Da piccoli, portandoci in gita con la scuola, ci hanno insegnato che quel cattivo odore di uova marce, che dopo un po’ che arrivi a Larderello (Pisa) non senti più, non era così schifoso. Nel senso che dietro c’era una ricchezza enorme, grazie all’energia che veniva prodotta utilizzando quel calore proveniente dal sottosuolo. Ora il governo ha cancellato la geotermia dalla lista delle energie rinnovabili a cui destinare incentivi.

La notizia ha messo in allarme il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi: “Chiediamo di essere convocati dal governo domani perché venga modificato subito il decreto che ha cancellato la geotermia dalle energie rinnovabili. Se non sarà fatto, ci mobiliteremo unitariamente. Ci mobiliteremo contro un attacco del governo del cambiamento in peggio, che ha deciso di deindustrializzare un intero territorio per un pugno di voti”.

Rossi ha lanciato questo appello dopo essere arrivato a Larderello insieme all’assessore regionale Federica Fratoni a Larderello (Pisa), per chiedere la mobilitazione del territorio e di tutti i parlamentari toscani. Il governatore chiede che la Regione Toscana sia convocata in tempi brevissimi a Roma. Al tempo stesso ha chiesto che nel decreto sugli incentivi alle rinnovabili sia reinserita subito la geotermia che “una manina con un tratto di penna ha cancellato mettendo su un binario morto 17 comuni dell’area geotermica dove questa risorsa dà lavoro a oltre 3000 persone”.

“Contro le direttive di Kyoto e contro le direttive europee, per questo governo la geotermia non è rinnovabile, come i vaccini fanno male. Non abbiamo tempo da perdere – ha detto Rossi -. Prima che vada in consiglio dei ministri, questo decreto deve essere cambiato”.

La geotermia non interessa solo Larderello ma complessivamente  17 Comuni suddivisi tra le province di Pisa, Siena e Grosseto, con le temperature che raggiungono gradazioni tali da consentire la produzione di energia elettrica. Pur essendo una energia rinnovabile al pari dell’eolico e del fotovoltaico, la geotermia assicura una produzione costante ed altamente efficace poiché il calore può essere utilizzato per tutte le ore dell’anno (tecnicamente si parla di 8000 ore l’anno), mentre, per fare un esempio, l’eolico non arriva a 2000 ore l’anno ed il fotovoltaico a 1500 ore l’anno.

Ma se la Regione Toscana protesta, con forza, c’è anche chi esulta dopo la decisione del governo. Un gruppo di cittadini attivisti provenienti da Lazio e Toscana, un anno fa ha presentato tre petizioni al Parlamento europeo, per denunciare la non sostenibilità dello sfruttamento geotermico industriale, chiedendo una moratoria dei progetti. Ora quel gruppo festeggia: “Abbiamo vinto” (leggi qui).

Ma da cosa nasce questa avversità rispetto alla geotermia? L’accusa è questa: la geotermia si baserebbe su un’attività di trivellazione profonda (fino a 7 Km) che produce dissesto idrogeologico, terremoti indotti, intercettazione e inquinamento irrimediabile di falde acquifere, emissioni inquinanti (radon, mercurio, ammoniaca, arsenico e altri metalli pesanti.

Bisogna tuttavia rivelare che la geotermia italiana è considerata, a livello internazionale, una best practice per quanto concerne gli aspetti ambientali e la tecnologia con cui viene prodotta. La questione chiaramente è politica, ma prima bisogna capire bene come stanno le cose a livello scientifico.

Pillole di storia su Larderello

Tutto inizia nel maggio 1818 a Montecerboli, frazione di Pomarance (Pisa), nel Granducato di Toscana. Un giovane ingegnere di origini francesi, Francesco Giacomo Larderel, si mette a lavoro per realizzare un sogno: mettere in piede un impianto industriale, il primo al mondo, per estrarre l’acido borico dal vapore del sottosuolo e produrre boro da utilizzare a scopi chimici e farmaceutici. L’acido borico era stato scoperto nel 1777 a Monterotondo Marittimo (Grosseto). Pochi anni dopo, nel 1827, Larderel inizia a produrre l’acido borico. Nel 1905 l’imprenditore e politico fiorentino Piero Ginori Conti, erede della ditta di Larderel, lancia una nuova idea: utilizzare quel fortissimo vapore che sprigiona dalle viscere della terra per produrre energia elettrica. Si mette a lavoro e, muovendo una dinamo con il calore geotermico, accende cinque lampadine. L’idea prende piede e nel 1931 nasce il primo sito al mondo per la produzione di energia elettrica attraverso il calore del sottosuolo. A quasi cento anni di storia con 34 impianti da 722 megawatt di potenza, il sito di Larderello produce più di 5 miliardi di kilowattora all’anno, quelli che consumano circa 2 milioni di famiglie italiane.

Per riconoscenza all’impegno del mercante di origine francese nel 1846 il Granduca di Toscana Leopoldo II nominò Larderel conte di Montecerboli e in suo onore modificò il nome della località in Larderello, come oggi è conosciuta in tutto il mondo.

Foto: Wikipedia

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