siano degli orientamenti dominanti oppure dei casi trattati in modo diverso. Il passaggio successivo, e sicuramente più ambizioso, sarà quello di “prevedere” le decisioni del giudice davanti a situazioni simili.

Dalla Scuola Sant’Anna rassicurano: l’algoritmo “non potrà mai sostituire la figura del giudice ma aiutare i cittadini ad accettare con più consapevolezza le decisioni dei tribunali”. “non mira a estrarre statistiche dall’analisi casistica ma a utilizzare tecniche di intelligenza artificiale alla giurisprudenza”.

Possibili vantaggi anche per le imprese, che potranno meglio regolarsi per futuri accordi conciliativi o mettere a bilancio somme in previsione di esborsi economici determinati dai contenziosi in essere. Inoltre più le decisioni dei giudici sono coerenti tra loro (tenuto conto anche di un margine di opinabilità legato all’interpretazione della norma), più sono prevedibili gli esiti delle cause intraprese dai cittadini.

Denise Amram, coordinatrice dell’Osservatorio sul danno alla persona (LIDER Lab) della Scuola Sant’Anna di Pisa, spiega che “l’analisi della giurisprudenza consente di contribuire al dibattito nazionale (e non soltanto), stimolando il legislatore attraverso un approccio interdisciplinare. Si potranno così stabilire, al termine della ricognizione e della rielaborazione dei dati quali siano le soluzioni prevalenti e quali quelle minoritarie, in presenza di presupposti di fatto comuni e determinati”. Un contributo per migliorare il lavoro dei giudici, stimolando al contempo il legislatore. Perché “prevedere” le sentenze può aiutare a scrivere leggi più efficaci.

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