A Torano, piccolo borgo di neanche 800 abitanti sormontato dalle cave di Carrara, fino al 13 agosto è in corso una rassegna d’arte contemporanea (Torano Notte e Giorno) che richiama ogni anno moltissimi visitatori, tra cultura, spettacoli, salotti letterari, musica dal vivo, cinema per bambini e buona cucina. Quest’anno impazza una polemica, per un’installazione artistica intitolata “Aborto? No, voglio sopravvivere“.

L’opera, dell’artista carrarino Michele Monfroni, interpreta il tema su cui gli artisti erano stati chiamati a riflettere, la sopravvivenza. Si vede una donna incinta con un oblò sul ventre da cui si scorge il feto di un bambino. Un graffio rosso sotto gli occhi fa venire in mente probabilmente una violenza sessuale. Davanti a lei cinque teche di vetro mostrano la crescita di un embrione e il dilemma di fronte all’utilizzo della pillola del giorno dopo. A far arrabbiare alcuni è non solo il tema trattato ma anche la collocazione dell’opera, posta di fronte alla chiesa del borgo, alla fine del percorso della rassegna.

Pesanti le critiche rivolte all’artista. “Opera brutta e negativa per il messaggio che trasmette”, scrive una signora in una lettera al Tirreno. Non si discute la libertà dell’artista di esprimere ciò che desidera, ma si pone l’accento sul messaggio teso, in un certo senso, a minare la libertà di autodeterminazione delle donne. Ma era davvero questa l’intenzione dell’artista? “Il mio pensiero è libero – spiega a L’Arno.it – e lascio libera decisione sul tema in discussione, naturalmente è la donna in primis che prende la decisione se abortire o meno, difficile e dolorosa”. E sulle critiche ricevute cosa dice? “Stanno parlando senza aver capito l’opera, quando uno sente il mio pensiero, che ho espresso, allora può farsi un’idea e commentare”.

“In questo caso – prosegue Monfroni – come nelle precedenti manifestazioni di Torano, desidero raccontare, dialogare, far riflettere con argomenti attuali e difficili, vedi terrorismo, migranti e cyber dipendenza. Quest’anno ho pensato di toccare l’aborto”. Perché? “Non c’è un motivo particolare, forse perché si chiedeva di affrontare il tema sopravvivenza. Temi legati da un filo comune, nascita vita e morte, con un pensiero libero. Credo sia necessario discuterne senza paura e pregiudizi, uno può essere favorevole o contrario”.

“La vita nasce fin dal concepimento – sottolinea Monfroni al Tirreno – vedi la cellula della seconda teca e poi va avanti con il formarsi degli embrioni, terza e quarta teca; nell’ultima teca c’è la croce, perché la chiesa è contraria all’aborto, e poi vi è la ‘pillola del giorno dopo’ RU486 che è possibile prendere nella prima settimana, questo è un percorso, e a maggior ragione la donna decide. Il membro maschile è presente perché l’uomo è partecipe nel fecondare, e assistere. Io sono per la libertà di scelta, non sono pro o contro, so che è una decisione molto difficile da prendere. Non mi sono schierato ho solo dato sfogo alla mia immaginazione artistica. La scultura è senza braccia perché la donna è a volte impotente o in difficoltà e non può agire. Il bambino in pancia che guarda il mondo in apprensione, lui non può prendere decisione, vuole sopravvivere. So che ogni vita è preziosa, voglio sopravvivere, voglio venire al mondo, la decisione è fondamentale”.

Un centinaio le opere in esposizione. I visitatori compiono un viaggio nel mondo della sopravvivenza (il tema scelto quest’anno), con il marmo grande protagonista della rassegna, nata per raccontare la magia degli scultori tra i laboratori e le botteghe degli scalpellini.

Tra vicoli, piazzette e fondi privati ci si può imbattere nelle opere di diversi bravi artisti: Andrea Andrei, Andrea Polenta, Carlo Galli, Carmen Bertacchi, Clara Mallegni, Eleonora Pellegri, Alessandro Pancani, Giovanni da Monreale, Ilaria Andrastea Bertagnini, Luciana Bertaccini, Michele Monfroni, Simone Andrei, Emanuele Giannelli, Beatrice Gallori, Niccolò Garbati, Michelangelo Toffetti, Claudio Bertucci, Mega Stone, Christel Jonsoon, Opus Tasselatum, Jeanette Consoli e Armando Fabiani, Pablo Damian Cristi, Giuliano Ciardi, Paolo Torri, Alberto Gasparotti, Donato Valluzzi, Maicol Borghetti. Si possono inoltre ammirare i gessi di Luciano Monfroni, scomparso nel 2018, e gli scatti della mostra “Sporcami d’Anima”, nato da un progetto di Emma Castè e la fotografa Giulia Guadagni.

Foto: Michele Monfroni (Facebook)

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