Getta la spugna il professor Vincenzo Barone, direttore della Scuola Normale di Pisa. Dopo settimane di aspre polemiche per il suo progetto, poi sfumato, di aprire una Normale del Sud a Napoli, ha dovuto  fare i conti con l’ostracismo di buona parte dei docenti (“Non ci aveva informato”), e una mozione di sfiducia in seno al Senato accademico, presentata da due rappresentanti degli studenti e sostenuta anche da alcuni professori (verrà discussa domani).

Sono 14 i membri dell’organo di governo della Normale: se i due terzi decidono di sfiduciare il direttore, la parola passa all’intero corpo elettorale dell’ateneo. Ma al di là degli aspetti tecnico-regolamentari, il problema è prima di tutto politico. Per la prima volta nella storia bicentenaria della Normale un direttore viene posto sotto giudizio, un atto gravissimo di per sé. Barone lamenta soprattutto una cosa: il fatto di non poter aprire i lavori del Senato accademico (in programma domani, 9 gennaio 2019, alle ore 10) spiegando le sue ragioni. “Ho tentato di inserire nell’ordine del giorno della seduta delle comunicazioni che si sarebbero concluse con le mie dimissioni, ma non mi è stato possibile farlo – spiega al Corriere fiorentino – Il segretario generale  mi ha inviato una comunicazione nella quale si spiega che la mozione va comunque discussa”.

Pubblicamente i professori non si sono pronunciati, ma a quanto si apprende diversi di loro hanno suggerito a Barone di fare un passo indietro. Sono ben due le lettere che Barone ha ricevuto in tal senso, firmate dai professori, entrambe con la stessa richiesta. Lo spiega lui stesso: “La motivazione con cui mi si chiede il passo indietro in quelle lettere è il venir meno della fiducia della componete studentesca: a me pare una questione incredibile”. In effetti, se pensiamo agli anni della contestazione, che vide Pisa protagonista, pensare a un direttore che si dimette per il semplice fatto che glielo chiedono gli studenti fa sorridere. La realtà è diversa: anche i tre presidi – delle Classi che compongono la Normale (Scienze, Lettere e Scienze Politiche) che fanno parte del Senato accademico gli hanno voltato le spalle: lo si evince dal fatto che ci sono anche i loro nomi in calce alle lettere che chiedono a Barone un passo indietro.

Domani vedremo se si andrà al voto oppure no. Se Barone conferma le dimissioni, di fatto, sarebbe un passaggio inutile. Ma lui non demorde. Vuole che gli sia concessa quantomeno la possibilità di spiegare le proprie ragioni:  “Da professore mi potrò difendere liberamente rispetto alle ingiuste accuse che mi vengono mosse anche in queste ore: almeno questo, mi verrà finalmente concesso”

Nato ad Ancona nel 1952, Barone è considerato da tutti uno scienziato autorevole. A 19 anni tentò di iscriversi alla Normale di Pisa ma, dopo aver superato lo scritto, l’orale non gli andò bene. Si iscrisse alla facoltà di Chimica nell’Università Federico II di Napoli e si laureò con lode. Andò a specializzarsi all’estero, in Francia, Germania, Canada e poi negli Usa. Nel 1994 tornò a napoli come professore ordinario. Quattordici anni dopo, nel 2008, torna a Pisa come direttore di un istituto del Cnr. Da lì il passo alla Normale è breve: vince un concorso per una cattedra e diventa docente del prestigioso istituto fondato da Napoleone. Grazie al suo curriculum e all’esperienza internazionale scala presto la vetta, diventando preside della Classe di Scienze (2015). Un anno dopo, nel 2016, diventa direttore.

Scuote l’istituzione di Piazza dei Cavalieri aprendo una sede a Firenze: l’Istituto di Studi avanzati Carlo Azeglio Ciampi. Poi ,d’intesa con la Scuola Superiore Sant’Anna e con lo Iuss di Pavia, dà vita ad una federazione, per far collaborare le tre realtà al vertice della ricerca nel mondo accademico italiano. Va tutto bene fin quando non gli viene in mente un ulteriore allargamento, con l’apertura di una sede a Napoli. Gli verrà poi contestato di aver deciso da solo, senza alcun discussione, come si conviene a un capo d’azienda ma non, forse, a un direttore di un istituto universitario. Nasce uno scontro durissimo, che dai corridoi della Normale attraversa la città, tocca l’Università e la Sant’Anna  e arriva fino ai palazzi della politica di Roma. La Lega cavalca la battaglia, in nome della difesa della pisanità, e blocca il progetto. Almeno in parte. La Scuola di specializzazione a Napoli si fa, i fondi stanziati nell’ultima manovra arrivano. Ma la Normale non è più regista dell’operazione. Il “marchio” è salvo, esultano i leghisti (in primis il sindaco di Pisa Conti e il deputato Ziello). Barone parla di grande occasione perduta.

– Aggiornamento –

“Domani alle ore 10 – fa sapere il professor Barone in una nota stampa – si svolgerà la seduta del Senato Accademico in cui sarà presentata la mozione di sfiducia nei miei confronti, avanzata dagli studenti. Solo in quella sede, preso atto dei termini della mozione, valuterò il percorso da intraprendere”.

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