Uomo di profonda cultura e grande vernacolista, Athos Valori si è spento all’età di 98 anni. Lascia la figlia Paola, il genero Mario, i nipoti Enrica, Giorgia, Luca e Mauro e i bisnipoti Nicola, Emma e Sara. Molto conosciuto nella città della Torre, Valori aveva scritto diverse belle poesie in dialetto pisano. In pensione dal 1980, aveva lavorato all’Ufficio Iva. Tra i suoi contributi si segnalano le lunghe collaborazioni con le riviste Er Tramme, Er Gobbo e il Nerazzurro. Figlio di Pergentino Valori, uno dei 21 fondatori del Pisa Sporting Club (9 aprile 1909) e primo storico cassiere, Athos era molto legato ai colori nerazzurri.

Romeo Anconetani stimava e apprezzava Valori e lo coinvolse in un concorso in vernacolo proprio sul Pisa, che Athos vinse a mani basse. Clamorosa la “rottura” con Romeo, maturata sul tema “Pisorno”: la fusione tra le due squadre di calcio del Pisa e del Livorno, caldeggiata da Anconetani, per Valori era una vera e propria bestemmia. Lo scrisse a chiare lettere in una delle sue poesie, suscitando l’ira del presidente del Pisa.

Ci piace ricordare Athos Valori con un suo scritto in cui parla proprio dell’amato vernacolo pisano.

Il vernacolo è una lingua naturale, la lingua madre degli abitanti di una località. E quello pisano, secondo quanto scritto da Dante Alighieri è uno dei cinque fondamentali vernacoli dell’area linguistica della Toscana, che ha profonde e antiche radici in questo pezzetto di terra dove è nato a immagine e somiglianza della gente del luogo ove si esprime.
Infatti a Pisa, città di studi, d’arte, di nobili tradizioni si parla un vernacolo che pur tenendo conto della sua matrice popolare, mai scade nel becero. È il vernacolo che si scrive, quello della battuta di spirito, che al pisano non manca e quando ci vuole ce la mette, ma è anche il vernacolo della protesta a viso aperto o della sottile ironia, quando le cose non vanno come dovrebbero; è quello tenero e struggente dei ricordi, degli affetti familiari, della nostalgia per una Pisa che fu grande ed irripetibile.
Anche Renato Fucini, maremmano di nascita, subì il fascino di questo particolare mondo, tutto pisano di dire le cose. Dopo aver peregrinato per la Toscana, fatta esperienza delle diverse parlate decise di scrivere I suoi celebri sonetti in vernacolo pisano, dando così il via a una letteratura vernacola che ha una sua dignità e che pur avendo superato di gran lunga il secolo di storia è tutt’ora straordinariamente vitale.
Il vernacolo è un linguaggio che molti pisani ancora sentono sulla pelle e che consente loro di dire quel qualcosa che hanno da dire nel modo in cui lo sentono e, lo vogliono dire…
Athos Valori
Foto: Pisa 1909 Football Museum (Facebook)

 

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